VARIE 16/11/2013, 16 novembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL PDL SI SPACCA
REPUBBLICA.IT
ROMA - È nel vivo della rottura con Alfano, a ferita ancora aperta, che Silvio Berlusconi decreta, di fatto, la fine del suo sostegno al governo di larghe intese. Il suo discorso, durato un’ora e mezza, al Consiglio nazionale del Pdl in corso a Roma al Palazzo dei Congressi dell’Eur, non solo sancisce il tramonto del Pdl e la rinascita di Forza Italia. Ma segna anche l’uscita di Forza Italia dal governo e il passaggio all’opposizione, visto che tutti i ministri del Pdl, ora "Nuovo centrodestra", stanno con il vicepremier. Alzare da subito i toni su legge di stabilità e decadenza è il nuovo refrain di Berlusconi. Che auspica un’alleanza con gli alfaniani per una "coalizione dei moderati". Far cadere il governo Letta, però, non è più così facile: "Non abbiamo più i numeri - dice il Cavaliere - dopo la decisione di 23 nostri senatori del 2 ottobre, e perchè ci sono senatori dei cinque stelle, capitati lì per caso a 14mila euro al mese, che non sarebbero disposti a perdere il titolo di senatore e l’assegno".
Antieuropeismo spinto, duri attacchi alla magistratura e al Pd, condanna del comunismo sono gli altri elementi chiave del fiume oratorio berlusconiano. E dopo novanta minuti di parole senza interruzione, il settantasettenne ex premier ha un piccolo cedimento fisico, subito risolto con un bicchiere d’acqua e un po’ di riposo. Alla fine dell’intervento, la mozione per il ritorno a Forza Italia viene votata all’unanimità. E, per festeggiare, Berlusconi legge il suo primo discorso del ’94. Amarcord.
In serata, poi, la telefonata alla kermesse dell’Esercito di Silvio in corso a Roma, per incitare i giovani a scendere in campo e darsi da fare, per non lasciare la politica nelle mani di chi li ha delusi.
Berlusconi: "Scissione per distanze personali. No alleanza con chi vuole eliminarmi"
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L’ira dei lealisti: "Traditori"
I volti Governativi: Camera / Senato - Falchi: Camera / Senato
Il ritorno a Forza Italia. Berlusconi arriva al Consiglio intorno alle 11. Accompagnato dall’Inno d’Italia. I big del partito sono schierati, i baby falchi hanno esposto lo striscione "Forza Silvio". "Oggi ratifichiamo la nostra dipartita dal Pdl" esordisce il Cavaliere, "la libertà nel nostro Paese dipende soltanto da noi". E chiarisce che la sigla probabilmente resterà in vita solo per indicare la coalizione dei moderati alle prossime elezioni. "Siamo rimasti quelli del ’94 - aggiunge Berlusconi - avevamo Forza Italia da tanto tempo nel nostro cuore. Ora abbiamo bisogno di giovani, di rinforzi, perché alcuni hanno preso altre direzioni". E torna sui fatti di ieri sera: le polemiche, la discussione, la mancata convocazione dell’ufficio di presidenza, la rottura con Alfano. "La divisione è dovuta a distanze personali" e chiarisce che "va contro la visione di unire tutti i moderati che, se stessero insieme, sarebbero la maggioranza degli elettori".
Fuori dal governo. Ritorna sull’esecutivo di larghe intese: "La nostra responsabilità di governo doveva essere premiata". Ma adesso, per l’ex premier, "è molto difficile essere alleati in Parlamento e sedere allo stesso tavolo in Cdm con chi vuole uccidere politicamente il leader di un partito".
Decadenza, Pd fuorilegge. Sulla questione della sua decadenza da senatore parte con un duro attacco contro il Pd: "Per la persona Silvio Berlusconi non vale" il principio del voto segreto, ma "occorre applicare il voto palese. Questi personaggi che calpestano la legge come li chiamereste? Io li chiamo fuorilegge". E continua: "Il Pd ha voluto che si compisse in pochi giorni" il voto sulla mia decadenza. "Perchè questa fretta? non l’abbiamo capito nemmeno noi. A meno che non vogliano portare per l’8 dicembre su un piatto d’argento la testa del leader del centrodestra".
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Coalizione dei moderati. La rottura con i governisti non pregiudica la possibilità di un’alleanza con il partito del vicepremier: "Con il Nuovo centrodestra - chiarisce Berlusconi, mentre dalla platea si levano le voci "Traditori! Buffoni!" contro Alfano e i suoi - non dobbiamo scavare un solco che poi sarà difficile da rimuovere. Questo gruppo, anche se adesso apparirà come un sostegno alla sinistra, al Pd, dovrà poi necessariamente far parte della coalizione dei moderati, dobbiamo comportarci con loro come con Lega e Fdi". E non perde l’occasione per ironizzare sul nome della formazione alfaniana: "Avevano già pronto il nome ’Nuovo Centrodestra’, ma pensando a chi lo compone non mi sembra molto efficace. Avevo consigliato ’Cugini d’Italia’, visto che nella nostra coalizione c’è già ’Fratelli d’Italia’.
