Franco Rollo, l’Unità 16/11/2013, 16 novembre 2013
ÖTZI E FANTÖTZI. STORIA SEMISERIA DELLA MUMMIA DEI GHIACCI E DEI SUOI DISCENDENTI
ÖTZI E FANTÖTZI. STORIA SEMISERIA DELLA MUMMIA DEI GHIACCI E DEI SUOI DISCENDENTI –
UN GIORNO IL RAGIONIER FANTOZZI RICEVE UNA LETTERA SU CARTA INTESTATA DELL’UNIVERSITÀ TAL DEI TALI DOVE GLI SI COMUNICA CHE ANALISI GENETICHE APPROFONDITE HANNO APPURATO LA SUA PARENTELA COL FAMOSO ÖTZI, LA MUMMIA DEI GHIACCI DI 5000 ANNI FA. Fantozzi, ora Fantötzi, carica sull’auto la moglie Pina, cui ha sottratto la sdrucita pelliccia, l’inquietante figlia Mariangela e le porta al Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano per rendere omaggio al bis-bisnonno attraverso il finestrino della cella frigorifera dove la mummia è conservata.
Potrebbe essere la trama di un nuovo episodio della serie Fantozzi, Fantötzi, appunto, ma è la realtà, nomi a parte. Vediamo cosa è successo.
Agli inizi del mese di ottobre, nella sezione di genetica di Forensic Science International, esce una ricerca compiuta da un gruppo di genetisti forensi dell’Università di Innsbruck dove, tra l’altro, si segnala l’identificazione, attraverso il Dna, di 19 abitanti del Tirolo austriaco che condividono con l’Uomo del Similaun una particolare tipologia del cromosoma Y («aplogruppo» G-L91) che si eredita per linea maschile. Gli autori dello studio, che hanno fatto uno screening genetico di 3700 donatori di sangue di sesso maschile, interpretano il dato come la conferma dell’ipotesi che una popolazione preistorica, i cui uomini erano portatori di quel particolare aplogruppo (Ötzi era uno dei tanti) si sarebbe insediata nelle vallate tirolesi migliaia di anni fa; ancora oggi restano le tracce di quella antica colonizzazione.
Il 10 ottobre, in un comunicato dell’Apa (Austria Presse Agentur) il linguaggio più che misurato e scientifico della comunicazione su Forensic Science International lascia il posto alla notizia sensazionale che in Tirolo sono stati ritrovati i parenti o meglio i discendenti di Ötzi. I mezzi di informazione si allineano rapidamente e in maniera massiccia all’agenzia viennese. Il climax viene raggiunto con le interviste ad un occhialuto manager svizzero di 56 anni, tale Simon Gerber, presentato al pubblico come bis-bisnipote dell’Uomo del Similaun. Gerber, convintissimo della propria discendenza dalla mummia, giustifica con questo legame di sangue la sensazione di malessere che prova quando si trova in città fra tra le macchine. È appena il caso di accennare al fatto che il manager svizzero non rientra tra i soggetti sottoposti a screening dall’università di Innsbruck che, va ad onore degli autori della ricerca, sono rimasti coperti dal più rigoroso anonimato; da ciò che dice capiamo che si è sottoposto autonomamente ad accertamenti genetici che hanno, si presume inaspettatamente, rivelato la sua somiglianza genetica con la mummia. Come il risultato dei test che, per ovvie ragioni, sarebbe dovuto rimanere riservato, sia finito in pasto ai media, è motivo di qualche perplessità.
Mentre la faccenda della discendenza maschile di Ötzi scivola nel grottesco, quella che, almeno per ora, resiste validamente a strumentalizzazioni mediatiche di sorta è l’ascendenza femminile (madre, nonna, bisnonna ecc.), legata al Dna mitocondriale.
Luca Ermini, in questi giorni all’università di Camerino per un ciclo di conferenze sull’evoluzione molecolare, ha avuto un ruolo fondamentale nel lungo lavoro di decrittazione della sequenza mitocondriale di Ötzi, completato nel 2008. Col lavoro sul Dna mitocondriale, Ermini ha conseguito il dottorato di ricerca, cui sono seguite posizioni all’università di Newcastle e all’Institute of Cancer Research di Londra. Lavora ora al Geo-Genetics Laboratory dell’Università di Copenhagen come titolare di una prestigiosa borsa Marie Curie della Comunità Europea.
«Quello delle antenate femminili dell’Uomo dei Ghiacci è un vero mistero -, conferma tutt’oggi con quasi quarantamila sequenze mitocondriali complete immesse nelle banche dati – precisa – non se ne trova una che corrisponda esattamente a quella che Ötzi ha ereditato dalle sue antenate. Si deve pertanto trattare di una linea genetica poco diffusa nella popolazione antica, che potrebbe essere andata persa accidentalmente nei cinquemila anni trascorsi». In cima alla genealogia femminile dell’Uomo del Similaun c’è una donna nel cui Dna mitocondriale sono avvenute le mutazioni che lo hanno reso unico. Di lei non sappiamo nulla. Vissuta forse nel neolitico o prima, alla fine del paleolitico superiore, possiamo solo fantasticare su questa «Grande Madre» e figurarcela con le fattezze strabordanti di una venere preistorica, magari proprio la famosa Venere di Willendorf, conservata al Naturhistorisches Museum di Vienna, anche se sappiamo che, in questo modo, ci abbandoniamo un po’ anche noi al sensazionalismo.