Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 15 Venerdì calendario

FORESTE – DALLA SIBERIA ALL’ITALIA, LA RIVINCITA DEI BOSCHI


Di questo passo, l’Europa finirà per diventare il polmone verde del mondo. È un paradosso, ma mentre nel resto del pianeta gli alberi cadono per mano dell’uomo, del fuoco o delle malattie, le foreste di conifere dell’Europa del nord e della Siberia sono fra le poche aree boschive del pianeta ad aumentare di estensione. In Amazzonia, il vero polmone verde del mondo, il ritmo della deforestazione si è dimezzato tra il 2003 e il 2011, passando da 40mila chilometri quadri all’anno a 20mila. Ma si tratta comunque di un record, appena eguagliato dalla famelica Indonesia. L’arcipelago che nel 2003 divorava 10mila chilometri quadri all’anno di aree verdi, ora ha raddoppiato il suo appetito raggiungendo i 20mila.
La mappa più dettagliata sullo stato di salute delle foreste del mondo viene pubblicata oggi su Science. L’hanno disegnata 15 università Usa, coordinate da quella del Maryland, partendo da 650mila immagini del satellite Landsat 7 scattate tra 2000 e 2012. Per processare questa mole di dati c’è voluta la potenza di calcolo di Google, che ha digerito le foto scattate dal cielo con il suo programma Google Earth Engine. Un singolo computer avrebbe impiegato 15 anni a completare il lavoro. Il risultato è una mappa che, parafrasando il modo di dire, permette di guardare l’albero senza perdere di vista la foresta. La risoluzione della grande cartina verde del mondo raggiunge i 30 metri e comprende perdite e guadagni di ogni paese del mondo.
In tutto il pianeta tra il 2000 e il 2012 sono andati distrutti 2,3 milioni di chilometri quadri di foreste. Il rimboschimento ha toccato una ben più misera superficie di 800mila chilometri quadri, con una perdita netta di 1,5 milioni di chilometri quadri (cinque volte l’Italia). Se Indonesia, Paraguay, Malesia, Cambogia, Bolivia, Zambia e Angola sono le nazioni da cartellino rosso, l’Italia ha invece un bilancio in verde. Secondo i dati del Corpo Forestale, negli ultimi vent’anni i boschi da noi sono cresciuti di 1,7 milioni di ettari, raggiungendo in tutto i 10,4 milioni di ettari con 12 miliardi di alberi.
Le buone notizie relative a Europa e (almeno in termini relativi) Brasile rischiano però di svanire come foglie in autunno. Le conifere nordeuropee sono a rischio per colpa di malattie come il fungo dell’olmo o quello del frassino. In Brasile le leggi a protezione dell’ambiente sono state scardinate negli ultimi due anni. Gli effetti appaiono chiari dalle parole del ministro dell’Ambiente Izabella Teixeira di ieri: la deforestazione è aumentata del 28% nell’ultimo anno. Tra l’agosto 2012 (il momento in cui la distruzione del verde ha raggiunto il picco minimo nel paese) e l’agosto 2013, la foresta pluviale abbattuta è passata da 1.571 a 5.843 chilometri quadri in 12 mesi (il dato proviene da una fonte diversa rispetto alla cartina di Google e riguarda solo la foresta pluviale, per questo è disomogeneo). A mettere a rischio l’Amazzonia sono oggi le infrastrutture progettate dal governo di Brasilia, soprattutto dighe, strade e ferrovie.