Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/11/2013, 14 novembre 2013
PERISCOPIO
La storia d’Italia è fitta di misteri non risolti, l’ultimo è la popolarità di Renzi. Jena. La Stampa.
In Inghilterra anche la sinistra è liberale. In Francia, nemmeno la destra lo è. André Compte-Sponville, Dictionnarie philosophique. PUF.
Feltrinelli pubblica un inedito di Israel J. Singer «La stazione di Bachmatch». Corro felice in libreria. Poi vedo che l’ha tradotto Erri De Luca. Piuttosto, mi dimetto da Magistratura democratica e vado in pensione. Maurizio Crippa, il Foglio.
I due board di Bpm potrebbero fare un passo indietro. Così la banca potrebbe fare due passi avanti. Il rompi-spread. MF.
Va bene, Silvio Berlusconi è finito. E questo l’hanno detto o gridato più o meno tutti. Tutti l’abbiamo visto, gonfio di dolore e di rassegnazione, dichiarare la sua fiducia all’odiato governo. E la sinistra? La sinistra non l’abbiamo vista. Eppure avrebbe dovuto essere una protagonista degli ultimi giorni di Silvio. Avrebbe dovuto condizionarli, determinarli, almeno controllarli. E con la morte dell’arcinemico, avrebbe dovuto acquistare spazio, visibilità, ruolo politico. Invece è scomparsa. Ritanna Armeni. il Foglio.
Il cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, vuole produrre filmati per la tv. Fini mi chiede di dargli una mano. Gli offro uno spazio di 15 minuti ma il giovane scalpita. Ha fretta e smania. Esagera. Una volta al telefono è addirittura sgarbato. Decido di non vederlo né sentirlo più. Mando a Fini un biglietto, gli chiedo di tenerlo a freno, anche perché circolano delle voci di altri suoi attacchi ad altri dirigenti Rai e a esponenti politici di governo. Fine dei rapporti di Fini con me. Mauro Mazza, Vent’anni e una notte.
Siamo nella società dei diritti, in cui si teorizza anche il diritto di avere diritti e si scambia per diritto la realizzazione e la legalizzazione di ogni desiderio. Alfonso Berardinelli. Il Foglio.
Craxi amava citare i classici della letteratura per ragazzi. Mi diceva. «Hai letto troppo Cesare Pavese e troppo poco Giamburrasca». Claudio Martelli, Ricordati di vivere. Bompiani.
Va da sé che i napoletani, che in questo gioco sono maestri insuperabili, hanno appiccicato al loro incontenibile viceré (il sindaco Luigi De Magistris) un nuovo nomignolo. I primi li aveva elencati Aldo Grasso: «Giggino ’a manetta» (da magistrato che incarcerava), «giggino ’o skipper» (omaggio all’America’s cap), «Giggino ’o scassatore» (rottamatore), «giggino ’o floppe» (sta per flop), «Giggino ’a promessa» (alla bulimia verbale, non sempre sono corrisposti i fatti), «Giggino ’ncoppa a gaffe» («Napoli è più sicura di Bruxelles», per dirne una) fino alla sintesi: «Giggino io narcisindaco». La collezione, dopo aver appreso che il sindaco di Napoli si è tenuto per sé ben 18 deleghe, si arricchisce con «Giggino ’o factotum». Gian Antonio Stella. Sette.
Non serve molto per poter essere arrestato in Corea del Nord. Puoi essere portato in un campo di lavoro forzato se nomini i leader Kim Il-sung o Kim Jong-il senza anteporre il titolo di «compagno tongji». In Corea del Nord, la gente fuma il tabacco arrotolato nei fogli di carta. Quando non c’è abbastanza carta, qualcuno, al suo posto, usa i fogli del quotidiano Rondong. Puoi essere deportato nei campi di prigionia perché magari non hai fatto attenzione all’immagine di Kim Il-sung riportata sul giornale che hai fumato. Testimonianza nel documentario del tedesco Marc Wiese, Camp 14: Total Control Zone.
L’accelerazione governativa sulla chiusura dei minitribunali ha scatenato proteste. Fra esse, un vibrante appello su Facebook dell’ex senatore Imposimato perché almeno i tribunali di Sorrento, Melfi e Sala Consilina siano risparmiati dalla falcidia. Più di mille «mi piace» e un centinaio di commenti, hanno confortato l’intervento di Imposimato, con argomentazioni però che possono essere definite arrischiate. Si parla di «presidi di legalità» sottratti ai cittadini del Sud in regalo alla mafia, ma in realtà a presidiare dovrebbero essere stazioni di carabinieri e commissariati. Massimo Bordin. Il Foglio.
Confesso che sono entrata nella cartoleria perché ho sentito il profumo. La porta era aperta e ne veniva un odore fragrante di carta, di quaderni, di grafite. Ricordi restituiti alla memoria, nella folgorante capacità evocativa dell’olfatto: il profumo delle cartolerie all’inizio della scuola è identico a quarant’anni fa. E ancora, come entri, tutto è uguale: una stretta bottega gremita all’inverosimile di bloc notes, zaini, matite, astucci, nei colori sfavillanti che le cose hanno solo quando sono nuove di zecca. Io, ero entrata solo per annusare. Ma poi non ho saputo trattenermi, davanti a quelle file di quaderni dai fogli candidi e intonsi, alle batterie di matite colorate allineate come munizioni in una cartucciera: ansiose, si direbbe, che mani di bambini le impugnino, e inondino il bianco di colori. Io, non avevo bisogno di niente. Ma non sono riuscita a controllarmi. Questi quaderni con le copertine a fiori, ha detto dentro di me una voce infantile, con prepotenza, li voglio. Non so per farne cosa, ma li voglio. Marina Corradi. Tempi.
«Niente lupi, niente lupi/ Solo gatti, gatti, gatti / Niente più pensieri cupi / Ma ridiamo come matti». Una filastrocca inventata da Giuliano Zincone per i suoi figli quando erano piccoli e che i suoi figli, diventati adulti, hanno recitato davanti alla sua bara nel corso del suo funerale. Pierre de Nolac.
Ho fatto centinaia di sedute analitiche per curare le mie ossessioni e fobie. Inutili. Da un punto di vista psicofisico, il periodo migliore furono gli anni dell’impegno nel Pci. Ero guarito. Forse perché ci credevo davvero. Forse perché io, che non avevo mai avuto una fede, lì, avevo una fede. Poi, quando seppi dei crimini staliniani mi cascò il mondo addosso. Luca Canali, latinista. Repubblica.
«Immenso Scola» è stato scritto da qualche parte in merito al film su Fellini. Mi facessero il piacere. In «Che strano chiamarsi Federico», il giovane Fellini è ridotto a una specie di Neri Marcorè e il vecchio Fellini è un signore pronto, non per il set, ma per i giardinetti. Camillo Langone. Il Foglio.
La pubblicità è il commercio dell’anima. Marcello Marchesi, Dottor Divago. Bompiani.
Mi chiesero pensosi quale opera salverei se il museo bruciasse. Risposi, senza riflettere: «Quella più vicina all’uscita». Ennio Flaiano.
Il matrimonio è l’anticamera del divorzio. Roberto Gervaso. il Messaggero.