Paolo Bracalini, Il Giornale 15/11/2013, 15 novembre 2013
SULLA SCISSIONE INCOMBE LA GRANA DEI
DEBITI PDL –
Prendersi il Pdl? Un pessimo affare, almeno dal punto di vista finanziario. «Se qualcuno pensa di scalare il partito fa male di conto - avverte Maurizio Bianconi, deputato e tesoriere del partito berlusconiano - gli conviene farsene uno nuovo». C’è anche l’aspetto patrimoniale nei ragionamenti pre Consiglio nazionale del Pdl. Se la strada è una scissione traumatica tra una Forza Italia più movimentista, con Berlusconi leader, e un Pdl governista, guidato dalle colombe, ai secessionisti servirà un ottimo commercialista. A un Pdl deberlusconizzato rimarrebbero infatti un sacco di grane, senza più poter contare, nel caso di una rottura traumatica, sull’aiuto di Forza Italia nell’assorbimento di personale dipendente, debiti, contratti attivi. Certo, per il Pdl ci sono 18 milioni di euro di rimborsi elettorali da incassare, ma diluiti in tre anni. I debiti correnti, invece, sono da pagare subito, e sono tanti: 9,4 milioni di euro. Poi ci sono i fornitori da pagare, altri 8 milioni di euro in attesa di essere saldati, parte dei quali, tra l’altro, contestati (o dal Pdl, perché ritenute fatture non dovute, o dai fornitori, per ritardo), che significa altre grane: cause coi fornitori, contenziosi giudiziari, decreti ingiuntivi. Altri guai per i futuri amministratori del Popolo della libertà, che ha chiuso l’ultimo bilancio con un disavanzo di 3,7 milioni di euro.
Poi ci sono altri costi fissi dell’« azienda Pdl». Come i siti internet legati al dominio web del partito, che pesano per qualche centinaio di migliaia di euro l’anno. O i costi delle sedi locali, 97 uffici in tutta Italia, con altrettanti contratti di locazione e i dipendenti impiegati dalla Val d’Aosta alla Sicilia.
Ma la grana maggiore, che passerebbe ai nuovi controllori del partito, è proprio il personale del partito. Coi rimborsi elettorali che andranno a diminuire per effetto della riforma del finanziamento pubblico, il grande interrogativo è che fine faranno i 180 dipendenti del Pdl. Se il Pdl si trasforma, consensualmente, in Forza Italia, il problema passerà a Forza Italia, che può contare sulle garanzie finanziarie di Silvio Berlusconi. Ma in caso opposto, sarebbe il Pdl a doversi accollare quei costi, senza avere più i fondi per pagare 180 stipendi, e senza un Berlusconi che firmi le fideiussioni in banca. E questo sarebbe un altro vantaggio non indifferente per la nuova Forza Italia rispetto a un Pdl governativo. Forza Italia (soggetto politico già esistente, ma «dormiente» dal 2008, quando ha dato vita al Pdl) può spendere, al momento, diversi milioni di euro, grazie a una fideiussione di 110 milioni fatta da Silvio Berlusconi (già consumata al 70%). E non ha dipendenti a carico, tutti girati al Pdl.
La mano (o il portafogli) del Cavaliere è stata generosa anche col Pdl, pur senza firmare mai garanzie bancarie per il nuovo partito nato dalla fusione con An. Un Pdl staccato dalla Forza Italia di Berlusconi dovrebbe provvedere da sé, ad esempio, a sostenere i costi delle manifestazioni. Come quella del marzo 2012, finanziata da Berlusconi: «Il Pdl ha ricevuto dal presidente Berlusconi la somma di 2,8 milioni di euro a titolo di prestito infruttifero con scadenza 30 aprile 2014- si legge nel rendiconto - indirizzato al finanziamento delle spese connesse alla manifestazione nazionale tenutasi il 23 marzo in Piazza del Popolo ».«Se nel Pdl non c’è più lui,magari piace più alla sinistra, ma poi chi ce li mette i soldi, Quaglieriello? » sintetizza un forzista area falchi.
Senzacontarechedal1˚ dicembreilPdlnonavrebbepiùneppu-re una sede. L’affittuario dei lussuosiufficiinpiazzaSanLorenzo in Lucina, 960mila euro di canone annuo (contro quasi il triplo della sede precedente), è formalmente il Pdl, ma ancora per poco. «Nel contratto originale - spiega il tesoriere-c’è scritto che è facoltà del conduttore cedere la locazione a un altro movimento politico, cioè a Forza Italia. Prevedo succeda il 1˚ dicembre». A quel punto al Pdl verrà lasciata solo qualche stanza nella sede di Forza Italia. Sempre che non ci siano scissioni, sennò oltre al commercialista servirà anche un agente immobiliare.