Mario Diliberto, la Repubblica 16/11/2013, 16 novembre 2013
RISATE AL TELEFONO SULL’ILVA, VENDOLA NELLA BUFERA
TARANTO — Nichi Vendola rideva tre anni fa al telefono. Dall’altra parte c’era Girolamo Archinà, l’eminenza grigia del’Ilva, sotto inchiesta per disastro ambientale a causa dei veleni killer che sversa sulla città. Il governatore pugliese scherzava con quell’interlocutore, commentando la scena vista in tv in cui Archinà strappava il microfono a un cronista che si era rivolto a Emilio Riva chiedendo conto dei picchi di tumore tra i tarantini.
«Uno splendido scatto felino », dice il governatore prima di abbandonarsi alle risate. Da ieri quell’ilarità impazza nel web, suscitando indignazione e richieste di dimissioni, ma anche la rabbia del leader di Sel. «Vendola trova divertenti i tumori», urla il coro di chi invoca le dimissioni. «Ho riso solo di una scenetta», si difende Vendola, annunciando querele e parlando di “operazione lurida”. I primi a chiedere la testa del governatore sono i parlamentari pugliesi del M5S: «Abbiamo provato disgusto nell’ascoltare l’intercettazione. A Vendola non rimane che una strada: dimettersi». Sulla stessa lunghezza d’onda il senatore Francesco Amoruso, coordinatore pugliese del Pdl, e Angelo Bonelli, leader dei Verdi. Esprime solidarietà a Vendola, invece, il segretario generale della Fim Giuseppe Farina. «Nell’intercettazione — spiega Farina — non c’è nulla di davvero rilevante». Di «volgare aggressione mediatica a Nichi Vendola» parla infine Onofrio Introna, presidente del consiglio regionale della Puglia. Oggi in Regione è in programma un vertice della maggioranza, per fare quadrato contro l’assalto all’arma bianca.
Quell’intercettazione, in realtà, turbava i sogni del governatore da quando venne arrestato Archinà, il plenipotenziario dei Riva che aveva il compito di conquistare la complicità delle istituzioni, per consentire alle acciaierie di continuare a produrre e a inquinare. Gli inquirenti, che venti giorni fa hanno spedito 53 avvisi di
garanzia a chiusura dell’indagine, non a caso battezzata “ambiente svenduto”, sostengono che Archinà era riuscito a tirare dalla sua parte anche Vendola. A provarlo, dicono i pm, non ci sono solo le risate.
Ma anche le parole con le quali rassicura Archinà. Durante quel dialogo, infatti, il governatore dice al dirigente di riferire ai Riva che “non si è scordato” dell’Ilva e “che il presidente non si è defilato”. Un impegno che si sarebbe concretizzato nelle pressioni sul direttore di Arpa Giorgio Assennato per ammorbidire la sua posizione sulla fabbrica. Quelle pressioni sono state tradotte nell’accusa di concussione per Vendola. E in realtà l’informativa della Finanza pullula di contatti tra i vertici della fabbrica e rappresentanti politici. In una intercettazione, per esempio, uno dei legali degli industriali riferisce che i Riva “hanno scritto a Letta”, riferendosi all’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, riguardo ai ritardi sul rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale all’Ilva.