Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 16 Sabato calendario

IL SENATORE “PEDIVELLA” E L’OSSESSIONE PER LA PEDALATA IN CARCERE


Il senatore della Lega, Sergio Divina, cinquantottenne di Trento già soprannominato “il Pedivella”, ha avuto un’ideuzza per risparmiare due soldi: mettere i carcerati a pedalare. Ma non passeggiate domenicali, proprio tapponi dolomitici. Sarebbe una miniera d’oro perché ci si deve immaginare questi carcerati, curvi sulle loro cyclette opportunamente collegate a dinamo, o generatori elettrici, o roba del genere, che a ogni scatto da grimpeur – «Sto dando il massimo!» – immagazzinano energia utile per il penitenziario. I carcerati scalano un ideale Stelvio e intanto si accendono le lampadine, si scalda l’acqua, partono le radio. Tutto gratis. E il bello che l’attività motorio-economica sarebbe riservata ai soli volontari: nessun obbligo per pigri o inabili. La proposta è contenuta nell’emendamento 10 mila 276 alla legge di stabilità ma va detto che la novità non è assoluta. Lo stesso Divina la ritira fuori ogni volta che ne ha l’occasione. La prima volta era stato nel settembre dello scorso anno, quando si discuteva di svuota-carceri.

Qui serve un piccolo inciso per ragguagliare il lettore sulla opinione di Divina del concetto di prigionia: «I meno corretti, ossia i detenuti, continuano a godere di ampi privilegi che la legge finanziaria non ha minimamente scalfito (…) Bisogna rivedere il numero dei benefici visto che il carcere non è un albergo a quattro stelle». Era il 2007. Fra questi privilegi a lui intollerabili, Divina inseriva «l’assistenza sanitaria completa». Bene, si discuteva di svuota-carceri e Divina estrasse il cavallo di battaglia: «In questo momento parlare di percorsi lavorativi per i detenuti è uno schiaffo in faccia alle tante persone disoccupate». Quindi? Quindi pedalare! Produrre «energia pulita», che poi nella sociologia di Divina «solo mediante questi percorsi rieducativi possiamo pensare che, a pena scontata, i reclusi saranno nelle condizioni di reinserirsi nella società». C’è da dire che il disegno del leghista si perfeziona, col tempo si arricchisce di indicazioni e benefici. A luglio, nell’occasione di un’intesa fra governo e Regione in fatti di politica penitenziaria, Divina rilanciò sottolineando i vantaggi per la salute dei pedalatori. Lui stesso si sarebbe incaricato di prendere accordi per la fornitura delle bici e trattare con amministrazioni e gestori elettrici la cessione dell’energia, se non si intendeva riservare tutto quel ben di Dio all’autarchia carceraria.
Qui serve un secondo inciso per cogliere quale rigore morale guidi il senatore. Una volta gli chiesero che avrebbe fatto se gli fosse capitato un figlio gay. «Mi dispiace molto ma dovrei accettarlo. Un figlio te lo tieni, anche se fosse un delinquente, ti tieni anche un figlio deficiente e cretino». Ecco. Con lo stesso spirito, Divina ha anche pensato di concedere ai carcerati-corridori degli sconti di pena in proporzione all’energia prodotta. Cioè, se arrestano Nibali è fuori in due settimane, se arrestano noi è ergastolo. A meno che, date le circostanze eccezionali, e in un surplus di umanità, Divina non accetti di considerare un’opportunità: più doping (e più energia) per tutti.