Fabio Bianchi, La Gazzetta dello Sport 18/11/2013, 18 novembre 2013
BARDI: «VOGLIO L’INTER»
Lui dice che l’emozione non c’entra. Né quella né altro. Semplicemente, il caso. E allora è stato un destino molto cinico e molto baro. Perché se chiedi ai compagni del Livorno o dell’Under 21 un aggettivo per Francesco Bardi, il più gettonato è: affidabile. Vero. Bardi in porta è una garanzia. Eppure proprio a San Siro, davanti alla squadra in cui è cresciuto e dentro lo stadio dove spera di tornare presto, ha fatto la prima vera papera della sua vita.
Bardi, sicuro che non fosse più teso del solito?
«Sicuro. Avevo la stessa tensione e attenzione che metto in ogni gara. Su quel cross (di Jonathan, ndr.) prima ho pensato di bloccarla e una frazione di secondo dopo di respingerla. Quando hai due pensieri in testa di solito sbagli. Ma c’è stata anche sfortuna. Perché se provo a fare la stessa cosa apposta, non ci riesco».
Proprio contro l’Inter. Come si è sentito?
«Ero affranto. Ma l’Inter non c’entra. Ero dispiaciuto per la mia squadra e per i tifosi del Livorno più che per me. Eravamo sullo 0-0 accidenti. Il giorno dopo ho spento il telefono, non ho letto i giornali e non ho visto nemmeno una partita. Ho voluto staccare del tutto. E il lunedì ero pronto a ricominciare».
L’ha chiamata qualcuno dell’Inter?
«Il dottor Ausilio (il ds ndr.) mi ha scritto un sms di conforto, e voglio ringraziarlo. E anche il presidente del Livorno Spinelli, che mi ha lasciato un messaggio in segreteria».
L’Inter la segue sempre, no?
«Ho buoni rapporti con la dirigenza, ci sentiamo».
Adesso c’è Tohir.
«Cosa ne penso? Non sono informatissimo, ma credo che la nuova gestione farà bene all’Inter, porterà investimenti e nuove idee. Tohir è molto ambizioso e credo che farà una grande squadra. Ed è importante che Moratti sia al suo fianco per dare consigli» .
Visto che è considerato l’erede di Handanovic, ha un messaggio per i tifosi?
«Mah, voglio dire a loro ma anche ai tifosi del Livorno che io non sono quello di San Siro. Mi capiterà ancora di sbagliare, è umano. Ma quello che mi sento di promettere è che non sbaglierò mai negli atteggiamenti e nella professionalità, dentro e fuori dal campo» .
Insomma, si sente pronto per l’Inter?
«Giocare in una big è l’ambizione di tutti e io ho sempre detto che mi piacerebbe tornare un giorno. Se quel giorno dovesse arrivare presto, sarei pronto. Ma ora sono concentrato sul Livorno e su me stesso: voglio crescere e migliorare. Il tempo gioca per me».
Anche l’Under cresce di partita in partita.
«Sì, siamo migliorati. La vittoria in Belgio ci ha dato consapevolezza e autostima. Ma io già dal primo tempo della sfida d’andata - persa - avevo capito che potevamo essere competitivi. La nostra forza non è un reparto ma l’insieme. Perché nell’Under l’attaccante non fa solo l’attaccante e lo stesso vale per i difensori».
Ora c’è la Serbia, brutto cliente. Come la mettiamo?
«Cercheremo di studiare i suoi punti deboli. La Serbia è un’ottima squadra, con giocatori di livello internazionale e grande cattiveria agonistica. Dovremo tirar fuori il carattere e stare attenti a non cadere nelle provocazioni. Se vinciamo la strada si fa in discesa» .