Luciano Mondellini, Milano Finanza 16/11/2013, 16 novembre 2013
ECCO ET, L’EXTRA-INTERISTA
«In Asia ci sono 2,5 miliardi di persone, nella sola Indonesia circa 250 milioni. Noi dobbiamo coinvolgerli in modo che aumentino i tifosi nerazzurri in tutto il mondo». È in questa frase, pronunciata nella conferenza stampa che ha seguito la sua nomina a nuovo presidente dell’Inter, che Erick Thohir ha riassunto quale sarà la sua strategia al comando del club nerazzurro: ovvero conquistare il più alto numero di tifosi possibili nei mercati in crescita economica così da incrementare al massimo le entrate da merchandising.
Ce la farà? La scommessa non è certamente semplice.
Il magnate, che in cordata con i suoi soci indonesiani ha acquistato il 70% del club, ha ereditato una situazione non facile da Massimo Moratti (che oltre a essere il socio di minoranza con il 30% sarà anche il presidente onorario). L’Inter ha chiuso il bilancio 2012-2013 con una perdita di 79,8 milioni, un rosso che segue il risultato negativo delle tre stagioni precedenti tutte oscillanti tra 70 e 86 milioni l’anno. Non solo, ma anche l’andamento dei ricavi, ovvero la variabile su cui vuole puntare Thohir, ha mostrato la corda. Dall’anno del Triplete 2010, quando il club fatturò circa 250 milioni, le entrate nerazzurre sono calate, al netto dei 34 milioni di plusvalenze, a 167,3 milioni di euro del 2013, ovvero ben al di sotto di quelle delle rivali storiche Milan (275 milioni alla data di chiusura del bilancio 31 dicembre 2012) e Juventus (272 milioni al 30 giugno 2013).
Il tutto condito da un situazione debitoria non semplice, tanto che l’operazione, che è costata agli indonesiani circa 250 milioni, ha visto un maggiore impegno dei nuovi soci più sul lato dell’abbattimento del debito (150 milioni) che non per i milioni versati nell’aumento di capitale riservato, 100 milioni di cui 75 messi sul conto della società venerdì 14 novembre. Mentre Moratti non ha intascato nulla dall’operazione.
Anche se, va segnalato, gli investimenti degli indonesiani non si fermano qui. Thohir e compagni dovranno partecipare pro quota al ripianamento delle perdite dei prossimi bilanci stimati ancora in rosso per almeno due anni, vista la struttura dei costi. Il rendiconto al giugno 2014, infatti, dovrebbe chiudersi con una perdita tra 55 e 60 milioni, mentre il risultato del bilancio a giugno 2015 sarà legato all’ingresso o meno della squadra nella prossima Champions League (la partecipazione alla sola fase a gironi vale da sola circa 30 milioni).
A questo, tuttavia, dovranno contribuire i primi frutti del lavoro di Thohir sull’incremento dei ricavi da marketing sui mercati esteri. «Aumentare questo tipo di fatturato in Italia è di fatto impossibile. L’unica strada è quella dei mercati stranieri», spiega a Milano Finanza Rinaldo Ghelfi, lo storico ministro delle finanze nerazzurro (confermato anche nel nuovo cda guidato da Thohir), alludendo alla situazione economica non certo florida nel Paese oltre alla contraffazione atavica che contraddistingue il mercato italiano.
Lo sforzo di Thohir, quindi, sarà quello di far crescere il numero di tifosi nerazzurri sui mercati di casa sua. Un obiettivo che, da uomo di media ed entertainment (il tycoon è a capo di un impero nel settore con la società Mahaka), il magnate ha tutte le carte in regola per poter centrare. La sua stella polare in questo senso è il Manchester United. Thohir ha più volte spiegato di considerare l’Arsenal e la sua politica sui giovani come un modello da seguire sul piano sportivo; ma su quello del marketing l’esempio sono i Red Devils. Il club di Old Trafford, infatti, è quello che per primo ha saputo sfruttare al meglio la crescente passione dei tifosi asiatici nei confronti del calcio europeo. Tanto che uno studio condotto dal colosso delle ricerche di mercato Kantar ha rivelato che il Manchester United ha più simpatizzanti in Asia che in Europa. La ricerca (conclusa nel 2012, ma come spiega un consulente di mercato, le simpatie dei tifosi non cambiano di anno in anno e quindi è tuttora validissima) mostra che il club inglese ha circa 659 milioni di simpatizzanti in tutto il mondo. Di questi 90 milioni sono in Europa (soprattutto in Inghilterra); 71 milioni nelle Americhe e i rimanenti nei mercati emergenti dell’Africa (173 milioni) e dell’Asia (325 milioni). Insomma, la crescita demografica e la popolosità di quelle nazioni rendono possibile che il club che fu di George Best e Bobby Charlton abbia più fans in quei continenti che non nella natìa Inghilterra. E i benefici sul bilancio sono evidenti, dato che l’esercizio 2012-13 del club britannico si è chiuso con un risultato netto positivo di quasi 184 milioni e ha registrato ricavi record a 431 milioni.
Nella rincorsa a questi numeri, Thohir sa benissimo che il Manchester United può contare su una storia di sviluppo internazionale partito molto tempo fa e che il successo commerciale dei Red Devils è anche legato alla capacità di vendere a buon prezzo i diritti delle proprie partite sui mercati esteri. Un’abilità che la Premier League inglese ha dimostrato di avere e che, invece, la Serie A italiana al momento non ha. Per questo nella battaglia in Lega Calcio sui diritti tv sembra deciso che Thohir confermi la linea morattiana di schierarsi con i club all’opposizione, guidati dal presidente della Juventus Andrea Agnelli (tra questi i bianconeri, Roma, Fiorentina e Sampdoria). Tanto più che Angelomario Moratti, vicepresidente del nuovo cda, è amico di Agnelli e che Adriano Galliani, numero uno della fazione che al momento governa la Lega, si trova invece in difficoltà all’interno dello stesso Milan di fronte all’offensiva di Barbara Berlusconi.
Non solo, ma a conferma che l’andamento economico del club sarà la linea guida della nuova gestione, ci sono i curricula degli otto componenti il cda. Oltre agli imprenditori Thohir (media); Roeslani (real estate) e Soetedjo (oil&gas e real estate), i restanti membri di nomina indonesiana sono Thomas Shreve, avvocato d’affari statunitense trapiantato da anni in Asia (che ha seguito sin dall’inizio la trattativa tra Thohir e Moratti) e Isenta Hioe, direttrice finanziaria della Surya Esa Perkasa, colosso del gas di proprietà di Garibaldi Thohir, il fratello di Erick. Allo stesso modo, anche nella parte italiana sembra prevalere la formazione finanziaria. Oltre ad Angelomario, i due altri componenti il cda di nomina italiana sono, infatti, lo storico ministro delle finanze nerazzurro Ghelfi e Alberto Manzonetto, banker vicentino di 38 anni che dopo una carriera in JP Morgan ha fondato la boutique finanziaria Four Partners, la società che con Lazard ha affiancato Moratti nella trattativa con Thohir.