Sarebbe rimasto tutto in famiglia...".
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Euro, moneta straniera. Berlusconi, poi, boccia la politica economica del governo Letta. "Non vedo attualmente ministri che trattano queste questioni con il necessario coraggio e statura. Non possiamo pensare che leggi finanziare come l’attuale legge di stabilità possano portare ad alcun minimo risultato". Anche Monti aveva sbagliato: "Il signor Monti si è messo in ginocchio di fronte alla Germania". Poi, aggiunge: "Io dissi di no alla Tobin tax perchè non tutti i Paesi volevano adottarla. Così li avremmo avvantaggiati". Quindi osserva che "lo spread è stato un vero imbroglio. A Merkel e Sarkozy davo fastidio". Adesso "il governo deve andare in Europa a ridiscutere il fiscal compact, bisogna cambiare la missione della Bce e questa politica di austerità. Per noi l’euro è una moneta straniera. Siamo come l’Argentina che emetteva bond in dollari".
Attacco ai giudici. Non poteva mancare il consueto attacco alla magistatura. "In Italia, unico tra i Paesi civili, c’è una magistratura incontrollabile e incontrollata, una magistratura irresponsabile che fruisce di una assoluta impunità". E continua: "Abbiamo fatto riforme importanti, ma non siamo mai riusciti a fare una riforma della giustizia. Sarò cattivo, ma spesso ci indovino, che l’Anm abbia insistito fin da quanto era ministro della giustizia Roberto Castelli, perchè questo non accadesse". E ritira fuori un vecchio articolo dell’Unità che, nel ’78, "accusava Magistratura democratica di aver abbracciato le posizioni delle Brigate Rosse".
Il Porcellum? Non è una cattiva legge. Il Cavaliere si sofferma sulla legge elettorale e spiega che "il Porcellum, brutto nome, non è una cattiva legge elettorale. La Corte Costituzionale il 3 dicembre è possibile che indichi una correzione mettendo il target del 42% per far scattare il premio di maggioranza". Ma, secondo Berlusconi "con l’attuale situazione politica, l’Italia non si potrà governare in futuro se non con le larghe intese".
Governo Pd-M5S? Emigriamo. "Se il prossimo governo sarà di larghe intese Pd-5Stelle, io credo che molti di noi non resteranno a vivere in Italia. Saranno costretti ad espatriare. E allora c’è una soluzione e una sola: unire tutti i moderati e farli votare per FI", conclude Berlusconi.
Comunismo ideologia criminale. Il Cavaliere non risparmia alla platea un altro dei suoi cavalli di battaglia, l’attacco al comunismo, definito come "l’ideologia più criminale e disumana della storia". Lui, nel ’94, è sceso in campo proprio per impedire alla sinistra di prendere il potere. E consiglia a tutti la lettura del "Libro nero del comunismo", anzi "impone" di "leggerlo, rileggerlo, e farlo leggere ai propri ragazzi".
Cronaca di una rottura. L’ex premier racconta anche di aver tentato fino all’ultimo di tenere con sé Angelino offrendo garanzie sul partito e sul discorso da fare al Consiglio. Fino all’ultimo aveva creduto che il suo pupillo non avrebbe avuto il coraggio di voltargli le spalle. "Di tutti gli altri non mi interessa - si sfoga con un parlamentare del suo partito - ma di Alfano ci sono rimasto male. Lo consideravo come un figlio...". E racconta i dettagli dello strappo di ieri sera: "Ieri ho passato tutto il pomeriggio - racconta Berlusconi - con i cinque ministri ed eravamo arrivati ad un accordo salvo che poi avevano chiesto come fatto imprescindibile che si riunisse ieri l’ufficio di presidenza". Ma "per il nostro statuto servono 24 ore di anticipo per convocare l’ufficio di presidenza, e poi non c’era bisogno per le modifiche da aggiungere al documento di oggi di un’ulteriore passaggio in ufficio di presidenza", spiega. Il vero punto di rottura, però, è stato sul governo, quando gli alfaniani hanno chiesto che la tenuta dell’esecutivo fosse separata concettualmente dalla decadenza e venisse confermata dai lealisti, nero su bianco. Proposta irricevibile per Berlusconi che ha chiesto con nettezza al suo ex delfino di non prestarsi al gioco del Pd nel caso in cui dovesse essere sancita il 27 novembre la sua decadenza da senatore con il voto degli alleati del Pdl nelle larghe intese. Un impegno che Alfano non ha voluto prendere rilanciando l’intesa di governo e annunciando, appunto, i gruppi del ’Nuovo centrodestra’.
