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 2013  novembre 17 Domenica calendario

ASSALTO AI BOSCHI, BOOM DEI LADRI DI LEGNA


IL FENOMENO
ROMA Dopo i cacciatori di oro rosso, i ladri di tombini e i vampiri di energia elettrica, vengono alla ribalta anche i predatori di legna. Si stanno moltiplicando i furti nei boschi. Un nuovo business per la piccola criminalità, o meglio un ritorno al passato, all’epoca pre-industriale, quando il legname rappresentava l’unica fonte per riscaldarsi e cuocere gli alimenti. Se ce ne fosse stato bisogno, un ulteriore sintomo della crisi economica che ha colpito il nostro Paese. Non si tratta infatti di un commercio estremamente redditizio.
I GUADAGNI
A differenza del rame, la legna rivenduta al mercato nero rende dai 3 agli 8 euro al quintale. Quanto basta per armare di motoseghe uomini disperati, soprattutto di nazionalità italiana, disposti a radere al suolo intere porzione di bosco pur di raggranellare una somma consistente di denaro, anche a costo di rischiare un processo. Nel 2012, gli oltre 40 mila controlli effettuati dal Corpo forestale dello Stato sono sfociati in 20 arresti e 384 denunce per furto, invasione di terreni demaniali, danneggiamento e deturpamento di bellezze naturali. Sono stati riscontrati 4 mila illeciti amministrativi, che hanno portato a elevare sanzioni per un totale di 3.332.775 euro. Accade spesso infatti che un taglio regolare, autorizzato per un certo numero di ettari, venga poi eseguito in modo irregolare, sforando quel limite. E i dati provvisori raccolti nel 2013 testimoniano un trend in crescita: c’è un sensibile incremento dei reati, con incidenza maggiore nel sud Italia, specie in Puglia, Calabria e Basilicata. Sono state 25 le persone arrestate dall’inizio dell’anno in flagranza di reato, grazie all’opera di monitoraggio del territorio svolta dalla Forestale con l’ausilio di videocamere nascoste nella vegetazione.
AREE PROTETTE
I terreni nei quali si fa incetta di legna non sono solo quelli privati. Sempre più frequentemente vengono prese di mira foreste demaniali, boschi compresi in zone sottoposte a vincolo idrogeologico e paesaggistico, parchi nazionali e regionali. Non sono risparmiati nemmeno gli alberi secolari. Le specie che vanno letteralmente a ruba sono quelle «quercine», utilizzabili sia come combustibile sia per la realizzazione di mobili: cerro, carpino nero, rovere, farnia, ma anche olivi, castagni e pioppi. I tagli spesso sono effettuati «a raso», procedura vietata perché riduce la capacità della pianta di trattenere le acque e contrastare le frane, e aumenta il rischio idrogeologico.
«È un fenomeno preoccupante che cresce di pari passo con la crisi – avverte Alessandro Bottacci, primo dirigente del Corpo forestale dello Stato – Ci sono vari gradi di intensità del furto. Quelli piccoli avvengono di notte e hanno come protagonista gente povera, che utilizza la legna per riscaldarsi. Quelli più grandi avvengono anche alla luce del sole, in zone impervie e poco frequentate, e sono messi a segno dalla malavita organizzata. C’è un mondo di lavoro sommerso nelle foreste legato a gruppi etnici provenienti dai Balcani, macedoni in primis». Circa il 90% dei furti alimenta il commercio abusivo della legna da ardere. I fruitori finali sono pizzerie, forni, ma anche privati, non abituati a chiedere la ricevuta fiscale o la provenienza del legname.
LE NUOVE REGOLE
Lo scorso 19 agosto la Commissione europea ha introdotto due organismi di controllo, uno dei quali opererà specificatamente in Italia. L’obiettivo è quello di ottenere finalmente una reale tracciabilità della filiera del legno, per vigilare sulla correttezza dei tagli e sui prezzi applicati (tutelando quindi tutti gli operatori onesti). «I nostri sono boschi di montagna, di difficile percorribilità – spiega Alessandro Bottacci – Gli uomini della Forestale non sono sufficienti per controllare quest’escalation di furti. Anche perché, a differenza di una banca, rubare in una foresta è semplice: basta andare sul terreno prescelto e prelevare».
Valeria Di Corrado