Andrea Bonanni, la Repubblica 16/11/2013, 16 novembre 2013
LA UE BOCCIA LA MANOVRA IL PREMIER SI RIBELLA “TROPPO RIGORE UCCIDE”
BRUXELLES L’ITALIA rischia di violare gli impegni di riduzione del debito previsti dal Patto di stabilità e deve «prendere le misure necessarie» nel corso dell’approvazione della finanziaria per porre rimedio a queste insufficienze.
NON è una bocciatura piena, quella che la Commissione europea ha pronunciato ieri contro il governo italiano nel valutare il piano di stabilità, ma un avvertimento pesante: «Un semaforo giallo», come ha spiegato Olli Rehn il commissario responsabile per la disciplina di bilancio. Bruxelles, con i nuovi poteri che gli sono conferiti dalle modifiche del Trattato, avrebbe potuto respingere il piano di stabilità e rimandarlo al mittente. Non lo ha fatto per nessuno dei tredici Paesi i cui conti cono stati presi in esame. Tuttavia per Italia, Spagna, Malta, Lussemburgo e Finlandia, l’Europa avverte che c’è un forte rischio di violare le regole del Patto e chiede modifiche.
«L’Italia deve continuare a fare progressi sufficienti verso l’obiettivo di pareggio di bilancio, ridurre il debito pubblico anche nel 2014, garantire uno sforzo di aggiustamento strutturale pari almeno allo 0,5% del Pil» ha detto il commissario Rehn, avvertendo che Roma, non rispettando gli impegni alla riduzione del debito, non potrà usufruire dei margini di flessibilità (circa tre miliardi di investimenti co-finanziati dalla Ue) che si era guadagnati con l’uscita dalla procedura per deficit eccessivo. A chi gli faceva osservare che queste critiche cadono in un momento politicamente molto delicato per il nostro Paese, Rehn ha risposto con una battuta: «In Italia ogni giorno dell’anno è politicamente molto delicato, ma noi dobbiamo fare il nostro lavoro e assicurare che l’Italia faccia quello che predica e porti le sue finanze pubbliche su un percorso sostenibile».
Il governo italiano non contesta nel merito i rilievi di Bruxelles. Ma assicura che le misure di riduzione del debito richieste dalla Commissione sono già state adottate e consentiranno di rispettare gli impegni, e quindi anche di fare ricorso alla clausola di flessibilità. «Noi non dobbiamo fare alcuna misura correttiva adesso», spiega il ministro Saccomanni secondo cui «abbiamo indicato quali sono i mezzi, in primis naturalmente le privatizzazioni, la spending review e le misure sul rientro dei capitali: una serie di cose che sono in avanzato stato di definizione. Da queste fonti verranno le risorse di cui abbiamo bisogno». E Saccomani si concede anche una battuta sarcastica nei confronti di Bruxelles: «Il debito aumenta? Non ci voleva Sherlock Holmes per scoprirlo».
Anche il presidente del Consiglio Enrico Letta risponde un po’ piccato ai rilievi che arrivano da Bruxelles: «Abbiamo fatto i conti giusti e resteremo dentro le regole. I conti sono in ordine e troppo rigore fine a se stesso soffoca la crescita. Alla Commissione Ue hanno dei principi contabili che hanno voluto applicare in modo molto rigido. Non hanno tenuto conto del pacchetto di privatizzazioni, che avrà un effetto molto positivo sull’abbattimento del debito l’anno prossimo, oltre che degli interventi su spending review, sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia e sul rientro dei capitali dall’estero».
Il governo, insomma, non intende modificare il suo progetto di bilancio, sicuro che le misure extra-finanziaria consentiranno di abbattere il debito, cresciuto oltre le previsioni per effetto dei pagamenti della Pubblica amministrazione e dei versamenti al fondo europeo di stabilità. D’altra parte il fatto che la Commissione non abbia imposto una revisione, come pure avrebbe potuto fare, concede a all’Italia proprio quel minimo margine di manovra di cui Letta e Saccomanni avevano bisogno. Mentre i rilievi di Bruxelles rafforzano l’esecutivo nella sua battaglia per resistere alle pressioni del partito della spesa nel dibattito in corso alla Camera sulla finanziaria.
Ma le contestazioni che arrivano dalla direzione europea degli affari economici e finanziari sono comunque severe e circostanziate. Secondo Bruxelles, le previsioni economiche su cui si basa il piano di stabilità presentato dal governo sono un po’ troppo ottimistiche sia per quanto riguarda la ripresa economica, sia per il fatto che gli ipotetici proventi delle privatizzazioni «non sono sufficientemente dettagliati» per poter essere presi in considerazione.