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 2013  novembre 15 Venerdì calendario

LADRA DI BAMBINI

Ex campionessa di vela organizzava raid in Tunisia per sequestrare i bimbi contesi dai genitori. "Mi sono ispirata a James Bond"–
Ladri di bambini. Ma in versione commandos: una task force di mercenari armati fino ai denti, pronta a colpire dovunque nel Mediterraneo. La loro missione speciale era rapire i figli contesi di coppie miste: bambini che erano stati portati da uno dei genitori in Tunisia, Egitto, Libano, Cipro, Ucraina. Dove la legge non poteva arrivare, intervenivano loro. E lo facevano anche quando la legge non riconosceva i diritti di padri o madri: bastava pagare, tanto, e ci pensavano loro. La base operativa di questi rapimenti era a Palermo, dove una donna si era calata nella parte di 007.
L’ucraina Larysa "Larissa" Moskalenko, 50 anni splendidamente portati, aveva messo da parte gli ori conquistati con la squadra olimpica dell’Urss: nei giochi di Seul del 1988 era stata campionessa di vela. Da vent’anni ormai vive in Sicilia dove, per business e per fascino dell’avventura, ha cominciato a organizzare spedizioni da James Bond. Si era legata a un’organizzazione norvegese di contractors, quasi tutti veterani delle forze speciali di mezzo mondo, gli stessi che proteggono i mercantili dai pirati o scortano i manager in zona di guerra. Che non disdegnavano raid molto più particolari: il recupero di bambini contesi. Azioni da Navy Seal, con lo sbarco dal mare, il sequestro e il rientro verso l’Europa.
Larissa Moskalenko gli procurava imbarcazioni veloci, elicotteri, pistole, apparecchiature tecnologiche, rifugi, accompagnatrici e marinai. Il suo compenso? Diecimila euro per ogni missione. L’ex campionessa bionda ha messo però tanta foga nel preparare i blitz, compiendo parecchie ingenuità. Si è persino vantata al telefono delle sue spericolate avventure con gli amici: «Ti dico un segreto, ci hanno rubato un bambino e lo abbiamo riportato indietro». Gli interlocutori restano a bocca aperta. «State tranquilli», dice, forse per tranquillizzarli: «È tutto legale». Invece per tre mesi è stata intercettata dai carabinieri di Carini e le sue parole hanno portato alla fine del sequestro-service.
La velista era arrivata da sola in Italia nel 1993. Bionda, alta, fisico da pin up, va in Sardegna per cercare imbarco nelle regate di altura. Viene ingaggiata subito dall’armatore siciliano Carlo Di Fede ma a metà gara per un incidente si frattura un ginocchio. Di Fede la porta a Palermo e la fa operare. Una volta riabilitata non vuole lasciare la città. Il languore della dolce vita mediterranea, una casa a Mondello che si affaccia sul mare e molte amicizie della Palermo bene la spingono a restare. Inizia a darsi da fare come istruttrice di vela in club nautici, procacciatrice di pubblicità per alcune agenzie di sponsorizzazioni sportive, fino a gestire una società di noleggio barche, la Sicily Rent Boat di Capaci a pochi chilometri da Palermo. Tra le imbarcazioni gestite dalla Moskalenko c’era anche la Molla 2, la barca dell’ex sindaco di Palermo, Diego Cammarata, condannato di recente a tre anni per avere fatto lavorare come skipper un dipendente comunale, esentato dalle sue mansioni.
In pochi anni Larissa entra a far parte di una rete di relazioni che si intreccia spesso con i politici regionali. Ma le sue conoscenze superano i confini italiani e come si vedrà dalle sue telefonate è amica di ex agenti del Kgb, generali russi e ambasciatori italiani. Da cinque anni convive a Palermo con un imprenditore titolare dell’albergo Porto Rais nei pressi dell’aeroporto. Poi lo scorso maggio un incendio nell’hotel mette in crisi la sua arrampicata sociale.
