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 2013  novembre 16 Sabato calendario

D’INZEO, L’ORO DI ROMA CHE SUSSURRAVA

AI CAVALLI –

È morto a Roma il colonnello dei Carabinieri Raimondo d’Inzeo,uno dei massimi campioni del salto ad ostacoli dell’equitazione italiana, insieme al fratello Piero, colonnello di Cavalleria. Raimondo d’Inzeo aveva 88 anni e ha vinto nella sua lunga attività ( partecipò e vinse a 5 Olimpiadi) un oro ed un bronzo alle olimpiadi di Roma del 1960, 2 argenti a Melbourne nel 1956, un bronzo a Tokyo nel 1964 ed un altro, l’ultima medaglia olimpica a Monaco di Baviera nel 1972. Per commemorarne la scomparsa, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha deciso che oggi e domani in tutte le manifestazioni sportive che si svolgono in-Italia verrà osservato un minuto di raccoglimento.
di Tony Damascelli Il silenzio, stasera, è lo stesso che calava quando saltava gli ostacoli a Piazza di Siena. Percorsonetto. Questaèstatalavitadi Raimondo D’Inzeo, un percorso netto che si è concluso in un giorno di novembre piovoso, all’età di ottantotto anni. Un cavaliere d’Italia, il migliore di sempre,un carabiniere che con l’Arma Benemerita aveva conosciuto lo sport e i suoi sacrifici. Lui si pagava il fieno e la biada e le cure del cavallo anch’ egli uso ad ubbidir tacendo. Di queisacrificiRaimondo,ilcavaliere d’oro, conservava ancora le ricevute, foglietti stropicciati, memorie di un’epoca impossibile e romantica. Quando in suoi compagni tornavano a casa, Raimondo lavorava in sella, rubando il tempo e l’affetto alla famiglia; faceva i doppi, i tripli turni, era la vita sua, cosìdiversaecosìlontanadacomprendere per chi vive le ore contemporanee. Otto Olimpiadi, mille coppe e trofei, si spiegano con la semplicità di questo signore che osservava ancora i riti dell’inchino e del baciamano, dopo che, nei giorni della Costituente, passò venti giorni dentro un portone di Palazzo Madama,con un manipolo, erano venti anche , dei suoi commilitoni carabinieri. Quelli erano i migliori anni di Raimondo che non aveva bisogno di massaggiatore e preparatori atletici, faceva tutto il Germano, maniscalco, groom, veterinario, consigliere, autista.Mi disse un giorno che il cavallodegliostacoliavevaunaintelligenza diversa dai suoi simili, doveva saper leggere con gli occhi e scrivere con gli zoccoli. Il cavaliere neaccompagnavailpasso,lodisciplinava, lodestava.Merano,Posillipo, Fiorello II, Gowran Girl, Bowjak, Bellevue i nomi dei suoi destrieri da concorso e da antologialetteraria. Preferivaipuledricastratiallefemminechenonvolevano accettare il lavoro.
Raimondo D’Inzeo ha interpretato l’arte dell’equitazione, non soltanto per l’eleganza estetica ma per la sostanza del suo stile, dal Quarantotto al Settantasei attraverso i Giochi delle Olimpiadi, otto partecipazioni che avrebbero potuto essere nove se non ci fosse stato il gran rifiuto politico di Mosca: sei medaglie, un oro, due argenti, tre bronzi. Il ragazzo laureato al Politecnico di Milano aveva capito, subito dopo la guerra, alla prima Olimpiade che gli ostacoli sarebbero stati altissimi, a Londra arrivòtrentesimo,ignorato.Quando erano ancora gli anni duri della guerra provò con il cinema, comparsa in un film con Osvaldo Valenti. Non era roba per lui. Eppure sognava i cow boys e gli indiani, Tex Willer era il suo idolo, avrebbe voluto essere un ranger. A Roma, nell’Italia del boom, sarebbe stato imperatore, insieme con suo fratello Piero, oro e argento per i D’Inzeo olimpici, l’Italia a cavallo. Era sabino di Poggio Mirteto che sarebbe diventata nota alla cronaca nera per le gesta criminali di MarcelloColafigli, membrodellaBandadellaMagliana. Maquestaèun’ altra Italia che nulla ha a che fare con il gentiluomo con l’inchino e la voce calda,educata,gentile.Raimondo D’Inzeo saluta in silenzio.
Stavolta nessun applauso.Soltanto il ringraziamento per la sua vita da cavaliere vero.