Alberto Mattioli, La Stampa 14/11/2013, 14 novembre 2013
LE PEN RADUNA I POPULISTI “ALLEATI CONTRO QUESTA UE”
Attenti a questi due. L’alleanza firmata ieri all’Aia dalle due star dell’ultradestra antieuropea, Marine Le Pen del Front National francese e Geert Wilders del Partito per la Libertà olandese (Pvv), forse non sarà «storica» come pretendono loro. Ma di certo rischia di causare dei seri problemi all’Unione e ai due partiti che finora l’hanno gestita, i popolari e i socialisti. Perché per le elezioni europee di maggio tutti i sondaggisti sono d’accordo su una previsione sola: la destra populista e nazionalista farà un balzo in avanti.
Da qui la necessità di federarla per «liberare i popoli» (Le Pen) dallo «Stato nazista, il mostro chiamato Bruxelles» (Wilders). «Noi, vecchie nazioni europee, siamo obbligati a chiedere il permesso a Bruxelles per ogni cosa. Bisogna ritrovare la sovranità territoriale, la sovranità monetaria, la sovranità budgetaria. Il tempo in cui i movimenti patriottici erano divisi ed erano talvolta terrorizzati dalla diabolizzazione è finito», proclama madame Le Pen.
Il punto è che, per poter formare un gruppo autonomo all’Europarlamento, bisogna avere almeno 25 deputati (su un totale di 766) ed eletti in un quarto degli Stati membri, dunque sette. Al momento, il Fn ne ha tre e il Pvv quattro. Sicuramente aumenteranno, ma bisogna trovare altri alleati oltre a quelli già arruolati nell’Alleanza europea per la Libertà come gli austriaci della Fpo, i Democratici svedesi e gli indipendentisti fiamminghi del Vlaams Belang belga. Per esempio, quelli padani della Lega. I tedeschi dell’AfD si sono già smarcati, gli ungheresi dell’Jobbik e i partitini ipernazionalisti romeni, bulgari e slovacchi non sono invitati perché accusati di derive razziste e antisemite.
Restano i britannici dell’Ukip di Nigel Farage, anche loro benedetti dai sondaggi, che di eurodeputati ne hanno 13. Ma fanno sapere di ritenere troppo estremista Wilders, il quale però non perde la speranza, assicura Farage del suo «rispetto» e spera «che si potrà unire alla nostra iniziativa dopo le elezioni».
Quello fra Marine e Geert è un matrimonio d’interesse, non d’amore. In realtà le differenze non mancano, ma lei spiega conciliante che «anche in uno sposalizio, non si è obbligati a pensare al mille per cento le stesse cose». Di sicuro, come avrete notato, i due hanno in comune l’orrore per l’eufemismo. Però, per esempio, Wilders chiede di vietare il Corano, che paragona al «Mein Kampf»; Le Pen, nel corso del loro precedente incontro, in aprile a Parigi, sull’argomento si era dichiarata, bontà sua, «forse meno radicale».
E poi il Pvv è profondamente filoisraeliano, mentre il Fn, e specie il suo fondatore, papà Le Pen, è stato spesso accusato di antisemitismo. Adesso, però, «è Marine il capo!», garantisce Wilders. L’olandese è anche favorevole al matrimonio omosessuale, che anzi cita regolarmente nella sua polemica contro i musulmani, mentre Le Pen è contraria, benché nella recente battaglia contro la sua introduzione in Francia si sia mostrata assai discreta (e quella parte di destra ancora più a destra di lei l’ha subito accusata di circondarsi di una «lobby gay»).
L’incontro, che si è svolto al Parlamento dell’Aia, è stato contestato da una modesta manifestazione di una ventina di militanti antifascisti. Ma i due partiti che vogliono disfare l’Europa hanno il vento in poppa. Il Pvv è stato sconfitto alle politiche dell’anno scorso, ma da allora è in costante crescita nei sondaggi. E il Fn, con la Francia in piazza contro François Hollande e la politica di tagli e di rigore sponsorizzata da Bruxelles, vola nelle indicazioni di voto per le europee. Anzi, con il 24% sarebbe addirittura il primo partito francese.