Alan Friedman, Corriere della Sera 13/11/2013, 13 novembre 2013
VOTERÒ IL SINDACO. BISOGNA CAMBIARE
Carlo De Benedetti si schiera e annuncia: «alle primarie del Pd voterò per Renzi». E aggiunge che vede «assolutamente» il sindaco di Firenze come futuro premier.
De Benedetti si sbilancia per la prima volta e lo fa nel corso di una lunga intervista realizzata per il libro sulla politica ed economia italiana che sto scrivendo per Rizzoli.
La sua dichiarazione su Renzi pone il padrone del gruppo l’Espresso-Repubblica in una posizione di netto dissenso con il fondatore Eugenio Scalfari, che in un editoriale uscito domenica scorsa ha annunciato che non voterà per Renzi alle primarie perché «la sua eventuale riuscita politica rappresenta un’imprevedibile avventura».
Nell’intervista che mi ha concesso nel suo studio privato di via Ciovassino, De Benedetti ha anche offerto la sua prima difesa dettagliata sull’inchiesta aperta ad Ivrea in merito alla presenza di amianto in alcuni stabilimenti della Olivetti: le officine Ico, i capannoni di San Bernardo e il comprensorio industriale di Scarmagno. Ha sostenuto che «la colpa di questi morti è dell’epoca di Adriano (Olivetti). Non di Adriano, ma degli architetti che hanno lavorato per Adriano».
Ho chiesto a De Benedetti di spiegarmi perché ha deciso di votare per Renzi.
«Innanzitutto», ha risposto, «per l’età, lo devo dire francamente. Perché io penso che sia necessario cambiare, saltare una generazione. Ormai la nostra speranza è legata a chi oggi ha meno di quarant’anni».
Nel suo endorsement al sindaco di Firenze, però, De Benedetti non solo mostra un’opinione diversa da quella di Scalfari ma ammette anche, visto che alle primarie di un anno fa aveva votato per Bersani, di aver cambiato idea.
«Ho votato per Bersani quando c’è stato Bersani-Renzi, perché non avevo ancora conosciuto abbastanza Renzi e quindi avevo una certa diffidenza. Detti addirittura un’intervista al Corriere in cui dissi, a proposito di Renzi, che di Berlusconi ne abbiamo già avuto uno. Quindi avevo un’opinione molto... non negativa, ma di una persona molto superficiale».
E oggi, ora che sostiene di conoscere meglio Matteo Renzi, qual è il suo ragionamento?
«Il mio parere su Renzi è che è una spugna», risponde De Benedetti. «Prima di tutto è un ragazzo intelligente e su questo non c’è dubbio. È estremamente quick . È reattivo ed è una spugna. Cioè, impara le cose con una velocità... ha una capacità di assorbimento formidabile». Non solo: «Poi ha una dote, che per alcuni è un difetto, per me è un pregio, e cioè l’empatia, è una persona empatica».
«Dopodiché — aggiunge il patron di Repubblica — se Bersani lo critica dicendo “Non vogliamo di nuovo un partito di un singolo individuo, i partiti personali non mi piacciono”, ma qui si tratta del modo poi con cui si organizzerà un partito, la leadership occorre! E la leadership si fa su due cose: una condizione di accesso è comunque l’empatia, e poi una condizione altrettanto necessaria sono i contenuti».
Chiedo poi all’Ingegnere se vede Renzi come futuro premier. E lui risponde fulmineo.
«Assolutamente sì. Io non credo che ci sia storia. Se domani ci fossero, quando ci saranno le elezioni, se Renzi in quel momento sarà candidato alla premiership, allora francamente non vedo nel centrodestra una persona che possa in qualche modo competere con lui».
E sul caso dell’inchiesta della Procura di Ivrea — che lo vede indagato, assieme ad altri ex manager della Olivetti compresi il fratello Franco e Corrado Passera, per venti morti sospette che si ipotizza causate dal contatto con l’asbesto — De Benedetti finora non aveva risposto che con una nota del suo portavoce in cui si sostiene la sua «totale estraneità».
Con me, De Benedetti mette le mani avanti e sottolinea come al momento non sia ancora stato interrogato da nessuno. Ma, aggiunge con consapevolezza, «lo sarò».
Poi offre questa sua difesa: «Leggendo i giornali vedo, constato che una delle cause sarebbe lo stabilimento Ico. Ico vuol dire Ingegnere C. Olivetti, che è la gloria, è stata l’emblema del successo di Adriano Olivetti con l’architettura industriale: una fabbrica totalmente di vetro, totalmente aperta». «Da un lato — osserva l’Ingegnere, che è stato presidente dell’azienda di Ivrea dal 1978 al 1996 — si definisce Adriano come una persona che aveva una visione umanistica, culturale, del lavoro e così via. E poi, voglio dire, la colpa di questi morti è dell’epoca di Adriano. Non di Adriano, ma degli architetti che hanno lavorato per Adriano».
Chiedo però se lui e Passera sapevano che c’erano problemi di amianto.
«No», replica. «La legge italiana che ha proibito l’uso dell’amianto è del ‘92. Quindi, voglio dire, prima di allora nessuno... lo usavano tutti...».
Insisto ancora, chiedendo se si era a conoscenza dei pericoli di questa sostanza che i lavoratori chiamavano «talco». E lui dice no, «non si sapeva». «Talco, sì», dice De Benedetti. «Ma, voglio dire, io non lo so se ci fosse negli stabilimenti che non ho costruito io. Io ne ho costruito uno solo di palazzo durante il periodo in cui sono stato alla Olivetti, che è il secondo palazzo uffici, e certamente quello non ha problemi».