Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 13/11/2013, 13 novembre 2013
GAS, AZZERATE LE FORNITURE DALLA LIBIA
Le difficoltà erano state anticipate dallo stesso Paolo Scaroni: «Il terminal di Mellitah è sotto attacco – aveva dichiarato la settimana scorsa l’amministratore delegato dell’Eni – e ci stanno spingendo a chiudere l’export verso l’Italia». Alla fine è successo davvero. Dalle 6 di ieri mattina, secondo Snam, le forniture di gas dalla Libia sono azzerate, né si sa quando potranno riprendere.
Nel frattempo, la tensione tra Russia e Ucraina sta salendo: secondo indiscrezioni di stampa Kiev avrebbe interrotto da venerdì scorso le importazioni di gas da Mosca, con cui è in corso l’ennesima disputa sui prezzi, e minaccerebbe di non riprendere gli acquisti almeno fino all’anno nuovo. Una situazione che per il momento non ostacola l’arrivo di metano agli altri clienti di Gazprom – Italia in testa – ma che costituisce un ulteriore elemento di inquietudine per i prossimi mesi invernali. Dai russi stiamo infatti acquistando sempre di più: quasi il 50% delle nostre importazioni, ossia 22 miliardi di metri cubi di gas nei primi 9 mesi di quest’anno, dicono le statistiche del ministero per lo Sviluppo economico. La Libia nello stesso periodo contava per il 10% circa, con oltre mezzo miliardo di mc al mese che ora rischiano di restare off-limits per un periodo di tempo indefinito.
A interrompere il flusso di metano nel Greenstream, gasdotto che collega il terminal di Mellitah con Gela, in Sicilia, sono stati gruppi di manifestanti della minoranza berbera, che da settimane stanno prendendo di mira le infrastrutture energetiche della regione, un centinaio di chilometri a ovest di Tripoli. Le proteste che imperversano in tutto il Paese, su cui arrivano notizie spesso frammentarie e scarsamente verificabili, hanno già ridotto l’export di petrolio a meno di 100mila barili al giorno, contro una capacità di 1,3 milioni. Impossibile prevedere gli sviluppi nel prossimo futuro.
«L’Eni nel lungo termine è ottimista e conta su una ripresa della produzione», ha ribadito ieri Marco Alverà, responsabile Midstream della compagnia, a margine di un convegno a Bruxelles. Il manager ha tuttavia ammesso che in Libia la situazione resta «confusa», rifiutandosi di fare previsioni sulla ripresa dell’export.
Per il momento non ci sono gravi allarmi. «Il terminale e Greenstream sono in sicurezza e non vediamo problemi di approvvigionamento per l’Italia», aveva assicurato Scaroni poco dopo il diffondersi della notizia dello stop al gas libico. Gli altri canali di rifornimento stanno in effetti funzionando, conferma anche Snam, che non ha registrato alcune variazioni di flusso, al di là di quelle relative alla Libia. Tutto bene, in particolare, per le forniture russe, che a differenza che nel 2006 e nel 2009 – quando le dispute con Kiev lasciarono l’Europa al freddo – possono oggi transitare anche attraverso un nuovo gasdotto, il North Stream, che aggira l’Ucraina passando sotto il Mar Baltico per approdare in Germania. Regolari anche i flussi dall’Algeria, secondo fornitore dell’Italia, anche se la quota di importazioni da questo Paese si è ridotta dal 30 al 20% nel corso del 2013, probabilmente anche in seguito alla rinegoziazione dei contratti da parte dell’Eni, che si è focalizzata soprattutto sui volumi. Anche gli stoccaggi – benché non pieni al 100% – per ora rassicurano: del resto l’inverno deve ancora arrivare e l’autunno si è rivelato finora molto mite. Ma soprattutto – e in questi casi, solo in questi casi, si tratta di un fatto rassicurante – l’Italia consuma sempre meno gas: nei primi 9 mesi dell’anno Snam ne ha immessi in rete appena 50,3 miliardi di mc, oltre il 12% in meno rispetto allo stesso periodo del già depresso 2012.