La telefonata al suo esercito. A fine giornata, l’ex premier partecipa con una telefonata al raduno dell’Esercito di Silvio a Roma: "Voglio ringraziarvi per quello che avete fatto, che state facendo e che farete: vi sento molto vicini. Ci sono gli amici dei momenti facili e gli amici dei momenti difficili: voi siete quelli dei momenti difficili e ciò per me ha un grande valore". Nessun riferimento diretto a quanto accaduto nei giorni scorsi né alle parole odierne di Angelino Alfano. Solo l’incitamento a "rialzare la bandiera di Forza Italia". Secondo lo spirito del ’94 quando si riuscì a impedire la vittoria di una sinistra "che sa scalzare gli avversari politici solo per via giudiziaria visto che non riesce a farlo alle urne"
IL DISCORSO DI ALFANO
ROMA - Primarie di coalizione per il leader del nuovo centrodestra. Dodici mesi di vita al governo Letta. Il nome di Silvio Berlusconi - verso cui ribadisce l’affetto - ripetuto quasi incessantemente. E’ un Angelino Alfano che per molti versi ricalca le orme del ’padre’ quello che parla a ruota libera davanti ai giornalisti della stampa estera. E le ricalca soprattutto quando propone un patto con gli italiani - sulla scia di quel ’contratto’ che l’ex premier presentò a sorpresa nel 2001, cinque giorni prima delle politiche - da stipulare su punti ben precisi: "Il nostro progetto per i mesi a venire - dice - è chiaro: il governo è in pedi da 6 mesi e mezzo, non si può giudicare in via definitiva perché il tempo è poco. Allora proponiamo un patto agli italiani e a tutte le forze presenti in parlamento. Fra 12 mesi ci sarà la legge di stabilità e allora vedremo se ci sarà la nuova legge elettorale. Abbiamo una soluzione per la crescita con la classica ricetta liberale: meno tasse, meno debiti e più lavoro. Se fra 12 mesi avremo centrato gli obiettivi si potrà fornire un certo tipo di giudizio, altrimenti un altro, ma senza fare precipitare le condizioni degli italiani. Non possiamo dire buttiamo giù il governo per risolvere le cose, bisogna dire le cose come stanno anche quelle negative e crediamo che il Paese può prendere respiro e avviare la ripresa e l’uscita dalla crisi".
L’intervento - atteso - del vicepremier arriva dunque all’indomani dello strappo con Berlusconi. E segue di poche ore quel Consiglio nazionale convocato dall’ex premier che ha sancito la rinascita di Forza Italia (Silvio, di contro, ad Angelino non lo nominerà mai nel corso del lungo monologo al Palacongressi). Una rinascita a cui Alfano e i ’governativi’ hanno deciso di non partecipare, dando vita a nuovi gruppi denominati ’Nuovo centrodestra’ tanto alla Camera (27 adesioni) quanto al Senato (30 membri). Ma sulla scissione Alfano commenta: "Siamo qui per annunciare pubblicamente la nascita dei gruppi parlamentari del nuovo centrodestra. Io traditore? E’ stata una decisione che mai avremmo creduto di dover assumere perché nasce dalla scelta di non aderire a Forza Italia, scelta per me dolorosa e amarissima. Una scelta compiuta per assicurare che il centrodestra, nella percezione dei cittadini, avesse al centro sempre e solo l’Italia".
Sui rapporti con l’ex premier insiste: "Ho profonda stima e gratitudine per Berlusconi e gli sono riconoscente. Credo di aver fatto tutto per evitare questa scelta dolorosa. Ho avuto tantissimo da Berlusconi e io, nel mio piccolo, credo di aver dato tutto. Ho un rapporto di grande vicinanza. A me è capitato tante volte, da figlio, di litigare con mio padre e di dissentire. Spesso aveva ragione lui, altre volte io, ma in ogni caso è proseguito il rapporto di grande amore e rispetto. Spero che con il presidente Berlusconi, nei cui confronti ho l’atteggiamento di colui che ha ricevuto tanto e dato nel mio piccolo tutto, che il rapporto resti saldo". Quanto, poi, al voto sulla decadenza da senatore del Cavaliere, Alfano dice che i nuovi gruppi voteranno contro, ma che comunque la questione va tenuta separata dalla durata del governo.
E se stamani Berlusconi aveva lasciato intendere che l’acronimo Pdl potesse rimanere in vita in un’ottica di nome da dare alla coalizione di centrodestra, Alfano mostra di raccogliere l’invito: "La nascita del Nuovo centrodestra è per l’Italia, per un grande successo del centrodestra del futuro. Perché il nostro futuro non è una larga coalizione ma una larga vittoria del centrodestra. Saremo protagonisti di una coalizione in cui il ruolo di Forza Italia sarà centrale".
Per la settimana prossima è in programma una manifestazione (probabilmente a Roma) per lanciare il nuovo movimento delle ’colombe’: un partito che si strutturerà sul territorio e preparerà le europee dell’anno prossimo. Alfano, insomma, studia con i suoi le prossime mosse (e sui Popolari usciti da Scelta civica fa sapere che ciascuno indosserà la propria divisa). A breve anche un simbolo "che spero - auspica - entri nel cuore degli italiani".