Rocco Cotroneo, Sette 15/11/2013, 15 novembre 2013
LA BELLA FAVELA
Il grande Paese che viaggia verso lo sviluppo ha ancora 11 milioni di cittadini che vivono nelle favelas, poco più del 5% della popolazione. Una piaga difficile da estirpare, se si pensa che sul fronte dei beni di consumo più comuni – come frigorifero, tv e telefono cellulare – il divario tra i due mondi è ormai colmato. L’Ibge, l’istituto nazionale di statistica, ha presentato un dettagliato rapporto sulla situazione socio-economica del Paese, andando a contare casa per casa come vivono i brasiliani. Alcuni numeri sono sorprendenti. Nel Paese dove 3,2 milioni di residenze sono precarie e irregolari (la definizione tecnica di “favela”), tra cui 618.000 si trovano su pendii pericolosi e 27.000 sotto i tralicci dell’alta tensione, l’accesso ai beni durevoli è assai cresciuto. Se alle voci frigorifero e tv non c’è quasi differenza con le abitazioni “normali”, e si sfiora in entrambe il 100% di possesso, il computer è presente nel 28% delle abitazioni in favela (a fronte di una media del 48), e la connessione internet in una su cinque. Cresce tra le classi meno agiate anche il possesso di un’automobile, che sfiora il 20%, e della lavatrice (è presente in quasi una abitazione di favela su due). Tra le cinque maggiori aree metropolitane del Paese, Belem svetta per il numero di abitanti che vivono in una favela, più del 50%. Il rapporto conferma che l’abitazione precaria, costruita dove capita e senza permessi, resta il grande problema sociale del Brasile, soprattutto nelle grandi città. La domanda principale di questi abitanti è la fornitura di infrastrutture e servizi, non tanto una nuova abitazione. Due terzi degli intervistati nelle favelas hanno detto di non voler vivere in un altro posto.