Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 17 Domenica calendario

AFFIDATA A DUE MAMME GAY “DA 5 ANNI VIVONO FELICI”


PER la piccola Marta, che all’epoca aveva cinque anni, quella giovane donna, Paola, non era solo la vicina di casa, ma anche una sorta di baby-sitter che si occupava di lei quando la mamma era incapace di seguirla, persa dietro ai suoi fantasmi. Così i giudici, quando hanno dovuto trovarle una famiglia, non hanno avuto dubbi.

IL TRIBUNALE dei Minori di Genova e gli assistenti sociali nel cercare una famiglia o una persona cui affidare Marta — è un nome di fantasia così come quello di Paola — hanno pensato alla vicina. Ma il giorno in cui è stata convocata per la pratica di affido, Paola ha voluto chiarire una circostanza che riteneva importante: «Voglio che sappiate che io ho una relazione con una donna con la quale convivo da tempo».
Non fu un’informazione insignificante per i giudici e gli psicologi, perché nel momento in cui un bambino viene trasferito ad un’altra famiglia devono essere analizzati tutti i fattori potenzialmente traumatici, quelli che rappresentano un cambiamento significativo rispetto alla situazione originaria. Quindi una città diversa, consuetudini mutate, altri bambini presenti nel nuovo nucleo, e anche le abitudini, il carattere e lo stile di vita del genitore affidatario.
Oggi, a quasi sei anni di distanza, la valutazione positiva da parte del Tribunale si può dire sia stata una scelta felice.
La bambina, che ha ormai dieci anni, ha un’ottima intesa affettiva con la coppia lesbica con cui vive in quello che è un affidamento reversibile. Ossia, nel momento in cui la madre naturale dovesse ritrovare il suo equilibrio, nonché una minima indipendenza economica, potrebbe riprendersi la figlia.
Nel 2007, quando questa storia ha inizio, la mamma e il papà di Marta (l’uomo è quasi sempre assente) sono seguiti dai servizi sociali. Entrambi hanno gravi problemi di disagio e gli assistenti sociali segnalano al Tribunale dei Minori che non sono in grado di occuparsi della figlia. Paola, che si era già occupata più volte della bimba, si offre per l’affido e il Tribunale, dopo aver istruito la pratica, decide che non ci sono ostacoli. Nelle periodiche verifiche cui vengono sottoposti tutti gli affidamenti non solo non emergono problemi, ma Marta dimostra di essere molto affezionata a Paola e alla sua compagna. La bambina può anche incontrare periodicamente, e alla presenza di una psicologa, la madre naturale, la quale non solleva alcuna obiezione e non mostra alcuna conflittualità nei confronti della coppia con cui la figlia sta crescendo.
Dopo una storia famigliare tormentata, dai resoconti delle assistenti sociali, sembra che Marta sia riuscita a recuperare una serenità, che appariva seriamente compromessa, grazie all’affetto e alle attenzioni di due genitori dello stesso sesso.