Federico Rampini, la Repubblica 13/11/2013, 13 novembre 2013
I DRONI USA ALLA CONQUISTA DEGLI OCEANI
La rotta più lunga parte dalla East Coast degli Stati Uniti, attraversa l’Atlantico puntando dritto alle isole Azzorre e finisce al largo del Portogallo. Un’altra costeggia l’isola di Capoverde e le Canarie, poi risale fino all’Islanda. Una terza circumnaviga Portorico e Cuba. Sono i nuovi itinerari dei droni. A centinaia di metri sotto la superficie dell’acqua. Ormai noti da tempo come i nuovi killer dei cieli, ampiamente usati dalla Cia e dal Pentagono per gli attacchi contro i taliban e Al Qaeda; sempre più diffusi anche in funzioni di spionaggio aereo al servizio del Grande Fratello; ora i robot senza pilota abbattono una nuova barriera e s’impadroniscono degli oceani. Inizialmente a scopi scientifici, meteorologici, perfino umanitari. Naturalmente l’uso militare è già previsto: una delle più grosse flotte di droni subacquei è già in dotazione alla U.S. Navy, ben 65 apparecchi. Forse un giorno la caccia ai sottomarini nucleari russi o cinesi la faranno loro, se non la stanno già facendo.
Per adesso a esaltare questo uso dei droni subacquei sono soprattutto gli scienziati, dai biologi marini agli studiosi del clima, tutti convinti delle loro enormi potenzialità. Una delle più importanti università che li usa è la Rutgers, i cui biologi marini operano da una base di Atlantic City. Il loro progetto coinvolge 16 agenzie federali di Stati Uniti e Canada, ed è battezzato “Gliderpalooza”. È la fusione di due parole, “glider” sta per aliante ma può indicare altri apparecchi che si muovono senza motore, “palooza” è un festino. La tecnologia di questi droni li rende versatili, poco costosi rispetto ad altri apparecchi per l’esplorazione sottomarina, e anche molto discreti (cosa che certamente attira i militari). Non hanno eliche, si spostano perché assorbono e poi espellono piccole quantità d’acqua, così facendo azionano delle “pinne” meccaniche che li muovono. Prodotti dalla Teledyne Webb Research Corporation, gli Slocum Glider in dotazione alla Rutgers costano dai 125.000 ai 150.000 dollari, molto meno dei sommergibili scientifici alla Cousteau il cui funzionamento può costare fino a 100.000 dollari al giorno.
Un’inchiesta del New York Times tra gli scienziati della Rutgers University rivela le applicazioni più affascinanti dei droni marini. Gli oceani sono oggetto di studio da molti decenni usando i satelliti, e ad altri sistemi di rilevazione disseminati su boe galleggianti dotate di sensori. Ma con l’eccezione delle spedizioni ad alte profondità, rare e costose, tutti questi strumenti di osservazione restano in superficie. I droni invece si spingono agevolmente fino a 200 metri di profondità, e possono essere configurati per andare molto più giù. La flotta in dotazione alla Rutgers University ha già ultimato missioni per 150.000 km. Le informazioni raccolte, ha spiegato l’oceanografo Scott Glenn al New York Times, possono rendere più precise e affidabili le previsioni su eventi naturali distruttivi, come gli uragani e i tifoni. L’intensità di queste turbolenze atmosferiche è determinata spesso dalla temperatura degli oceani a grandi profondità. «Prevedere meglio la loro intensità significa poter valutare meglio l’impatto sulle popolazioni umane, soprattutto in Asia dove vive la maggior parte delle popolazioni colpite quando tifoni e uragani arrivano sulla terraferma», secondo Glenn. Dall’uragano Sandy che devastò la East Coast un anno fa, fino al tifone Haiyan che ha fatto strage nelle Filippine, questi eventi estremi potrebbero diventare un po’ meno mortali. Altre applicazioni riguardano lo studio dell’inquinamento degli oceani; o le trasformazioni avvenute nella fauna marina, nei movimenti migratori dei banchi di pesce. Uno degli “oggetti” misteriosi che affascinano gli scienziati marini, è la gigantesca “bolla” di acqua fredda che staziona sui fondali nell’Atlantico quando il resto dell’oceano si riscalda in primavera e in estate. Il comportamento della “bolla fredda”, la velocità con cui si mescola ed influenza la temperatura del resto del mare, potrebbe svelare i suoi segreti ai droni e consentire un progresso nelle conoscenze oceanografiche, meteorologiche, ambientali. Infine anche un film come “Caccia a Ottobre Rosso” avrebbe un seguito molto diverso, se in futuro le grandi manovre delle flotte militari negli oceani avranno i droni come accompagnatori silenziosi e invisibili.