Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 15/11/2013, 15 novembre 2013
L’AZIENDA SACRIFICATA AL MANCATO AUMENTO
Antonella Olivieri
Su Telecom Italia il presidente di Telefonica, Cesar Alierta, ha raccontato la prima parte di un film del quale c’è ancora da scrivere il finale. Fino a febbraio 2015, quando scadranno gli accordi Telco, Telefonica non salirà oltre il 49% dei diritti di voto della holding e non eseciterà la call che le permetterebbe di arrivare fino al 100%. Qualcuno ha messo in dubbio le parole di Alierta. Ma invece c’è da credergli. Fintanto che Telefonica non eserciterà la call (a 1,09 euro per azione Telecom) i partner italiani – Mediobanca, Generali e Intesa – non avranno convenienza a portar fuori dalla compagine una quota di minoranza che non potrebbe essere valorizzata a premio. E d’altra parte Telefonica ha bisogno di tempo per valutare se e come avrà convenienza a salire davvero in Telecom. I programmi enunciati da Alierta non arrivano oltre l’inizio del 2015. Correttamente, perchè Telefonica si è lasciata tutte le strade aperte e non ha preso nessun impegno. Da qui ad allora lo sforzo di Telecom sarà rivolto a recuperare sul mercato domestico, anche se il piano aziendale prevede ancora risultati in calo (seppur frenato). Nel frattempo, dice Alierta, quello che Telecom farà in Sudamerica non è e non può essere affar suo, visto che gli spagnoli devono uscire dal board quando si parla di Brasile e Argentina. C’è da credere che Telefonica non abbia mai interferito? Certo che sì, perchè avrebbe messo a rischio il proprio business su mercati core. Telefonica, del resto, non avrebbe avuto bisogno di entrare a gamba tesa nelle faccende sudamericane per condizionare le scelte di Telecom. È bastato non sostenere la prospettiva di un aumento di capitale: 5 miliardi avrebbero permesso a Telecom di evitare il sacrificio dell’Argentina e il declassamento a junk.
Una ricapitalizzazione sarebbe servita a preservare il patrimonio aziendale, ma avrebbe diluito gli azionisti, il cui obiettivo principale è recuperare il valore del titolo che hanno perso. Così Telecom ha venduto l’Argentina, togliendo dall’imbarazzo entrambi i gruppi, sotto velata minaccia di nazionalizzazione. Quanto al Brasile si vedrà, ma è probabile che, più avanti (non prima della seconda metà dell’anno prossimo), si finirà per discutere di come integrare le attività di Vivo e Tim Brasil, fino ai limiti delle regole antitrust. Allo scadere di Telco, Telefonica sarà poi libera di valutare se fermarsi al 15% o se lanciare un’Ops, a questo punto rivolta a tutti. Seguirà, legittimamente, la logica dei suoi interessi e del resto dovrebbero essere gli italiani a salvaguardare aziende che, a parole, sono considerate strategiche: non si può pretendere di ottenere il massimo delegando i propri interessi a una controparte.