Claudio Del Frate, Corriere della Sera 13/11/2013, 13 novembre 2013
FILIPPO E IL COLLEZIONISTA TURCO SI SFIDANO SUI GIOIELLI DEI SAVOIA
Vanno all’asta i diamanti, gli smeraldi e gli ori di casa Savoia. E anche se chi vende appartiene a un ramo secondario dell’ex casa regnante, anche se la vendita viene celebrata in un tempio come la sede di Christie’s a Ginevra, è sempre un pezzo di storia che finisce chissà dove. E davvero non c’è confronto tra la spilla di perle e diamanti che ha adornato il collo della regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III, e le parure pur sfarzose dell’eccentrica ereditiera sudamericana Vera de Espirito Santo, battute nella rinomata casa d’aste pochi minuti prima dei cimeli sabaudi.
Si compie tutto in mezz’ora: tredici lotti che Christie’s definisce nel suo catalogo «property of the royal family of Savoy» passano di mano talvolta rimanendo al di sotto della valutazione degli esperti, ma in qualche caso raddoppiandola. La gara al rialzo più serrata si scatena per un orologio da tavolo art déco in madreperla incastonato di diamanti e pietre preziose: se lo porta a casa per 185 mila franchi svizzeri — 150 mila euro — un riservato «monsieur Filippo» (per la precisione Filippò, come viene chiamato più volte in sala). Vista la deferenza e la familiarità con cui il direttore dell’asta si rivolge a lui deve trattarsi di un collezionista o un commerciante del settore; comunque un personaggio di casa tra i velluti della sede ginevrina. Filippò è stato il protagonista della giornata: orologio a parte, si è aggiudicato anche una collana di perle e una spilla di diamanti, staccando rispettivamente assegni per 32 mila e 38 mila franchi.
Le aste al giorno d’oggi non si giocano solo con il rito delle alzate di mano in sala, i «player» possono rimanere nell’ombra partecipando in diretta via telefono o via Internet: e proprio un misterioso acquirente del web, collegato dalla Turchia, ha fatto suoi un medaglione con diamanti e zaffiri e un portasigarette in oro. Altre offerte sono arrivate dal Texas, rintuzzate però dall’implacabile Filippò.
Fin qui gli acquirenti; ma come sono finiti nelle teche di Christie’s quei 13 cimeli così carichi di storia, che raccontano di nozze e sangue blu, di Belle époque, di un’Europa al tramonto e di lì a poco sconvolta dalla Grande guerra? Alcuni dettagli in calce al catalogo e soprattutto il dibattito che si è acceso tra i simpatizzanti monarchici d’Italia (in particolare il sito altezzareale.com ) indirizzano verso un personaggio preciso, Maria Isabella di Savoia-Genova, discendente di un ramo secondario della Real Casa. Nata nel 1943, strettamente imparentata con gli ex sovrani d’Italia, la nobildonna oggi trascorre gran parte del suo tempo in Brasile e fa vita molto riservata; non ha voluto perciò svelare perché abbia deciso di privarsi di quel piccolo tesoro.
«Ma in realtà le vendite di pezzi pregiati da parte di famiglie reali non sono così infrequenti e anzi il significato storico di quegli oggetti attira sempre i collezionisti e gli appassionati» commenta Davide Colombo segretario nazionale dell’Umi (Unione monarchica italiana). «L’attenzione riservata all’evento ginevrino — prosegue Colombo — è la conferma del fascino che le monarchie continuano a suscitare al giorno d’oggi. Comunque non siamo di fronte a una “svendita dei tesori dei Savoia”, non ci leggerei una particolare valenza politica».
Sarà, ma tra i nostalgici delle teste coronate ieri tirava un’aria piuttosto mesta. Proprio come era accaduto nel settembre scorso quando Amedeo d’Aosta aveva annunciato la messa all’asta di una serie di oggetti che erano stati regalati a lui e alla sua famiglia. Posateria d’argento, bicchieri, qualche ritratto di antenati non destinato a entrare nella storia dell’arte: niente in grado di pareggiare con la lucentezza dei gioielli trattati ieri a Ginevra. Unica simbolica consolazione: Amedeo aveva affidato la vendita alla casa torinese Bolaffi, gesto interpretato come l’indissolubilità del legame con il Piemonte sabaudo.
Claudio Del Frate