Elena Dusi, la Repubblica 13/11/2013, 13 novembre 2013
SOLE – IL MISTERO DELLA NOSTRA STELLA SENZA PIÙ MACCHIE NÉ TEMPESTE
Dovrebbe ruggire e ribollire. Invece il Sole, al culmine del suo ciclo di attività, se ne sta sorprendentemente tranquillo. Poche le tempeste e le macchie solari. Eppure per l’autunno 2013 era previsto quel picco di turbolenza che la stella tocca ogni 11 anni. «L’attuale massimo è particolarmente debole» conferma Alessandro Bemporad, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica presso l’osservatorio di Torino.
I massimi non così massimi e i minimi sempre più minimi si succedono da qualche decennio, come se in generale l’attività del Sole si stesse attenuando. In realtà la presenza di macchie e tempeste non ha nulla a che fare con l’energia che si crea nella fornace della stella e ci riscalda, ma dipende dall’intensità del suo campo magnetico. «I dati del passato — continua Bemporad — mostrano che una serie di massimi deboli ha preceduto il cosiddetto “minimo di Maunder”. Ovvero un periodo di circa 70 anni alla metà del 1.600 nel corso del quale non sono state osservate macchie sul Sole».
In parziale coincidenza con il minimo di Maunder — ma nessuna relazione di causa ed effetto è stata dimostrata — in Europa si verificò la piccola era glaciale. La temperatura media nell’emisfero nord si abbassò di 0,4 gradi e la laguna di Venezia divenne attraversabile a piedi. Di minimi simili se ne sono contati circa 24 negli ultimi 10mila anni. Ma affidarsi ai capricci della stella per pensare di risolvere il problema del riscaldamento climatico (che ha fatto aumentare di 1,5 gradi la temperatura media della Terra) è probabilmente inopportuno. «È vero che le nostre simulazioni per prevedere l’attività del Sole sono diventate accurate» prosegue Bemporad. «Ma non è possibile anticipare il comportamento della stella, che ci ha abituato a molte irregolarità. Il ciclo di attività dura 11 anni in media, ma si sono registrati anche cicli di 6 anni e di 13 anni».
Se oggi macchie e tempeste solari sono tenute sotto controllo dai satelliti e il “meteo spaziale” può essere seguito grazie a siti internet e app per cellulari, l’attività storica della stella è stata ricostruita osservando gli anelli degli alberi e gli strati di ghiaccio ai poli. Più l’attività solare è intensa, infatti, più i raggi cosmici che spazzano costantemente l’universo vengono deviati dall’atmosfera terrestre. Nei periodi di attività solare minima, le particelle elettricamente cariche che formano questo “vento cosmico” si accumulano in maggiori quantità nei tronchi o nel ghiaccio.
Ogni 11 anni tra l’altro, in coincidenza con il massimo di attività, il campo magnetico del Sole si inverte. I primi segnali di questo salto di 180 gradi sono apparsi lo scorso agosto, con l’inversione del polo nord. Quello sud dovrebbe seguire a breve, ma bisognerà aspettare il prossimo minimo perché la carambola si concluda e diventi ben nitida. Dall’inizio della vita della stella questo fenomeno è già avvenuto circa 418 milioni di volte, senza problemi. Anche sulla Terra sud e nord cambiano periodicamente posto. Ma nel caso del nostro pianeta l’attesa del salto dura 11 milioni di anni.
Le macchie che si formano sulla superficie del Sole, e che possono essere estese più della stessa Terra, sono aree scure perché più fredde di quelle circostanti (4.200 gradi invece dei normali 6mila). In un periodo di massimo, possono formarsene centinaia in poche ore. Durante i minimi invece la superficie resta immacolata anche per giorni interi. Nel 2008 la stella è rimasta senza macchie per 266 giorni (il record dell’ultimo mezzo secolo). L’anno successivo la stella avrebbe dovuto uscire dal cavo dell’onda e riprendere la sua attività. Invece la sequenza di giornate tranquille raggiunse quota 260. Il 2010 e il 2011 sono stati più vivaci. Ma anziché continuare a risvegliarsi, dal 2012 il Sole è tornato in una fase di semi-letargo.
Macchie ed eruzioni di particelle cariche elettricamente — se eccezionalmente intense — possono disturbare satelliti in cielo, gps e comunicazioni radio e linee di trasmissione dell’elettricità sulla Terra. Ma per gli amanti delle aurore boreali, più intensa è l’attività della stella, più emozionante lo spettacolo.