Gian Paolo Ormezzano, La Stampa 16/11/2013, 16 novembre 2013
ADDIO A D’INZEO IL CAVALIERE D’ORO
È morto a 88 anni Raimondo D’Inzeo che con il fratello Piero, due anni più vecchio, è andato a cavallo tanti anni per conto di tutti noi. Otto partecipazioni ai Giochi olimpici, dal 1948 al 1976, record italiano lui come il fratello (fra le donne c’è Josefa Idem, però le prime due volte per la Germania). I fratelli d’Inzeo e Mancinelli per noi, Winkler per la Germania, D’Oriola per la Francia i nomi ottimi massimi dell’equitazione agonistica di tutti i tempi. Noi italiani avemmo persino il piacere di fare confusione in famiglia, con quei due che a Roma 1960 finirono primo e secondo nel salto a ostacoli (vinse Raimondo, a Piero mancò sempre il successo olimpico).
Raimondo è nato a Poggio Mirteto in provincia di Rieti, Piero a Roma. La passione per i cavalli è roba di casa, il padre Carlo Costante D’Inzeo fu maestro d’armi e insegnante appunto di equitazione, in una scuola da lui creata nel 1934 per l’Opera Nazionale Balilla. I due figli furono messi in sella che sapevano appena camminare. La carriera militare, Raimondo nell’arma dei carabinieri e Piero in cavalleria, fu una scelta di sangue. A Raimondo l’obbedienza in divisa costò critiche forti quando, nel luglio del 1960, poco prima dei Giochi di Roma, guidò a Porta San Paolo una carica di carabinieri a cavallo contro quelli che dimostravano contro il governo «fascista» di Tambroni. Travolse anche un gruppo di deputati di sinistra, qualcuno vide un contrappasso quando, nel 1980, proprio la divisa gli impedì di partecipare ai Giochi di Mosca, che il nostro governo vietò agli atleti azzurri militari, aderendo in parte al boicottaggio promosso dagli Usa: e sarebbe stato un record più gonfio ancora di longevità olimpica.
Ha vinto tutto, Raimondo (e oggi lo sport italiano, per volere del Coni, lo onora con un minuto di silenzio in tutte le manifestazioni) : ai Giochi anche un argento individuale nel 1956 a Stoccolma (non a Melborune, ai cavalli fu vietata l’Australia da problemi sanitari), uno a squadre (Roma, con Piero) e tre bronzi, sempre nelle prove ad ostacoli. Ai Mondiali suoi due titoli individuali. Nel mondo degli esperti si diceva che Piero, il preferito di papà D’Inzeo, era più dotato, classicamente parlando, Raimondo era più bravo a interpretare la gara e a ottenere tutto dai cavalli: leggendari i suoi due quadrupedi massimi, Posillipo e Merano (The Rock il cavallo preferito da Piero).
Raimondo ha chiuso la carriera sportiva e militare come colonnello dei carabinieri, in pensione gli è arrivata anche la carica onorifica di generale. La nostra equitazione ha vinto tanto anche al di fuori di lui e del fratello, su tutto l’oro di Tokyo 1964 nel completo a squadre, ma se si dice appunto equitazione si pensa ai due così come se si dice ippica si pensa a Nearco e Ribot nel galoppo, a Mistero e Varenne nel trotto. Si pensa? Si pensava, adesso i cavalieri sono vecchi signori gentili e i cavalli sono filetti.