Paolo Stefanato, Il Giornale 15/11/2013, 15 novembre 2013
DELLA VALLE INCIAMPA NELLA «MINI CRISI» DI TOD’S
Tod’s si sveglia dai suoi sogni di gloria. Dopo un’impressionante corsa che ha visto il gruppo di Diego Della Valle protagonista nella prima metà del 2013, ha inserito la retromarcia arrivando quasi ad azzerare i guadagni registrati tra gennaio e luglio quando il titolo era passato da 104 a oltre 140 euro.Qualcuno l’aveva previsto, ma la forza del settore lusso nell’essere impermeabile alla crisi, aveva distratto gli addetti ai lavori dai reali problemi del gruppo marchigiano. Criticità esplose con l’ultima trimestrale e il conseguente tonfo del titolo che, ieri, è arretrato del 4,4% a 116 euro.
Se in parte, da luglio, le perdite in Borsa sono imputabili al venir meno, nel breve, di una cessione di Tod’s a qualche gruppo estero, oggi la ragione dell’allarme lanciato da diverse case d’investimento risiede, invece, proprio nel business e nelle strategie di Della Valle, oggi al bivio più che mai. «Si è sottovalutata - dice un analista - la crisi del mercato domestico che conta oltre il 40% dei ricavi. Anche se in Italia il gruppo sta operando una razionalizzazione sui canali di vendita, il problema sta nella domanda. Manca e basta. E se questi cali non sono più che compensati dal business estero, il giochino si rompe ». Da qui deriva la preoccupazione degli analisti, dopo aver verificato che il terzo trimestre è stato inferiore alle attese e dopo aver letto nelle parole del cfo, Emilio Macellari, l’ipotesi di un profit warning . «In Italia - spiega Bofa ML- ci aspettiamo un trend ancora negativo. Questo quadro peggiora, alla luce del fatto che in Cina ( 10% dei ricavi) i dati sono positivi, ma in frenata».
Insomma, l’Italia va male e l’Asia non tira come dovrebbe. E a livello di marchi c’è schizzofrenia, con il-13,6% registrato da Hogan, il-26% di Fay e il +65% di Roger Vivier, con Tod’s stabile (+3%). A questo punto, per non finire in balia dei mercati, Della Valle dovrebbe correre ai ripari. Per diversi operatori si trova a un bivio strategico: «O vende, innescando un appeal speculativo sul titolo e mettendo il gruppo in mano a un colosso che ridimensioni il peso dell’Italia e lo proietti a pieno nei propri, già sviluppati e collaudati canali esteri. O si lancia in un’impresa di forte sviluppo fuori dai confini ». Nel frattempo, per gli amanti del lusso, poche soddisfazioni torneranno dal titolo.
Ieri Bofa ML ha parlato chiaro: non vale il 20-25% di premio a cui tratta rispetto ai gruppi rivali, meglio vendere. Per il broker Usa vale 110 euro, per SocGen 98 euro e per Equita 110. Bene ha fatto Luca di Montezemolo, solo due mesi fa, a vendere quasi 16mila azioni per 2,2 milioni. Allora il titolo valeva 139 euro. Numeri da scordare, assicurano gli analisti. Ma il grande amico di Della Valle ci aveva visto giusto.