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 2013  novembre 16 Sabato calendario

CARRÀ CANTA E SCRIVE “ORA VORREI UN TALENT PER TROVARE ALTRE ME”


La Carrà non si discute, ma è difficile crederle quando giura che il suo maggior difetto è la pigrizia. «Mi accendo e mi spengo, come dice la canzone di Gianna Nannini» scherza, conversando a margine della presentazione del suo nuovo album d’inediti Replay (disponibile da martedì). Sarà. Prima di tornare in pista con questa compilation a cui hanno partecipato tra gli altri la Nannini e Gatto Panceri, la più pop delle icone italiane ha pubblicato tonnellate di dischi in 36 paesi del mondo, ha sedotto volteggiando il danzereccio pubblico latinoamericano, ha scritto un pezzo della storia della tv del 900 e ha scavalcato il millennio esplorando la frontiera dei Talent Show. Oggi, a 70 anni suonati, si ritrova citata da Madonna che nella tournee estiva del 2012 l’ha omaggiata con una serie di passi di Tuca Tuca.

L’accesso al mondo dello spettacolo sembra sempre più regolato dai talent show come «X-Factor» o «The Voice», di cui lei è uno dei coach. Che ne è stato del tirocinio stile Carrà, anni e anni di danza, canto, il centro sperimentale di cinematografia già a 15 anni?
«Ai miei tempi non c’era una possibilità comunicativa così vasta. Io studiavo, recitavo, accumulavo esperienze. Ma i talent show per la musica sono validi e i ragazzi che partecipano non sono dilettanti, sono preparati, hanno alle spalle band e piano bar, molti di quelli finiti poi in classifica provengono da Amici o X Factor. Come farebbero a emergere altrimenti? Non ci sono più i talent scout che giravano per festival, questi format sono una specie di master universitari. Mi piacerebbe che non ci si limitasse alla musica e discuto da due anni con Raiuno di produrre un talent show per show men e show women che ballino, cantino e intervistino come me».
Lei è stata anche una garbata provocatrice, come quando nel 70 esibì pioniera l’ombelico. Crede che la tv svolga ancora quel ruolo d’interprete della società che cambia fino a sfidarne i tabù?
«Di garbato oggi vedo poco. Ma il punto è che tranne pochi con le idee chiare, i ragazzi contemporanei sono più delicati, meno coraggiosi, hanno paura, non sanno bene dove andare perché se si laureano non trovano lavoro ma se fanno gli operai non lo trovano lo stesso, sono giovani fino a 40 anni. Noi osavamo perché ci giocavamo il nulla, eravamo tutti un po’ autodidatti. Io, per dire, volevo fare la coreografa di balletti tipo il Béjart alla Scala o all’Opera. Andai a Hollywood e non mi piacque. Quando finii in tv con Nino Ferrer alla trasmissione Io, Agata e tu m’improvvisai coreografa di me stessa e fu la svolta. Ma sono storie irripetibili, la cui unica vera lezione per i ragazzi di oggi è essere diversi, non omologarsi, cantare alla propria maniera e non imitare Baglioni».
È però legittima l’ambizione di imitare Raffaella, da mezzo secolo sulla cresta dell’onda e non solo in Italia...
Ride: «È un mistero per me. Chi poteva immaginare questa carriera? L’America Latina, cantare negli stadi dei mondiali in Argentina. Si chiama fortuna. Certo, mi ha trovata preparata, ma sono fatalista. Mia madre mi ripeteva di riprendere a studiare lingue all’università e io dicevo di darmi tempo fino a 30 anni, poi a 26 è arrivato il successo».
Ha incontrato il cinema, la tv, il mondo. Chi o cosa ricorda in modo particolare?
«Corrado che a Canzonissima mi consigliava di non essere gelosa del partner di scena. Quando lavoravo con Mina provavano a metterci una contro l’altra ma noi a fine serata, stremate, giocavamo a scopone. Ricordo anche Frank Sinatra, giravamo a Cortina. Io ascoltavo i Beatles, I Wanna Be Your Man, e lui storceva il naso. Ignoravo che fosse il cantante di Singing In The Rain...».
È vero che andrà a Sanremo?
«Fabio (Fazio) mi aveva invitato lo scorso anno ma avevo The Voice. Ora è la festa della tv ed è probabile che vada».
Nel nuovo album, compresi i due brani scritti da lei, canta un’Italia vivace che non c’è più. È preoccupata?
«È vero che parlo di un passato roseo ma poi dico anche forza ragazzi, tiriamoci su, ripartiamo. Conto sui giovani e sulla saggezza degli adulti».
Dicono che ha simpatia per Grillo.
«Ho stima per i 5Stelle ma anche per Renzi, li vorrei insieme per cambiare. L’Italia non merita questo destino, i ladri scoperti ogni giorno a tutti i livelli, gli operai che fanno una vita allucinante, le chiacchiere inconcludenti».
L’Italia è anche molto divisa. Come la ricompatterebbe lei che ha unito uomini, donne, pensionati, discotecari,la comunità gay di cui è l’icona indiscussa?
«In Italia c’è la Chiesa e alcuni la associano a una visione conservatrice. Ma poi arriva Papa Francesco che, rivoluzionando tutto in sei mesi, dice “chi sono io per giudicare i gay” e io mi inginocchio. Qualsiasi cosa può cambiare».