I carabinieri di Carini ritengono che il rogo sia doloso e aprono un’indagine, intercettando i telefoni del titolare e della sua compagna. Larissa chiama amici e conoscenti in diverse nazioni, parlando in inglese e russo. Nulla che riguardasse l’incendio, ma dopo un mese dalle registrazioni emerge qualcosa di più inquietante. Conversando con un’amica, la Moskalenko svela di partecipare al sequestro di bambini, dice di lavorare per una agenzia di sicurezza norvegese che fa base in Sicilia. Gli investigatori si trovano davanti a una doppia vita: l’imprenditrice della nautica nasconde la complice di rapimenti. Emerge così il collegamento con l’agenzia di sicurezza privata norvegese Abp World Group, presieduta da Martin Vage, e con Per Ake Helgesson, un muscoloso contractor che lavora per la società scandinava. L’uomo chiama una sua collega svedese, e le parla dell’ex campionessa: «Il mio contatto qui è una donna della tua età, si chiama Laryssa, è russa. Lei ha contatti con la mafia e quant’altro quindi mi sta fornendo imbarcazioni, skipper, elicotteri e barche. E mi sta anche fornendo diverse donne ma le ho rifiutate perché sono inaffidabili. Quindi proverò a prendere qualcuno dalla Svezia o dalla Norvegia». Le ragazze servono ai contractor per passare inosservati, spacciandosi per turisti durante i sopralluoghi nelle zone operative in cui devono entrare in azione. Per questo Larissa cerca donne che parlano francese e inglese, disposte ad accompagnare gli scandinavi in perlustrazione: mette annunci sui giornali, fa casting in alcuni alberghi di Palermo dove si presentano decine di belle fanciulle per essere selezionate.
Non contenta comincia a telefonare alle amiche: «Mi servono due ragazze che parlano francese, per una missione all’estero». Il telefono per lei che giocava a fare la 007 non ha segreti. Serve uno skipper per pilotare la barca veloce che avrebbe dovuto portare i commandos da Palermo allo coste tunisine? Larissa chiama un amico a Reggio Calabria: «Allora la situazione è questa, collaboro con un’organizzazione di sicurezza norvegese che si occupa di recuperare bambini rubati... e in questo periodo stiamo organizzando un recupero di un bambino rubato in Tunisia. Dobbiamo andare la con la barca... tutto è legale, abbiamo appoggio del consolato, appoggio polizia, di qualsiasi cosa appoggio...». Il blitz vienne messo a segno ad ottobre dello scorso anno in una abitazione di Port el Kantaoui.
Dopo questa operazione, Helgesson riavvia i contatti con Larissa per preparare un nuovo raid in Tunisia, «one more job», come lo definisce il contractor. E la Moskalenko entra di nuovo in azione per ricercare mezzi, fra cui anche un elicottero, armi e attrezzature. Ma questa volta non c’è l’effetto sorpresa, fondamentale per il successo di qualunque blitz.
I carabinieri che seguono a distanza la squadra siculo-scandinava avvisano l’Interpol di un imminente rapimento che sta per essere messo a segno a Chebba Mahdia, nell’entroterra tunisino. A commissionare l’operazione è uno svedese che vuole portare a casa la figlia e il nipotino, che vivono con il marito nel Paese africano. Il papà del bimbo è sicuramente una persona importante e facoltosa, che abita con la sua famiglia in una villa protetta da una decina di guardie del corpo. Quando nel novembre 2012 Helgesson fa irruzione per portare via la donna e il bambino, si ritrova in trappola. Il blitz fallisce mentre il contractor e il suo complice spariscono.
Dopo alcune ore il presidente dell’agenzia di sicurezza Abp World group apprende che sono stati arrestati e rinchiusi in carcere. Da quel momento dei due uomini non si sa più nulla. E qui entra in campo ancora una volta Larissa. Ricomincia a telefonare ai suoi amici, chiede se conoscono persone influenti in Tunisia perché hanno arrestato suoi amici. E a qualcuno offre pure «una mazzetta» per risolvere il problema. Contatta anche l’ambasciatore d’Italia in Ucraina, Fabrizio Romano, chiedendogli di intercedere per via diplomatica con la Tunisia, ma lui spiega che non ha alcun contatto con quel Paese. A quel punto la donna chiede di poter parlare anche con Silvio Berlusconi, ma Romano la sconsiglia e le suggerisce di evitare.
I carabinieri di Carini e quelli del Comando provinciale di Palermo continuano a registrare. E a quel punto il quadro probatorio è completo. Larissa viene arrestata per associazione per delinquere, tratta di persone, sequestro di persona e detenzione di armi. Ordini di cattura anche per Martin Vage, il presidente di Abp World Group, e per Ake Helgesson. Una storia che rischia di non finire qui: secondo i pm Vittorio Teresi e Geri Ferrara che si occupano di questa inchiesta ci sono elementi da cui emerge «una possibile consapevolezza di organi governativi della Svezia e della Norvegia» sul rapimento dei bambini. Insomma, un affare di Stato. Ma Larissa, davanti al gip che le contestava le accuse, è apparsa smarrita. Al magistrato ha detto che si era ispirata proprio ai film di 007: «Credevo che tutto ciò era legittimo. Nei film nessuno viene arrestato».