Danilo Taino, Sette 15/11/2013, 15 novembre 2013
POVERTÀ SCONFITTA? MOLTO PROBABILE
TRA IL 1990 E IL 2010 UN MILIARDO DI PERSONE È USCITO
DALLO STATO DI MISERIA, MA LA VITTORIA FINALE NON È SCONTATA–
e ha bisogno di lucidità. E di scelte precise
Sarà la nostra generazione a dichiarare ufficialmente la fine della povertà nel mondo? È possibile, addirittura probabile. Ma naturalmente non è scontato. Tra il 1990 e il 2010 – gli anni forti della globalizzazione – un miliardo di persone è uscito dallo stato di miseria: gli abitanti dei Paesi in via di sviluppo in una condizione di povertà estrema – che cioè vivono con meno di 1,25 dollari al giorno – sono scesi dal 43 al 21% del totale. C’è la possibilità che entro il 2030 diminuiscano di un altro miliardo. Questo è l’obiettivo che hanno dato al mondo le Nazioni Unite per il quindicennio che inizia nel 2016, dopo che i Millennium Development Goals, che avevano come orizzonte il 2015, sono stati un successo in molte aree, compreso appunto l’abbattimento della miseria economica. La linea di 1,25 dollari può sembrare assurda: è però calcolata sulla base della linea di povertà dei 15 Paesi più miseri del pianeta.
Il prossimo passo, dunque, non è meno ambizioso di quello compiuto nello scorso ventennio. Perché avvenga, però, occorrerà una certa lucidità. Il dimezzamento della povertà è stato raggiunto soprattutto grazie alla crescita del commercio mondiale e di una serie di economie, prima tra tutte quella cinese, che hanno consentito di alzare il livello della marea economica, il che ha permesso a tutte le barche di salire. Ora, quella fase della globalizzazione è al termine e deve essere sostituita da qualcosa di più articolato. Commercio e crescita devono ritornare forti, naturalmente. Ma serve anche altro.
sanità di base. Uno studio di Save the Children ha calcolato che si può arrivare a eliminare di fatto la povertà entro il 2030 se si affronteranno alcune questioni di ingiustizia sociale e se la governance di molti Paesi in via di sviluppo migliorerà. Una serie di interventi sulla mortalità prima dei cinque anni, sull’educazione, sull’accesso ad acqua non infetta e alla sanità di base – raggiungibili solo se ci saranno governi responsabili e controllati in qualche forma democratica – potrebbero salvare 1,8 milioni di bambini l’anno, fare salire dal 94 al 98% la quota di ragazzi che terminano il percorso scolastico, aumentare di oltre 900 milioni il numero di coloro che hanno accesso alla sanità e di 280 milioni quello di coloro che possono usufruire di acqua pulita. Lo studio indica successi notevoli in Ruanda, Botswana, Liberia, Senegal, Malawi, Angola, Etiopia. La fine della povertà è possibile. Sarebbe qualcosa di cui finalmente andare orgogliosi.