Roberto Da Rin, Il Sole 24 Ore 15/11/2013, 15 novembre 2013
IL MAGNATE CON LA PASSIONE PER I DEFAULT
Di lui si hanno poche informazioni ufficiali soprattutto perché i fatti trascolorano nella leggenda.
L’uomo che ha comperato Telecom Argentina si chiama David Martinez Guzman ed è un magnate messicano di 56 anni. Un po’ mito e un po’ squalo, abbacinato dal luccichio dei dollari, sublimati dalla spiritualità. Nell’empireo dei tre uomini più ricchi del Messico e illuminato sulla via di Damasco. Passando per Roma, però, dove ha studiato in seminario per diventare sacerdote. Senza completare gli studi, pare. Tra le pieghe della sua biografia ci sarebbe anche un prestito di 300mila dollari ottenuto dalla nonna, nel 1987, quando decise di fondare la finanziaria Fintech.
Restituiti con tanto di interessi, mescolati alla gratitudine per la magnanimità della vegliarda. Ovviamente tronfia d’orgoglio per il nipote intraprendente.
E chi l’ha detto che il percorso di un magnate debba essere solo lastricato di affari e ricchezze materiali? Sì, certo, difficile fare a meno di elicotteri, superattici a Manhattan (42milioni di dollari) e quadri d’autore (140milioni di dollari). Donne e champagne, come se piovesse, ça va sans dire.
Ma in Martinez pulsa un cuore buono. O almeno c’è ben altro dopo il denaro. Non solo smisurate ambizioni terrene e un ego dilatato, anche «un’anima e una coscienza», ironizzano i messicani che hanno assistito alle ultime tappe della sua sfolgorante ascesa.
Dopo la laurea in ingegneria elettrotecnica all’Itesm di Monterrey, il Mit messicano, il giovane David vola a Harvard presso la Business school per prendere una laurea in economia aziendale.
Dalle ricostruzioni della sua carriera, frammentate e poco omogenee, con varie fonti che offrono biografie divergenti, vi è anche un suo passaggio di sei mesi a Roma, dove pare abbia frequentato i Legionari di Cristo, potente congregazione religiosa che gli ha fornito appoggi importanti.
Martinez segue le orme di Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo. Ma come tutti i giovani virgulti, vent’anni fa, ha saputo trovare una sua nicchia di specializzazione: investire nei titoli dei Paesi in declino. O per lo meno, di cui si prevede una crack. Da qui la sua passione per l’Argentina, di cui ha acquistato bonds molti anni fa. Sapendo mantenere rapporti eccellenti con la famiglia Kirchner, prima con Nestor presidente e poi con Cristina Fernandez, moglie e attuale presidenta.
È di pochi giorni fa un’intervista al Wall Street Journal in cui definisce l’Argentina come Paese di «incredibili opportunità di crescita a lungo termine». E non è tutto: per Martinez «è uno dei promettenti dell’America Latina».
Proprio ora che il Paese vive una fase di incertezza politica, dovuta alle condizioni di salute della Fernandez de Kirchner, un’instabilità finanziaria provocata da un’inflazione superiore al 30% annuo, un tasso di crescita in frenata. Evidentemente gli interessi di Martinez travalicano quelli congiunturali e il tycoon messicano è ben informato da chi governa. Non da oggi. Altro pregio, l’understatement: ha dichiarato più volte che nella sua Monterrey non vuole dare nell’occhio. Vuol esser uno come tutti gli altri.