Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 15/11/2013, 15 novembre 2013
COL MATTARELLUM BERLUSCONI FRENA LA SCISSIONE
La mancata approvazione in commissione Affari costituzionali del Senato della proposta del Pd sul doppio turno di lista non è una notizia. Che Pd e alleati non avessero i voti per farla passare era noto da tempo. Semmai la notizia è che in commissione non è stata presentata una proposta del Pdl. Ma anche questa in fondo non è una sorpresa. Come fa un partito così profondamente diviso a decidere una linea unitaria su una questione così delicata? Le proposte sul tavolo sono quelle del Pd, del M5s e della Lega Nord. Dopo il voto dell’altro ieri restano in campo quella del M5s che punta a un proporzionale parzialmente corretto (ma Grillo non era per il cosiddetto porcellum?) e quella della Lega che vuole resuscitare la vecchia legge Mattarella con i suoi collegi uninominali. Dopo il voto contrario sul doppio turno di lista i lavori della commissione sono stati sospesi e riprenderanno la prossima settimana. Che succederà?
È difficile immaginare che i voti del Pd possano convergere sulla proposta del M5s. È vero che tra i democratici esiste una corrente proporzionalista ma non verrà alla luce in questo momento sposando apertamente il progetto del partito di Grillo. Il problema per i democratici è l’altra proposta in campo, il ritorno della Mattarella. Dire no a questa proposta è complicato politicamente. Eppure ci sono degli argomenti validi sul piano empirico per sostenere che un sistema con collegi uninominali a un turno non va bene al Paese in questo momento. Per garantire un minimo di governabilità oggi serve il doppio turno. Può essere di lista, come quello non approvato in commissione, o di collegio (modello francese). Ma doppio turno. La Mattarella è invece un sistema a turno unico e con tre poli elettorali che si equivalgono il rischio è che nessuno vinca in modo netto.
Chi scrive ha difeso la Mattarella quando fu sostituita dalla Calderoli. Se quel sistema elettorale fosse rimasto in piedi oggi saremmo in condizioni migliori. Ma il contesto è cambiato. Il sistema dei partiti è diventato ancora più frammentato, è nato un terzo polo competitivo, è cresciuta la disaffezione nei confronti della politica, la volatilità elettorale è più alta. In questo contesto ci vuole il doppio turno per dare un governo al paese trasformando in maniera accettabile la minoranza più grande di voti in maggioranza assoluta di seggi. Se alle ultime politiche si fosse votato con la Mattarella nessuno avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta. L’esito sarebbe stato un governo di larghe intese. Esattamente come è accaduto con l’attuale sistema di voto, il cosiddetto porcellum.
Nonostante queste controindicazioni nei prossimi giorni sulla Mattarella si giocherà una partita importante per Renzi, per il governo e per Alfano. Sulla carta sia in commissione che in aula Pd, Sel, Scelta Civica e Lega nord hanno i voti per approvare la riforma senza Pdl e M5s. Sarebbe una maggioranza risicata ma comunque maggioranza. Che farà il Pd? Approvare una legge contro il parere del principale alleato di governo significherebbe, con ogni probabilità, decretare la fine del governo stesso.
Ad oggi i segnali sono contraddittori. Renzi per ora tace. Franceschini in televisione ha messo in luce gli aspetti problematici del ritorno al mattarrellum, Giachetti continua nel suo sciopero della fame a favore del ripristino della vecchia legge. Si vedrà la prossima settimana quale sarà la linea del partito.
L’altra incognita è Berlusconi. E se con uno dei suoi colpi di scena clamorosi annunciasse il suo sostegno alla resurrezione del mattarellum? Dopo le elezioni del 1996 e del 2001 in cui il centro-destra prese più voti proporzionali che maggioritari il Cavaliere ha sviluppato una radicata idiosincrasia nei confronti dei collegi uninominali. È per questo che nel 2005 ha cambiato il sistema elettorale. Ma adesso il collegio uninominale potrebbe servirgli per impedire la scissione degli ’innovatori’. Infatti, quale sarebbe il destino politico-elettorale di Alfano e dei suoi se ci fosse al posto del porcellum il mattarrellum? Come farebbero a separarsi da Berlusconi sapendo di non avere alcuna chance di essere competitivi nei collegi? Il collegio è una camicia di forza ben più stringente del premio di maggioranza. Con il premio mantieni una visibilità. Con il collegio la perdi perché i candidati sono comuni. Così il collegio aumenta il costo della separazione da Berlusconi e la rende più difficile. E in questo caso che fine farebbe il governo Letta?
In questa partita entra a buon titolo anche il sindaco di Firenze. Per Renzi il collegio uninominale è un rischio e una opportunità. E’ un rischio perché potrebbe produrre un nuovo stallo per le ragioni già dette. E’ una opportunità perchè in questo contesto di grande incertezza e di elevata volatilità quello che è stato vero nel passato può non esserlo nel futuro. Il collegio uninominale, anche quello a un turno, potrebbe dare a Renzi e al centro-sinistra una vittoria di dimensioni addirittura superiori a quella del porcellum. Non si deve dimenticare infatti che il potenziale maggioritario dei collegi uninominali è più forte di quello del premio di maggioranza. Anche con il mattarellum con pochi voti si possono prendere tanti seggi, se i tuoi voti sono ben distribuiti sul territorio. Questo il Cavaliere lo sa. E forse per questo esita. Ma senza l’adesione del Pdl se la sente il Pd di resuscitare la Mattarella insieme alla Lega? Tante domande senza risposta. Per ora.