Mario Ajello, il Messaggero 17/11/2013, 17 novembre 2013
LA RETE DI ANGELINO TRA QUIRINALE, VATICANO BANCHE E FONDAZIONI
Pochi soldi, anzi zero («Non abbiamo quattrini», parola di Angelino Alfano, neo-leader). Ma tante relazioni, rapporti potenziali, capacità di fare rete, attitudine a stabilire contatti (in certi casi in comune con quelli di Enrico Letta). Così si costruisce una leadership e quella di Alfano lui ha cominciato a edificarla con pazienza da tessitore a 360 gradi. Il salvataggio Alitalia, per esempio, è stata un’operazione condotta dal ministro Lupi - alter ego di Angelino in questa fase - e ha fatto emergere una consonanza tra il leader del Nuovo Centrodestra e Massimo Sarmi, il quale dalle Poste e non solo è uno dei player della nostra economia. Un potere forte? Chissà che cosa significa più questa espressione. E comunque, spiega l’ex sottosegretario all’economia, e senatore alfaneo di Calabria, Antonio Gentile: «Ora dobbiamo pensare a come costruire una rete finanziaria che ci sostenga e soprattutto che sostenga il Paese». Nel mondo bancario milanese, figura Salvatore Mancuso, vice-presidente di Alitalia e fratello di Bruno Mancuso, senatore passato nel nuovo gruppo post-berlusconiano. In questi giorni, lui e Alfano si sono visti più volte. E i discorsi sono stati di questo tipo: «Siete l’unica speranza per i moderati», ha osservato l’amico banchiere al nuovo leader. Il sodalizio tra Banca Intesa e il Meeting di Rimini (Cl è quasi tutta per Alfano) può rappresentare un altro punto di riferimento per il partito che nascerà. Il berlusconismo aziendale, da Confalonieri a Doris e a Marina Berlusconi, è naturaliter colomba e la sintonia con Alfano - se non altro per l’interesse a far marciare il sistema Italia che conviene alle imprese - difficilmente subirà una battuta d’arresto.
Ed eccoci al Colle. Un settore che Berlusconi ha delegato a Gianni Letta e che Alfano invece cura personalmente e attraverso la consuetudine di rapporto che due ministri - Lorenzin e Quagliariello - intrattengono con Napolitano. E in buona misura, insomma, la costruzione di una strategia di comando e del profilo di Alfano come guida del nuovo centrodestra «inclusivo» è l’opposto della politica isolazionista di Berlusconi rispetto a mondi esterni al proprio e della sua tendenza - acuitasi nella fase del crepuscolo - a isolare la propria leadership rispetto al concerto degli altri poteri e del generale contesto istituzionale.
Il link con il Vaticano, che con il berlusconismo ha chiuso da tempo, è esemplificato da questa scenetta. Alfano, dieci giorni fa, è riunito a Palazzo Chigi con i ministri suoi sodali, più Cicchitto, Sacconi, Gentile, Scopelliti. Arriva durante il summit una telefonata di Ruini e il cardinale più politico che c’è dice ad Alfano: «Onorevole, il progetto che state elaborando è interessantissimo. Andate avanti». Appena finisce la telefonata, Angelino si rivolge scherzosamente a Quagliariello: «Sei tu che gli hai detto di chiamarmi, eh?». «Ma nooo», sorride il Quaglia. Che insieme a Sacconi, a Lupi e alla deputata Roccella tiene i rapporti con Oltretevere, curati anche personalmente dall’ex segretario del Pdl.
GLOBAL E LOCAL
I berlusconiani ironizzano: «Nella rete di Alfano c’è di tutto. Mancano i voti». Ma da questo punto di vista il discorso è appena cominciato. E siccome la rete di Angelino, politicamente, punta a creare un percorso che alla fine - passando ma senza confondere le acque da una naturale convergenza con il mondo ex montiano, con quei popolari alla Mario Mauro, con l’Udc di Pier Ferdinando Casini e con quanto del berlusconismo non vorrà andare alla dissolvenza in seguito alla decadenza di Berlusconi - possa coinvolgere anche Enrico Letta considerato poco assimilabile a un Pd troppo dominato da Renzi, ammesso che lo sarà, la valutazione del peso elettorale del nuovo centrodestra è tutta ancora da considerare. Mentre il rapporto con l’Europa (che è dinamico: «Non saremo eurozerbini», ha annunciato ieri il neo-leader) è di facile lettura. C’è il Pdl nel Ppe, ora Forza Italia vuole chiedere l’iscrizione ma tra i popolari europei - da sempre vogliosi di un centrodestra italiano alternativo alla sinistra ma affidabile, cioè non populista - ci sono forti resistenze a dargliela. La rete europea è stata disponibile con Casini e con Monti, così come lo è con Alfano - il quale intrattiene ottimi rapporti con big del calibro del presidente pro tempore del Ppe, Joseph Daul, con Jean Claude Junker, con Michel Barnier candidato alla presidenza della Commissione Ue - e l’altro giorno Hans-Gert Poettering ha incontrato riservatamente, e separatamente, sia Angelino sia Mario Mauro.
La rete global per le grandi strategie e insieme la rete local per la raccolta di consensi sul territorio. Quattro senatori dotati di buon bottino elettorale - dal laziale Fazzone al veneto Marin e si parla anche dei sudisti Milo e Cardillo - starebbero passando nelle fila di Angelino. I cui sherpa sono convinti che dopo la decadenza del Cavaliere potranno arrivare a 50 i senatori alfanei. Sparsi nei territori, ci sono alcuni uomini chiave per il network da Italia profonda: Schifani e Castiglione in Sicilia, Scopelliti e Gentile in Calabria, Viceconte in Basilicata, Azzollini e Cassano in Puglia, Lupi e Formigoni in Lombardia, Piccone e Quagliariello in Abruzzo. E in Molise, Ulisse Di Giacomo: il senatore che subentrerà a Berlusconi e che ha preceduto Angelino e la sua rete nello strappo.
Mario Ajello