Filippo Ceccarelli, la Repubblica 13/11/2013, 13 novembre 2013
DA BADANTE SILENTE A PORTAVOCE POLITICA ORA LA ROSSI DIFFONDE IL VERBO DI SILVIO
HA COLPITO parecchio, in vista del Consiglio nazionale del Pdl, la lunga nota della senatrice Mariarosaria Rossi. E non solo per il tono abbastanza nord-coreano: «Solo un grande leader come lui», «chi come me ha l’onore di lavorare al suo fianco», «la sua natura», «la dimostrazione di questo suo talento», «i leader del mondo gli hanno sempre riconosciuto ».
O per il timbro squillante che al suo appello, invero di faticosa stesura, assegnava quella tiritera di «a» accentate, «unità», «personalità », «sensibilità», «diversità», «vitalità », «egli saprà» (Berlusconi, ovvio), «capacità», «criticità», «opportunità ».
La novità, tanto per restare in trepida consonanza, sta nella circostanza che Mariarosaria si è ieri finalmente conquistata un vero ruolo politico, e ancor più che per la prima volta tanti altri nel suo partito e fuori, giornalisti compresi, si sono visti costretti a riconoscerglielo.
Per troppo tempo, in effetti, era stata: «La badante». L’ammiccantissimo nomignolo traeva in qualche modo la sua legittimità dall’andazzo, tra lo spensierato e il multifunzionale, con cui nelle ultime legislature in ambito berlusconiano si è proceduto alla promozione femminile.
Si è anche scritto che acquistò popolarità per aver organizzato cene e feste con l’obiettivo di tirare su il morale del premier nel castello di Tor Crescenza. Indimenticabili le foto su Chi e l’avviso ai visitatori malintenzionati: «Non avvicinarsi, area difesa da cani addestrati ».
Presente, ma anche divertente nelle intercettazioni («Ancora bunga bunga? Ah, no, io allora vado a dormi’!»), e comunque sentita anche dal tribunale, sostenne di non aver mai visto la statuetta del Priapo africano perché, essendo il Cavaliere «privo di vizi», lei si era alzata da tavola per fumare. E tuttavia, nell’interminabile narrazione di un potere insieme sfarzoso e allo stremo, il personaggio della Rossi sembra assai più interessante di quanto ogni vano declassamento abbia voluta farla figurare.
Ha 41 anni, viene da Piedimonte Matese, separata, un figlio, ha vinto un seggio per Forza Italia in un popoloso quartiere di Roma guadagnandosi l’appellativo «Madonnina di Cinecittà» per via delle icone-poster. Nella capitale gestisce una società, significativamente ribattezzata «Premier Service », che fa recupero crediti e indagini di mercato. Quando lo scorso anno il povero Alfano provò a fare le primarie, Berlusconi accolse la rivelazione con una smorfia di autentica meraviglia e gli contropropose: «Mariarosaria ha messo in piedi un bellissimo call-center, dai retta a me, facciamo fare a lei». Poche settimane dopo si riseppe che insieme con il Cavaliere aveva composto le parole di un fantomatico inno dal titolo: «Gente che resisterà». E se pure ci furono subito impicci perché la musica sembrava copiata, da quelle parti la mansione paroliera al fianco del capo indicava un’ascesa ormai pressoché incontrollabile.
A quel punto aveva già preso il posto di Marinella, storica segretaria. E oggi controlla l’agenda del Cavaliere, l’accompagna dappertutto, gli filtra le telefonate e gli incontri. Svelta e accorta, per quanto valgano i sentimenti in quel mondo, gli vuole anche bene e lo consiglia. Nell’iconografia del tardo- berlusconismo è quella figuretta diafana, dalle profonde occhiaie e i lunghi capelli, che Sgarbi — non esattamente un estimatore — ha descritto «silente e immancabile » e messo in stretta relazione con Francesca Pascale, che a sua volta lei «sostiene e protegge».
Non è detto che gli storici del futuro le accorderanno il dovuto rilievo, ma pare acclarato che l’alleanza, la complicità tutta femminile e il potere silenzioso di tali creature ha letteralmente schiavardato, a scapito di maggiordomi e fagiolini, l’intero sistema cortigiano di Arcore e Palazzo Grazioli. Silvione lo sa, ci sta, e gigioneggia in caso di arresti domiciliari, dinanzi all’ipotesi di trovarsi «prigioniero delle due signore qui presenti ».
Comunque è lei la più simpatica e scafata. Un colpo di coda di residuo maschilismo impone di aggiungere a queste sofferte note che Mariarosaria, come del resto certificato dal suo leader che proprio per tale motivo la qualificò «una presenza anticongiunturale », insomma, possiede un grande petto. Ebbene: «Il mistero — ha risposto una volta lei in un’intervista — è scoprire quanto porto di reggiseno». E quindi, a sorpresa: «Ma il mio lato B è anche migliore — oddio, e ora chi lo sente a Cicchitto?».