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 2013  novembre 17 Domenica calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "MAHLER

ALMA"

Massimo un paio di chilometri dal centro, dalla Hofburg dove Francesco Giuseppe regnava stanco e dal Belvedere dove Francesco Ferdinando non temeva ancora di cadere nell’attentato a Sarajevo. Vissero tutti nel melting pot dove Alma Mahler, vedova di Gustav, divenne la musa di Oskar Kokoschka e Walter Gropius.
Andrea Tarquini, la Repubblica 19/4/2013

Emblematico è il rapporto tra Kokoschka e la perfida Alma Mahler, per quanto, proprio quell’amore molto masochista, genererà il capolavoro del pittore viennese: “La sposa del vento” (titolo dato peraltro da un Georg Trakl, in preda a uno dei suoi ricorrenti deliri).
Andrea Affaticati, Il Foglio 23/2/2013

Il superstizioso Franz Werfel era riluttante a partire il 13. «È così bello. Perché oggi non ce ne stiamo qui?» . «Io ti ammazzo!», aveva risposto la moglie, Alma Mahler. Tuttavia, pur sapendo che avrebbero dovuto passare a piedi il confine spagnolo, la coppia si presentò con dodici valigie. Nello zaino di Alma c’era il manoscritto della Bernadette di Werfel, la partitura della Nona Sinfonia di Gustav Mahler e quella della Terza Sinfonia di Anton Bruckner.
Giuseppe Scaraffia, Sette 15/2/2013

Il pittore Oskar Kokoscka abbandonato da Alma Mahler, che gli preferì Gropius, si fece fare dalla bambolaia Emma Moos un manichino in tutto e per tutto uguale all’ex. Nelle dodici lettere spedite all’artigiana chiedeva di riprodurre la piega del collo, la curva del ventre, la pelle di pesca, i capelli rosso Tiziano, la simmetria delle parti intime. Voleva inoltre che potesse dischiudere le labbra e abbassare le palpebre. Fu deluso dal risultato (scrisse che gli sembrava «un ridicolo fantoccio»), ma non tanto da non portarsela a teatro. (Amelia Valtolina, Io Donna 1/12/2001).
Sette agosto 2012

[Margherita Sarfatti] Regina «Quando l’avevo vista la prima volta era la regina senza corona d’Italia. Ora è la mendicante incoronata dell’esilio. È coraggiosa e arguta come sempre, ma piena di amarezza. Il suo amore profondo per Mussolini ha lasciato il posto a un’ostilità sconfinata» (Alma Mahler).

Il fantoccio di stoffa e segatura che Kokoschka si era fatto confezionare, a imitazione delle fattezze di Alma Mahler, aveva perso la testa e si era inzuppato di vino. Era stato buttato giù dalla finestra. La storia grottesca, il gioco immaginario con una "moglie muta", con una bambola erotica servita da una cameriera e portata a spasso in carrozza, l’illusione di Pigmalione innamorato della sua creatura di marmo, il mito di Orfeo che aveva tentato di richiamare Eurudice dalle ombre, avevano avuto un esito fasullamente giallo.
La bambola di Kokoschka è più volte evocata da Francesco Permunian, nel romanzo La Casa del Sollievo Mentale. Anche con riporto di documenti, però astutamente mescolati e manomessi. Perché la vicenda del pittore e della sua amante di stoffa è sì in qualche modo ripetuta, variata e amplificata, dentro il romanzo, negli episodi spudorati e impietosi del barone Alfonso Maria Manotazo, gran lettore di Ceronetti e quasi suo sosia, dell’impenitente necrofilo Armandino, e delle bambole americane Eburnea e Leucadia amate e seviziate; ma è come trasportata nella Tebaide di un sant’Antonio visionariamente in preda ai fantasmi dei peccati capitali in un quadro di Breughel affollato dalle manifestazioni grottesche della fisiologia del Male. E viene da pensare subito a un’opera teatrale di Flaubert, a La tentazione di sant’Antonio, per l’appunto, nella quale il patetico della vita non è che la più raffinata delle corruzioni, e l’amore per una statuta una "stupidaggine" con risvolti di follia.
Salvatore Silvano Nigro, Domenica-Il Sole 24 Ore 12/2/2012

Geni Alma Maria Schindler, cioè Alma Mahler: «Basta un solo sguardo di un uomo di genio per farmi impazzire. Che sarà di me?» Alma E infatti, oltre a Mahler: Klimt, Kokoschka, Gropius, Werfel ecc. Disse a Gropius: «Voglio risucchiarti da tutte le parti come una piovra. Le nostre due perfezioni devono generare un semidio» e lo tradì dopo tre mesi (Giuseppe Scaraffia, Femme Fatale, Vallecchi 2009)

- Alma Mahler disse: «Che cosa accadrebbe se mi mettessi in testa che manco di sentimenti sinceri, che dentro di me c’è solo freddo e preciso calcolo?». Alma Mahler era bella, ma troppo imponente. Era uno dei suoi tanti eccessi: troppo energica, troppo avida, troppo ambiziosa. Gustav Klimt su Alma Mahler: « bella, intelligente, piena di spirito. Ha in abbondanza quello che un uomo esigente può volere da una donna» (Giuseppe Scaraffia, Femme Fatale, Vallecchi 2009, 170 pp. 10 ࿬)

- Giacomo Puccini. Alma Mahler, moglie di Gustav, ma musa e amante di diversi altri uomini celebri, disse dall’alto della sua competenza: « stato uno degli uomini più belli che io abbia visto. Era un Don Giovanni e le donne impazzivano per lui. Ci si può ben immaginare che dopo tante profferte d’amore, avesse nostalgia della donna semplice che aveva lasciato a casa, dove egli, in una pace claustrale, si dedicava unicamente al suo lavoro» (Il Giornale 12/05/2007, pag. 34 Giancarlo Perna)

- Una volta Gustav Mahler, dopo aver litigato con la moglie Alma (di vent’anni più giovane di lui), si alzò di notte per scrivere un bigliettino che lasciò bene in vista sul tavolo: «Amore mio, mio "canto", vieni, esorcizza gli spiriti delle tenebre; mi attanagliano, mi scaraventano a terra. Resta con me, mio sostegno, vieni presto oggi a portarmi sollievo. Sono a terra e mi domando tra me se posso ancora sperare nella salvezza o se sono condannato» (Rory Cappelli su I Viaggi di Repubblica dell’11/10/01 a pagina 32.)