Rosaria Talarico, La Stampa 14/11/2013, 14 novembre 2013
DOPO DECENNI I MATRIMONI TORNANO A CRESCERE SOPRATTUTTO SE MISTI
Sarà la voglia di stabilità in mezzo alla crisi o il fascino per l’esotico (o una combinazione di entrambi i fattori), ma in Italia ci si sposa di più. Poco di più, ma l’aumento è in controtendenza rispetto alla cronica diminuzione di matrimoni che dura dal 1972. Gli italiani tornano invece a dire «sì». Nel 2012 sono stati celebrati in Italia 207.138 matrimoni (3,5 ogni 1.000 abitanti), 2.308 in più rispetto al 2011. Ci si sposa sempre più in là come età e sono in netta crescita le unioni in cui uno dei due partner è straniero.
È questo lo scenario che emerge da un’indagine Istat sul matrimonio in Italia. Secondo l’istituto di statistica, le prime nozze costituiscono la quota più rilevante del totale delle celebrazioni (il 93,5% nel 1972 e l’84,3% nel 2012). I primi matrimoni, in valore assoluto, sono passati da 392 mila nel 1972 a 174.583 nel 2012: di questi, 153.311 si riferiscono a celebrazioni in cui entrambi gli sposi sono cittadini italiani (l’87,8% del totale dei primi matrimoni). La forte riduzione di quest’ultima tipologia registrata negli ultimi cinque anni (oltre 32 mila in meno) ha contribuito maggiormente al calo delle nozze osservato nello stesso periodo. Mentre nel 2012 sono stati celebrati poco meno di 31 mila matrimoni con almeno uno sposo straniero (circa il 15% del totale delle nozze), oltre 5.000 in più rispetto al 2010, ma ancora 6 mila in meno a confronto con il picco di massimo del 2008 (36.918 matrimoni pari anche in questo caso al 15% del totale delle celebrazioni).
L’aumento più consistente in termini relativi ha riguardato i matrimoni misti in cui la sposa è cittadina italiana e lo sposo è straniero (38% a livello nazionale, 45,3% al Centro). La frequenza dei matrimoni con almeno uno sposo straniero è maggiore nelle aree in cui è più radicato l’insediamento delle comunità straniere, cioè Nord e Centro. In questa parte del Paese un matrimonio su 5 ha almeno uno sposo straniero, mentre al Sud e nelle isole si registrano proporzioni pari rispettivamente al 7,2% e al 6,5% del totale delle unioni. Il matrimonio arriva poi sempre più tardi, e questo già dagli Anni ’70: oggi gli sposi al primo matrimonio hanno, in media, quasi 34 anni e le spose quasi 31, circa 7 anni in più rispetto al 1975. A questo ritardo ha contribuito la diffusione delle unioni di fatto, che da mezzo milione nel 2007 hanno superato il milione nel 2011. Nel 2012 sono stati celebrati con il rito civile 84.841 matrimoni, 4.500 in più rispetto all’anno precedente, ma ancora 5.741 in meno rispetto al 2008 (-6,3%). In termini relativi, tuttavia, la percentuale dei matrimoni celebrati civilmente continua a crescere: dal 37% nel 2008 al 39% nel 2011, al 41% del 2012. Una scelta da attribuire alla crescente diffusione dei matrimoni successivi al primo e dei matrimoni con almeno uno sposo straniero. Ma anche tante prime nozze vengono celebrate al di fuori di una chiesa (nel 2012 il 31,5% dei matrimoni tra celibi e nubili è stato celebrato così).
Per quanto riguarda la separazione dei beni, i numeri dicono che gli sposi agiscono forse poco romanticamente. Nel 2012 l’incidenza dei matrimoni in regime di separazione dei beni è stata pari al 68,9%. E dopo anni di forti differenze territoriali caratterizzate da maggiore prevalenza della separazione dei beni al Centro-Nord, nel 2012 è al Sud che questa scelta raggiunge livelli superiori al dato medio nazionale. L’Istat specifica che, considerando la distribuzione per livello di istruzione degli sposi rispetto alla scelta del regime di separazione dei beni, si nota come si passi dal 66% degli sposi con titolo basso (65% delle spose) al 70% degli sposi con titolo medio (69% delle spose) per arrivare, infine, al 71% per entrambi gli sposi con titolo alto.