Lello Parise, la Repubblica 16/11/2013, 16 novembre 2013
“MI VERGOGNO DI QUELLA BATTUTA MA NON HO MAI SCHERZATO SUL CANCRO”
BARI — Presidente Nichi Vendola, una risata la seppellirà?
«Chiunque ascolti la telefonata (quella con l’ex portavoce di Ilva, Girolamo Archinà, ndr) si rende conto che io non rido dei tumori. Il cancro ha abitato nella mia vita e nella mia casa e so bene, purtroppo, che cosa significhi il dolore».
Qualcuno, nonostante tutto, potrebbe non credere a queste parole.
«Non permetterò a nessuno di sollevare dubbi sulla mia onestà intellettuale e di manipolare la realtà in maniera così strumentale e volgare. Io ho semplicemente commentato con Archinà, sorridendo, il suo “guizzo felino” in occasione di una intervista a Emilio Riva».
Il capo delle relazioni pubbliche del siderurgico aveva scippato il microfono dalle mani di un cronista, con la “faccia di provocatore”, come lo definisce nella chiacchierata con lo stesso Archinà.
«Provo un po’ di vergogna per avere riso in qualche modo di un giornalista che stava facendo il suo lavoro».
Dice, anche, all’ “ambasciatore” dell’acciaieria: “I vostri principali alleati sono quelli della Fiom, mi chiamano venticinque volte al giorno”.
«Quando parlo di Fiom con
Archinà, gli faccio un invito ad avere relazioni industriali proprio con chi, in quel momento, loro ritenevano essere il nemico numero uno, quelli cioè con cui erano in conflitto».
Governatore, è protagonista di una storia imbarazzante?
«L’imbarazzo sta nel fatto che noi oggi riascoltiamo una conversazione, di anni fa, con una persona che all’epoca era l’unico elemento dialogante di un’azienda conflittuale».
Archinà nel capoluogo ionico è indagato.
«Ci sono a suo carico indizi molto gravi. Con il senno di poi, non posso che rammaricarmi. Sfido chiunque a ripensare a tutte le telefonate, pure quelle confidenziali, avute con persone che successivamente si sono rivelate essere differenti. Da questo punto di vista, io mi sento completamente indifeso ».
Non sembrava indifeso nel colloquio con Archinà.
«È paradossale la situazione in cui mi trovo in una città, Taranto, che per quarant’anni ha conosciuto una omertà generale nei confronti dell’Ilva. Sono stato l’unico a pormi il problema della difesa degli operai e dei tarantini: lo dimostrano le leggi e tutti gli atti amministrativi promossi dal sottoscritto».
Tuttavia nell’inchiesta Ilva risulta a sua volta indagato per concussione in concorso con Archinà: avrebbe esercitato pressioni sul dg dell’Arpa per fargli “ammorbidire” dati legati all’inquinamento provocato da Ilva. Come stanno le cose, si dimetterà?
«Penso che l’intercettazione tirata fuori dal cilindro in questo momento sia il tentativo di fare il processo in piazza e di avere una facile condanna. Bisogna avere, però, la pazienza di aspettare che io possa andare a farmi interrogare dal giudice. Non c’è un procedimento approvato dalla giunta, che non affermi la mia volontà di ambientalizzare Ilva. Non era mai accaduto nel passato. È assurdo che adesso venga rovesciata la verità storica».