Sergio Rizzo, Corriere della Sera 14/11/2013, 14 novembre 2013
SUVICH, NAZIONALISTA TRIESTINO E DIPLOMATICO DI MUSSOLINI
Mi sono imbattuto in una figura singolare della diplomazia italiana, Fulvio Suvich. Fascista della prima ora, seppe indirizzare, da sottosegretario agli Esteri, la politica filo-societaria italiana dagli accordi Mussolini-Laval del gennaio del 1935 al Fronte di Stresa dell’aprile dello stesso anno. Che ne fu di lui quando «il peso determinante» italiano oscillò verso l’alleanza con la Germania?
Giovanni Godoli
Caro Godoli,
P er la verità Suvich non fu un «fascista della prima ora». Era un irredentista triestino, volontario allo scoppio della Grande guerra, ed entrò alla Camera, dopo le elezioni del 1921, nella lista dei nazionalisti che facevano parte del Blocco nazionale. Può essere considerato fascista, quindi, soltanto dal momento in cui il partito di Mussolini e quello nazionalista di Luigi Federzoni crearono insieme il Partito nazionale fascista.
Nella sua carriera politica fu dapprima sottosegretario alle Finanze nel 1926 e poi sottosegretario agli Esteri dal 1932 al 1936, vale a dire negli anni in cui Mussolini volle conservare per sé il ministero di Palazzo Chigi. Suvich era particolarmente adatto all’incarico. Si era laureato in Austria prima della Grande guerra, parlava tedesco, conosceva bene l’Europa del vecchio impero austro-ungarico ed era convinto che l’indipendenza di un’Austria amica fosse la migliore garanzia contro la rinascita della potenza tedesca. Dal 1932 al 1936, e soprattutto dopo l’avvento di Hitler al potere, Suvich fu quindi il maggiore collaboratore di Mussolini in tutte le occasioni in cui il capo del governo sembrò deciso a rafforzare i rapporti con la Francia e la Gran Bretagna. Secondo Antonio Ciarrapico, autore di un libro su Le ombre della storia , apparso recentemente presso l’editrice Aracne, poteva contare su un gruppo di diplomatici che avevano le stesse idee: Vittorio Cerruti, Gino Buti, Leonardo Vitetti e Pietro Quaroni.
La situazione cambiò bruscamente nel 1936 quando Mussolini nominò Galeazzo Ciano al ministero degli Esteri e decise di sostenere i nazionalisti di Franco nella guerra civile spagnola avvicinandosi alla Germania. Suvich, nelle nuove circostanze, era diventato inutile, se non addirittura ingombrante. Fu nominato ambasciatore a Washington dove rimase soltanto due anni, dal 1936 al 1938, e andò a raggiungere il gruppo dei ministri di cui i dittatori, nella seconda metà degli anni Trenta, si sbarazzarono quando vollero cambiare politica: Kostantin von Neurath, che si dimise nel 1938 per lasciare il posto a Joachim von Ribbentrop, e Maksim Litvinov che Stalin rimpiazzò con Vjaceslav Molotov.
Dopo Washington Suvich rimase ancora per qualche tempo al ministero degli Esteri e si ritirò poi a vita privata. Morì a Trieste nel 1980 all’età di 93 anni.