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 2013  novembre 15 Venerdì calendario

ANNA MARIA PINOCCHIERI


Adesso, nel Paese dell’Embè, ci diranno che non fa niente se la ministra della Giustizia Anna Maria Cancellieri ha mentito sotto giuramento ai magistrati che la interrogavano come testimone il 22 agosto sulle telefonate con la famiglia Ligresti. Tutti, dal Pdl al Pd a Scelta civica, per non parlare del silenzio-assenso del Quirinale che nomina i ministri, avevano già detto “embè?” sulle bugie della Guardagingilli al Parlamento. Balla più, balla meno, che sarà mai. Il Parlamento, poi, figurarsi. Tre anni fa votò che Ruby era la nipote di Mubarak, o comunque
B. ci credeva davvero. E quattro mesi fa s’è bevuto che il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano non sapeva niente del sequestro a Casal Palocco e della deportazione in Kazakhstan di Alma Shalabayeva e della sua figlioletta di 6 anni, organizzati nel suo stesso ministero. Sono tutti (o quasi) uomini di mondo, con stomaci forti e moquettati. Digeriranno anche le frottole della cosiddetta ministra della Giustizia. La quale, il 17 luglio, la sera della retata che aveva portato agli arresti l’amico Salvatore Ligresti e le due figlie (il maschio latitava in Svizzera), chiamò la compagna del patriarca, Gabriella Fragni. E il 22 agosto, davanti ai pm di Torino, spiegò, che l’aveva fatto solo per “darle la mia solidarietà sotto l’aspetto umano”. E non era vero, perché aveva pure criticato i giudici (“non è giusto, non è giusto, è la fine del mondo” arrestare tre magnager che hanno spolpato un’azienda scavando un buco di almeno 600 milioni: dove andremo a finire, signora mia) e si era messa a disposizione (“qualunque cosa io possa fare, conta su di me”). Poi, sempre nel-l’interrogatorio, aggiunse: “Dopo di allora non ho più sentito la Fragni né altri in relazione al caso Ligresti, ad eccezione della telefonata con Antonino Ligresti (fratello di Salvatore, pure lui amico di famiglia, ndr) di cui ho già riferito”. È la chiamata del 19 agosto, in cui Antonino le segnala che Giulia è malata di anoressia e in carcere rifiuta il cibo, insomma bisogna tirarla fuori. La ministra, sempre per ragioni umanitarie, si attivò telefonando ai due vicecapi dell’Amministrazione penitenziaria, Cascini e Pagano, che per sua fortuna la stopparono e la salvarono da un’accusa di abuso d’ufficio. Purtroppo però non è vero nemmeno che, dopo il 19 agosto, l’Umanitaria non abbia “più sentito altri in relazione al caso Ligresti”. Infatti – come rivela Paolo Griseri su Repubblica – i tabulati della Procura di Torino registrano un’altra telefonata, partita la sera del 21 agosto dal cellulare della ministra verso quello di Antonino Ligresti e durata 7 minuti e mezzo. È la sera prima dell’interrogatorio davanti ai pm, dunque è difficile che la Cancellieri possa averla dimenticata nel breve volgere di una notte. E che non l’abbia dimenticata lo dimostra lei stessa, quando aggiunge a verbale: “Ieri sera Antonino Ligresti mi ha inviato un sms chiedendomi se avessi novità e gli ho risposto che avevo effettuato la segnalazione, nulla di più”. Una risposta a un sms, una cosetta. E qui casca l’asino, perché ora al posto dell’sms salta fuori una conversazione di 450 secondi. Perché nasconderla? E che senso hanno le numerose chiamate, anch’esse risultanti dai tabulati, dal telefono del marito della ministra, Sebastiano Peluso, a quello del solito Antonino negli stessi giorni? Sarà stato davvero il consorte a usare quel cellulare? Davvero bastano il gran cuore e lo sconfinato empito umanitario della Guardagingilli, per spiegare quella mobilitazione generale da emergenza nazionale? Il 21 novembre, finalmente, la Camera dovrà votare la mozione di sfiducia individuale presentata dai 5Stelle contro la Cancellieri. Il Pd inghiottirà anche il nuovo rospo per non disturbare le larghe intese e coprirà tutto con il solito “embè”? La speranza è che la Cancellieri non abbia consumato tutta la sua umanità per fare scarcerare la povera Giulia. E ne conservi ancora un pizzico per liberare il Pd dai Ligresti domiciliari.