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 2013  novembre 16 Sabato calendario

“SCELTA OBBLIGATA SENZA I GIOVANI L’ECONOMIA NON CRESCE”


Robert Barnett, sinologo della Columbia University, cosa pensa della decisione adottata dal Plenum del Pcc sulla revisione della politica del figlio unico?
«È ispirata da ragioni economiche. Xi Jinping ha visto che in Giappone e Russia la crescita del Pil è sostenuta dall’apporto delle nuove generazioni mentre in Cina la popolazione sta invecchiando per carenza di figli e ciò indebolisce i consumi interni. Da qui la decisione di consentire di avere 2 figli ai nuclei famigliari dove almeno uno dei genitori è figlio unico. La decisione del Plenum segna una svolta rispetto ai timori passati del Pcc sull’eccesso di popolazione».
Crede che questo precluda a ulteriori aperture sul numero dei figli concessi ad ogni famiglia?
«La Cina è molto lenta nel realizzare i cambiamenti. È presto per dire se si andrà oltre i 2 figli. Di certo Xi ha fatto passare il concetto dell’importanza del numero dei figli per sostenere la crescita del pil. Si tratta di un’indubbia inversione di rotta rispetto al passato. Conferma la visione di un leader per cui ciò che più conta è la crescita economica”.
L’annuncio dell’abolizione dei campi di lavoro vale altrettanto?
«Direi di no. Il motivo è che in questo caso non sappiamo con che cosa saranno sostituiti. Il sistema giudiziario resta una diretta espressione del Partito comunista e le norme che applica non sono state modificate. Dunque non vengono meno le punizioni ma solo i campi di lavoro. Non è una svolta strategica bensì solo una mossa tattica. Dovremo aspettare e vedere cosa verrà deciso. Ma in questo caso mi sento di dire che non siamo ancora di fronte ad un maggiore rispetto dei diritti umani in Cina».
Da queste decisioni che immagine esce di Xi ?
«Il confronto fra chi lo ritiene un riformatore, perché ispirato da una visione “di sinistra”, e chi ne dubita non può essere risolto da queste prime decisioni. È però vero che, soprattutto sulla revisione della politica famigliare, Xi rafforza l’impressione di essere un leader pragmatico. Non siamo ancora ad un maggiore rispetto dei diritti umani ma c’è un primo allontanamento dalle politiche più ortodosse che ha ereditato. I tempi della politica in Cina sono molto lunghi, dovremo aspettare anni per sciogliere il rebus sull’identità politica di Xi».
Maurizio Molinari
Robert Barnett, sinologo della Columbia University, cosa pensa della decisione adottata dal Plenum del Pcc sulla revisione della politica del figlio unico?
«È ispirata da ragioni economiche. Xi Jinping ha visto che in Giappone e Russia la crescita del Pil è sostenuta dall’apporto delle nuove generazioni mentre in Cina la popolazione sta invecchiando per carenza di figli e ciò indebolisce i consumi interni. Da qui la decisione di consentire di avere 2 figli ai nuclei famigliari dove almeno uno dei genitori è figlio unico. La decisione del Plenum segna una svolta rispetto ai timori passati del Pcc sull’eccesso di popolazione».
Crede che questo precluda a ulteriori aperture sul numero dei figli concessi ad ogni famiglia?
«La Cina è molto lenta nel realizzare i cambiamenti. È presto per dire se si andrà oltre i 2 figli. Di certo Xi ha fatto passare il concetto dell’importanza del numero dei figli per sostenere la crescita del pil. Si tratta di un’indubbia inversione di rotta rispetto al passato. Conferma la visione di un leader per cui ciò che più conta è la crescita economica”.
L’annuncio dell’abolizione dei campi di lavoro vale altrettanto?
«Direi di no. Il motivo è che in questo caso non sappiamo con che cosa saranno sostituiti. Il sistema giudiziario resta una diretta espressione del Partito comunista e le norme che applica non sono state modificate. Dunque non vengono meno le punizioni ma solo i campi di lavoro. Non è una svolta strategica bensì solo una mossa tattica. Dovremo aspettare e vedere cosa verrà deciso. Ma in questo caso mi sento di dire che non siamo ancora di fronte ad un maggiore rispetto dei diritti umani in Cina».
Da queste decisioni che immagine esce di Xi ?
«Il confronto fra chi lo ritiene un riformatore, perché ispirato da una visione “di sinistra”, e chi ne dubita non può essere risolto da queste prime decisioni. È però vero che, soprattutto sulla revisione della politica famigliare, Xi rafforza l’impressione di essere un leader pragmatico. Non siamo ancora ad un maggiore rispetto dei diritti umani ma c’è un primo allontanamento dalle politiche più ortodosse che ha ereditato. I tempi della politica in Cina sono molto lunghi, dovremo aspettare anni per sciogliere il rebus sull’identità politica di Xi».