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 2013  novembre 16 Sabato calendario

«LA SPAGNA CENSURA IL MIO LIBRO. SENZA LEGGERLO»


Da cattolica convinta quale è (ed è già curioso che oggi si debba ricorrere all’aggettivo «convinto» per identificare quei cattolici che basano la loro vita sui fondamenti della propria fede), la 43enne giornalista perugina Costanza Miriano, redattrice di Rai Vaticano e saltuariamente collaboratrice di questo giornale, non ha potuto fare a meno, a un certo punto dell’intervista che ci ha concesso, di menzionare il demonio. Valutandola in un’ottica autenticamente cristiana, la vicenda di cui Costanza è in questi giorni, suo malgrado, protagonista, sembra in effetti recare l’impronta di quell’Anticristo i cui tratti sono stati definitivamente fissati, alla fine dell’Ottocento, dallo scrittore e filosofo russo Vladimir Soloviev, per il quale il Nemico è colui che, facendo mostra di perseguire il bene, consegue in realtà il male. Sono sicuramente persuasi di agire a fin di bene i molti che in Spagna, in questi giorni (persino, come vedremo, all’interno della Chiesa), chiedono che la traduzione in lingua castigliana di un libro di Costanza, Sposati e sii sottomessa ( in Italia uscito per la prima volta da Vallecchi nel 2011«Libero» se ne occupò diffusamente e quest’anno riproposto da Sonzogno), venga tolto dal mercato. Queste persone (già in 60.000, sulla piattaforma Change. org, hanno firmato per chiedere il ritiro dal commercio dell’opera) sono così riuscite nell’impresa di riesumare lo spettro della censura, quando era dai tempi di Francisco Franco che, in Spagna, un testo scritto non correva il rischio della messa al bando. Eventualità che, nella circostanza, trova favorevoli, come già accennato, persino ecclesiastici quali il vescovo di Bilbao, che ha definito «provocatorio e infelice» il libro della Miriano. La «colpa» imperdonabile di Sposati e sii sottomessa sta nel suggerire alle donne un percorso di vita alternativo a quello dei modelli dominanti, in cui la priorità sia data alla famiglia e al ruolo di moglie anziché al lavoro e al culto dell’indipendenza. Sono tesi che, a quanto pare, nella Spagna (nell’Occidente?) di oggi non hanno diritto di cittadinanza.
Contro il tuo libro, tradotto da una piccola casa editrice facente capo all’arcivescovo di Granada, si è schierato un po’ tutto l’arco costituzionale spagnolo, dai socialisti al Partito Popolare.
«È il segno che, su certi argomenti, si sta imponendo un vero e proprio pensiero unico. E che alcune questioni sono trasversali».
Quali?
«Quelle su cui si gioca il destino della nostra civiltà. Per esempio il tema dell’identità di genere, una teoria che da cattolica rifiuto perché predicando il superamento delle differenze tra uomo e donna postula l’idea che l’essere umano non sia “creatura”, e in quanto tale tenuto all’osservanza delle norme divine, ma possa autoderminarsi a proprio piacimento».
Cos’è che, del tuo libro, ha creato tanto scandalo in Spagna?
«Penso che la maggioranza di coloro che si scagliano contro Sposati e sii sottomessa non ne abbia letto neppure una pagina. A disturbare è l’evocazione di condotte come la sottomissione e l’obbedienza, che vengono scambiate per sudditanza e ammissione di inferiorità. Ma io parlo di altro. Non penso affatto che la donna sia inferiore all’uomo, così come non lo pensa la Chiesa. Penso che sia altro rispetto all’uomo».
Come può realizzarsi una donna, in quanto persona?
«Se una donna riesce a mettere in pratica l’accoglienza e la dolcezza, riuscirà a limitare quella prepotenza che è spesso latente negli uomini».
E gli uomini che compiti hanno?
«Dopo Sposati e sii sottomessa ho scritto un libro che si intitola Sposala e muori per lei. Non mi sembra che per gli uomini preveda responsabilità minori di quelle che attribuisco alle donne. Né ho mai affermato che una donna debba tollerare la violenza. Ciò di cui parlo è un tragitto spirituale, è offerta di sé».
Chi è che favorisce l’imporsi di un pensiero unico in campo etico?
«Sono convinta che esista un disegno preciso e che siano all’opera forze che sono “di questo mondo”. Il demonio opera attraverso determinate strutture di potere e ha un’influenza notevole soprattutto sugli individui intellettualmente più deboli. La dittatura del politicamente corretto è di sicuro un avversario della Chiesa».
Ma fa proseliti anche nella Chiesa.
«Sì, anche molti cristiani finiscono per esserne impregnati».
Non rischia di esserne in parte condizionato lo stesso papa Francesco?
«Il pontefice si sforza di non esasperare mai i conflitti e di cercare continuamente il dialogo perché mira a unire, a conciliare. Ma sui principi fondamentali, sono certa, non transige».