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 2013  novembre 14 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL BUCO DELL’INPS


MILANO - Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, fa sapere di aver "scritto ai ministri Saccomanni e Giovannini", "invitando a fare un’attenta riflessione" sul bilancio dell’Istituto che ormai è "un bilancio unico, essendo il disavanzo patrimoniale ed economico qualcosa che, visto dall’esterno, può dare segnale di non totale tranquillità".
Parlando davanti alla commissione bicamerale sul controllo degli enti previdenziali, Mastrapasqua ha spiegato come "la genesi della perdita dell’Inps" derivi da "uno squilibrio imputabile essenzialmente al deficit ex Inpdap, alla forte contrazione dei contributi per blocco del turnover del pubblico impiego e al continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali". L’Inps infatti ormai accorpa anche gli ex Inpdap ed Enpals. Una situazione difficile alla quale, secondo il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, devono seguire fatti: "Oltre a lanciare allarmi, mi piacerebbe che Mastrapasqua ci dicesse cosa pensa di fare", commenta la sindacalista. A stretto giro arriva anche la parola rassicurante del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che sottolinea come non ci sia "nessun motivo d’allarme".
Nel tardo pomeriggio lo stesso presidente corregge il tiro con una nota dell’Inps, dove si spiega che i conti dell’Istituto sono in piena sicurezza e si "smentisce ogni allarmismo diffuso dopo l’audizione di questa mattina alla Commissione bicamerale. C’è
piena e totale sostenibilità dei conti della previdenza e dell’Inps. Nessun allarme e nessun allarmismo. Oggi mi sono limitato a ribadire quanto ho affermato lo scorso mese di luglio nell’annuale relazione al Parlamento e che cioè il disavanzo ereditato dall’ex Inpdap, non deve trasformarsi in un sintomo di incertezza sulla tenuta della previdenza italiana. E’ solo un problema contabile, che non mina la certezza dei flussi finanziari. Nessun rischio né per oggi né per domani. Le pensioni sono e saranno regolarmente pagate".
Sul bilancio ex-Inpdap, spiega ancora Mastrapasqua, grava "il continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali, a fronte di trasferimenti statali che appaiono non completamente rispondenti ai fabbisogni, soprattutto nella quota attribuita come anticipazione, innescando crescenti rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività". Sarebbe quindi "auspicabile" riflettere sulla possibilità di intervenire, per legge, in modo da tornare alla situazione precedente alla Finanziaria del 2008, quando in pratica, prosegue Mastrapasqua, l’Inpdap diventò "debitore dello Stato da creditore che era", con la conseguente generazione "dello squilibrio", che ora, dopo la fusione, ricade sull’Inps.
Nel corso dell’audizione il presidente dell’Istituto aveva ricordato che l’accorpamento deve "consentire la realizzazione di una riduzione dei costi complessivi di funzionamento non inferiore a 20 milioni di euro nel 2012, 50 milioni di euro per l’anno 2013 e 100 milioni di euro a decorrere dal 2014". Sforbiciate a cui si devono aggiungere altri tagli "che prevedono complessivamente per l’Istituto - evidenzia Mastrapasqua - una diminuzione delle spese di funzionamento di 169 milioni di euro per l’anno 2012, 477 milioni di euro per l’anno 2013 ed oltre 530 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2014".
(14 novembre 2013)

MARRO SUL BUCO DELL’INPS


ROMA ? L’Inps, nonostante le rassicurazioni del governo, conferma: l’incorporazione dell’Inpdap, l’Istituto di previdenza dei dipendenti pubblici, nello stesso Inps «comporterà, quantomeno nel breve periodo, un problema di sostenibilità dell’intero sistema pensionistico obbligatorio». Sta scritto, come aveva anticipato lunedì scorso il Corriere della Sera, nella nota di assestamento al bilancio di previsione 2012 e nella delibera con la quale il Civ, Consiglio di indirizzo e vigilanza, ha approvato ieri la stessa nota. Delibera approvata da tutti i membri del Civ, in rappresentanza della Confindustria, di tutte le altre associazioni imprenditoriali e dei sindacati. Solo la Uil ha votato contro, ma proprio perché, spiega Rocco Carannante, «il bilancio di assestamento 2012 rischia di passare alla storia come quello che segna il declino dell’Inps. Questo a meno che non si intervenga legislativamente per coprire l’enorme disavanzo economico-patrimoniale dell’Inpdap». Lunedì sera i ministeri vigilanti dell’Inps, cioè l’Economia e il Lavoro, avevano diffuso un comunicato congiunto in risposta alle anticipazioni del Corriere, definendo «del tutto infondata» l’affermazione sull’esistenza di un problema di sostenibilità del sistema. Ma il Civ dell’Inps, invece, conferma e nella stessa delibera aggiunge di ritenere «necessaria l’adozione da parte dei ministeri vigilanti di interventi con i quali sanare il suddetto deficit ed evitare rischi che, con il trasferimento all’Inps delle funzioni degli enti soppressi, possano realizzarsi improprie commistioni ed indebite solidarietà tra sistemi previdenziali oggettivamente diversi tra di loro». Le rappresentanze sociali del mondo del lavoro privato esprimono cioè al governo la loro preoccupazione che il disavanzo di esercizio dell’ex Inpdap, pari nel 2012 a 5,7 miliardi, e il passivo patrimoniale di 10,2 miliardi, entrambi scaricati sul bilancio Inps ? che pertanto chiuderà con un deficit di esercizio di quasi 9 miliardi (contro i 2,2 del 2011) e con un avanzo patrimoniale ridotto a 25 miliardi (contro i 41 del 2011) ? possano essere colmati anche solo parzialmente attingendo a quei fondi che sono in attivo nell’Inps, per esempio quello dei parasubordinati e quello delle gestioni temporanee (ammortizzatori sociali), cioè con i contributi provenienti dal lavoro privato, anziché con trasferimenti dal bilancio pubblico. Per questo motivo la stessa delibera del Civ presieduto da Guido Abbadessa impegna «gli organi di gestione dell’Inps (e quindi anche il presidente Antonio Mastrapasqua, ndr) ad intraprendere ogni utile iniziativa nei confronti delle istituzioni» per evitare che ciò accada. È indubbio, quindi, che siamo in presenza di due linee contrapposte. Da una parte il governo che dice: non c’è alcun problema, sapevamo già del buco dell’Inpdap, ma per il pagamento delle pensioni non c’è alcun rischio perché comunque interverrà lo Stato a ripianare i disavanzi, come ha sempre fatto. Dall’altra parte l’Inps ribatte: non ci fidiamo, aver mischiato i conti della gestione delle pensioni del settore privato con quella del settore pubblico apre il rischio di solidarietà improprie, tanto più ribadisce il Civ nella nota di assestamento che, fino al 1995, lo Stato non pagava i contributi dei suoi dipendenti e negli ultimi 4 anni, si legge nel testo approvato ieri (che in questo punto corregge la precedente versione), sono stati versati ma solo a titolo di «anticipazioni di Tesoreria», per non gonfiare il debito pubblico (sic!) e quindi, in teoria, l’Inpdap dovrebbe restituire questi prestiti (miliardi e miliardi di euro) allo Stato. Un pasticcio nel pasticcio.RIPRODUZIONE RISERVATA
Enrico Marro