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 2013  novembre 15 Venerdì calendario

IL RE DEI VIDEOPOKER CHE IMBARAZZA LETTA


Milano Può un premier fare lo sconto ai signori del videopoker che lo han­no finanziato in passato? Non basta­vano le telefonate del Guardasigilli o i tormenti della maggioranza. A mette­re in fibrillazione il governo spunta lo sponsor imbarazzante del presiden­te del Consiglio Enrico Letta. Antonio Porsia oggi è a capo di Hbg, uno dei dieci colossi del settore giochi e video­poker che in Italia grazie al boom dei giochi online guadagnano più dello Stato (9,7 miliardi contro 8,7). Marte­dì Porsia su Italia1 ammette alle Iene che nel 2004 avrebbe dato- personal­mente, la Hbg non c’era ancora -15mila euro a Enrico Letta, allora can­didato della Margherita alle Euro­pee. Lo staff di Letta lo aveva sempre negato: sì, in passato, Sisal e Lottoma­tica ( altri due colossi del settore) han­no dato in tutto 20mila euro alla Fon­dazione VeDrò, che fa capo al pre­mier, ma mai a Letta jr.
E Letta? L’inviato delle Iene Filippo Roma, mercoledì sera, raggiunge il premier alla presentazione del libro di Pier Luigi Bersani, Giorni bugiardi : «È vero che ha ricevuto 15mila euro da Porsia?». Letta bofonchia: «Since­ramente non ho idea, però le darò una risposta puntua­lissima. Andrò a rive­dere tutti i conti per­ché è tutto pubbli­co ».
In effetti non ci sa­rebbe nulla di male, visto che il finanzia­mento era alla luce del sole. Ma adesso Porsia è sotto inchie­sta con l’ipotesi di frode fiscale: per i pm romani Pierfi­lippo Laviani e Giuseppe Deodato Hbg avrebbe trasferito all’estero (in particolare in Lussemburgo) il patri­monio societario per aggirare il Fi­sco. E come se non bastasse il gover­no ha concesso alle società del gioco d’azzardo (Hbg compresa) un maxi sconto sui debiti contratti con l’Era­rio, scesi dai 98 miliardi calcolato dal­la-Corte dei Conti a poco più di 700 mi­lioni.
Per fare ordine bi­sogna tornare al Duemila, quando grazie al governo di Massimo D’Alema scoppia la Bingo mania. E proprio Porsia, scrive nel 2010 il Secolo XIX , è il manager che per primo capisce «le potenzialità del tombolone del nuovo millennio» e apre «diverse sale al Sud». Lui, gorizia­no di origine, casualmente«negli an­ni Novanta si e­ra fatto notare dal mon­do politico nella segreteria dell’ ex mi­nistro del Lavoro Tiziano Treu », mini­stro del governo D’Alema I. Coinci­denze. Dopo il Bingo tocca ai videopo­ker, che dalle mani della criminalità organizzata passano a quelle dello Stato, a patto che siano collegati con il cervellone centrale gestito dalla So­gei, la società di servizi informatici del ministero dell’Economia,per veri­ficare che il 75% di quanto incassano venga restituito al giocatore.
Qualcuno, però, fa il furbo. Delle 200mila macchinette ne sono collega­te solo 130mila. E la Corte dei Conti, nel 2008, stabilisce in 98 miliardi (50 euro per ogni ora di mancato collega­mento) il giusto risarcimento che lo Stato avrebbe dovuto pretendere dai re delle slot machine come Atlantis/ B­plus («Che fa capo all’ex latitante Francesco Corallo, figlio di Gaetano Corallo, sospettato di essere stato an­ni fa in affari con il clan Santapaola», ricorda Dagospia ), Cogetech, Snai, Lottomatica, Cirsa, Codere, Sisal, Gmatica, Gamenet e appunto Hbg, che dovrebbe pagare 11 miliardi. Il 17 febbraio 2012 la Corte dei conti con­danna le concessionarie e due diri­genti dei Monopoli a risarcire 2,5 mi­liardi ( 150 milioni alla sola Hbg). Let­ta, a caccia di soldi per scongiurare il ritorno dell’Imu sulla prima casa, fa lo sconto: bastano 700 milioni. I signo­ri dei videpoker ringraziano.