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 2013  novembre 17 Domenica calendario

LA STORIA D’ITALIA RACCONTATA DAL SUO CALCIO


Non serviva l’infelice tweet di Mario Balotelli sulla camorra per sospettare che la Nazionale, e il calcio in generale, possano essere un balcone privilegiato da cui osservare la società e la storia che passa. E’ quanto ha fatto Alfio Caruso, già vice-direttore della Gazzetta dello Sport, da anni apprezzato saggista storico, con il suo nuovo libro «Un secolo azzurro» (edito da Longanesi). Il racconto di cento anni di Nazionale e di Italia: dalla prima partita con la Francia a Milano (15-5-1910) al disastroso mondiale sudafricano del 2010. Non due storie parallele. Due vasi comunicanti semmai e una storia sola, perché il sentimento di aggregazione che stimola la maglia azzurra è da sempre l’antidoto più efficace contro le forze centrifughe. Fatta la Nazionale, bisogna fare gli italiani.

Capitani Virgilio Fossati, il primo capitano, morì sul Carso nella primavera del ’18 durante l’assalto a una postazione nemica. Edoardo Monzeglio, campione del mondo nel ’38, frequentatore assiduo di casa Mussolini, confidò il sospetto che gli inebrianti trionfi mondiali dei ragazzi di Pozzo avessero in qualche modo spinto la proclamazione delle infami leggi razziali. Una storia sola, appunto. Perfino tatticamente siamo ciò che abbiamo vissuto. Scrive Caruso: «Dominati da tanti anni, abbiamo imparato che il primo compito è cavarsela, ridurre i danni. In seguito si penserà alla rivalsa. L’attenzione alla difesa nasce dalle nostre mortificazioni: l’uso del contropiede è la traduzione in termini calcistici della guerriglia dei deboli contro i forti». Prandelli ha combattuto questo deposito secolare .

Storia e aneddoti Le due anime di Caruso si sposano bene nel racconto. Lo storico recupera una documentazione poderosa. Dal giorno del 1887 in cui un ottico torinese, di ritorno dall’Inghilterra, sbarcò il primo pallone di cuoio, si risale fino ai giorni nostri, attraverso una fitta sequenza di avvenimenti, tra scudetti e trasformazioni sociali.Il giornalista, allenato alla divulgazione e al gusto dell’aneddoto, alleggerisce piacevolmente il racconto. Scopre il Duce a cena con l’arbitro svedese Eklind, «fascista sfegatato», alla vigilia della semifinale mondiale del ’34. Fruga nella valigia di Trerè, incaricato delle vettovaglie nella prima trasferta della Nazionale, a Budapest, in treno (26-5-1910): mortadella, salame, pane, fiaschi di vino. Ma dimentica le scarpe da gioco e va in campo con quelle da viaggio. In coda, Caruso non si sottrae alla convocazione dei migliori visti all’opera: Buffon; Burgnich, Nesta, F. Baresi, P. Maldini; Conti, Pirlo, Tardelli; Rivera; Vieri, Riva. La vostra Italia ?
Alfio Caruso, Un secolo azzurro, Longanesi, 548 p., 18,80 euro.
l.gar.