Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 15/11/2013, 15 novembre 2013
L’ORO SI SPOSTA A EST LINGOTTI EUROPEI FUSI E SPEDITI VERSO L’ASIA
Come per il petrolio, anche per l’oro la domanda si sta spostando sempre più a Est. E a fare la parte del leone è in entrambi i casi la Cina: nello stesso anno in cui ha soffiato a gli Usa il primato delle importazioni di greggio, Pechino è avviata a conquistare anche la palma di primo consumatore di lingotti, in questo caso scavalcando l’India. A certificare il nuovo sorpasso è il World Gold Council (Wgc), secondo cui nei primi 9 mesi del 2013 la domanda cinese è stata pari a 779,6 tonnellate (già oltre l’intero 2012) contro 714,7 per gli indiani.
Il divario dovrebbe aumentare: Pechino per il Wgc è proiettata verso il traguardo di 1.000 tonnellate nell’intero 2013, circa un terzo in più rispetto all’anno scorso. New Delhi per contro rischia di fermarsi intorno a 850-900 tonn, in linea con il 2012. Il crollo dei suoi consumi – almeno quelli ufficiali, visto che la stessa Wgc segnala un rifiorire del contrabbando – è infatti recente, legato in gran parte all’imposizione di norme che penalizzano le importazioni. Norme efficaci, a giudicare dal risultato: nel terzo trimestre l’import indiano è crollato ad appena 85 tonn, prosciugandosi quasi del tutto in agosto e settembre (per soddisfare la domanda, stimata di 148 tonn, si è fatto ricorso a scorte e riciclo).
Anche a livello globale la domanda di oro è in declino: nello scorso trimestre si è ridotta di un quinto, a 868,5 tonn, il minimo da 4 anni esatti. La tendenza era già visibile fin dall’inizio del 2013, ma l’impressione è che si stia rafforzando: «Uno sviluppo chiave – sottolinea il Wgc – è che stavolta la domanda è calata anche trimestre su trimestre. Tra il secondo e il terzo trimestre questo non accadeva dal 2007».
L’oro d’altra parte ha perso smalto e per la prima volta dal 2001 si avvia a concludere l’anno in ribasso: nonostante il recupero di ieri fino a 1.294 $/oncia, la perdita da inizio anno supera il 20 per cento. Gli investitori, specie quelli istituzionali, lo stanno abbandonando, come testimonia il crollo del patrimonio degli Etf: -700 tonnellate nei primi 9 mesi del 2013. E lo stesso Marcus Grubb, managing director del Wgc, ammette che «è improbabile che si possano rivedere lo stesso tipo di ritorni del passato decennio».
La fuga dall’oro è però un fenomeno tutto occidentale (e se così non fosse, le quotazioni sarebbero forse crollate in modo ancora più precipitoso). «I prezzi più bassi – scrive il Wgc – hanno incoraggiato la domanda asiatica abbastanza da farle assorbire l’oro in uscita dai mercati occidentali». La domanda al consumo (gioielleria, barre e monete) è cresciuta di 605 tonnellate, al record storico di 2.886,5 tonn, nei primi 9 mesi dell’anno. E il 90% dell’incremento è attribuito ad Asia e Medio Oriente.
Si tratta di un vero e proprio trasferimento fisico, da Ovest verso Est: sempre più spesso i lingotti London Good Delivery vengono fusi in barre più piccole, più utilizzate in Asia, dove vengono poi spediti. Il Wgc ricorda che tra gennaio e agosto la Gran Bretagna (sede di molti caveaux che custodiscono lingotti a fronte di Etf) ha più che decuplicato, a 1.016,3 tonn, l’export di oro verso la Svizzera, che a sua volta è un importante centro di raffinazione. Tra gennaio e settembre Hong Kong ha invece importato 707 tonnellate di oro (+456%).