Giuseppe Guastella, Corriere della Sera 15/11/2013, 15 novembre 2013
EVAN CHE HA RIFIUTATO 3 MILIARDI PER L’IDEA DEI MESSAGGI A TEMPO
Fino al mese scorso lavoravano in un bungalow sul lungomare di Venice (California), e finora non hanno ancora fatto un soldo, ma il 23enne Evan Spiegel e Bobby Marphy, che di anni ne ha due in più, hanno avuto il coraggio di rifiutare i tre miliardi di dollari in contanti — sì, miliardi — offerti dal colosso Facebook per acquistare il loro social network Snapchat. Follia? Utopica resistenza al gigante? Affetto romantico verso la propria creatura che non si ha il coraggio di abbandonare? Macché. Puro, cinico calcolo economico-finanziario.
Nessun programma noto, non un piano di investimenti e nemmeno un modello di sviluppo, Snapchat sembra galleggiare navigando a vista con i due soci che stanno alla finestra a guardare la startup crescere da sola. Vertiginosamente. I 60 milioni di messaggi scambiati dagli utenti a marzo 2013 quattro mesi dopo sono diventati 200 milioni e a settembre hanno sfondato il tetto dei 350 milioni. Tanto basta a Spiegel e Marphy per immaginare che i numeri aumenteranno ancora, come sta accadendo per altri servizi di messaggistica quali WhatsApp, Kakao e WeChat.
Snapchat è un’applicazione per smartphone che permette di spedire agli amici messaggi e foto che, però, si cancellano in 10 secondi. L’ideale per scambiasi i segreti dell’adolescenza, e magari qualche immagine vietata, che devono restare lontani dagli occhi di mamma e papà. La popolarità di Snapchat aumenta tra i giovani proprio nel momento in cui dilaga nei mercati l’ubriacatura per i social network. Basta guardare cosa è accaduto a Twitter l’8 novembre quando l’ uccellino è stato quotato a Wall Street per la prima volta. Partenza al fulmicotone con prezzo di collocamento che, fissato a 26 dollari ad azione, balza a oltre 45 e con una richiesta di trenta volte superiore all’offerta. Una delle migliori prestazioni di tutti i tempi nella Borsa americana che ha spinto Twitter a quasi 25 miliardi di capitalizzazione. Bisogna, però, essere cauti con l’ottimismo perché non sempre la parabola di queste società fondate da studenti con la faccia da ragazzini come Spiegel (che ha lasciato la Stanford University senza completare gli studi) e Marphy si conclude con un successo. Se Facebook e Twitter nella loro storia, ancora abbastanza recente, con lungimiranza hanno rifiutato offerte colossali, diventando le più importanti compagnie del settore e con valutazioni superiori a molte società industriali, altre hanno perso la loro grande occasione. Kevin Rose rifiutò i 200 milioni di dollari che gli erano stati offerti per Digg, uno dei primi social network. Un errore irriparabile: la nascita di Facebook e Twitter affossarono Digg che l’anno scorso è stato ceduto per appena mezzo milione. Nel lontano 1997, il gruppo News Corp. di Rupert Murdoch offrì 450 milioni per PointCast, un’applicazione che introduceva un nuovo sistema per l’invio di notizie. L’affare non si chiuse e due anni dopo, quando la tecnologia era ormai stata superata, la società fu ceduta per appena 7 milioni.
Facebook ha prima offerto un miliardo per Snapchat poi nelle scorse settimane ha rilanciato a tre, la somma più alta mai stanziata per un investimento dal social network. Ma perché tutto questo interesse da parte della creatura del miliardario 29enne Mark Elliot Zuckerberg, anche lui con alle spalle un’avventura partita come quella di Spiegel e Marphy? Perché Facebook, suggeriscono gli analisti, da un lato ha bisogno di un servizio di messaggistica che la faccia crescere nella fascia 13-25 anni, che pare si stia allontanando dal social network, dall’altro vuole evitare che la preda finisca nelle mani dei rivali cinesi di Tencent, che già posseggono WeChat in Cina e Kakao nella Corea del Sud e sarebbero disposti a guidare un gruppo di investitori in grado di spendere 4 miliardi di dollari.
Nessuno sa se Snapchat sia in grado o meno di fare soldi, dato che gli inserzionisti vogliono banner pubblicitari che restino, non apparizioni fugaci. Intanto, però, per promuovere il suo film Wolverine , la Twentieth Century Fox ha scelto Snapchat sfruttando la sua possibilità di collegare i messaggi tra loro costruendo così una storia a puntate.
Giuseppe Guastella