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 2013  novembre 13 Mercoledì calendario

“MAI UN SUPER PORCELLUM” RENZI INAUGURA IL TWITTER-SHOW


La prima cosa che si notava, della video-intervista su twitter che ha fatto ieri pomeriggio per un’ora, è che Renzi come più o meno tutte le persone del 2013 fa contemporaneamente sette cose insieme, guarda su un Mac le domande, risponde su una tastiera wireless, legge gli sms... Come i trentenni è abituato a scrivere quasi senza guardare la tastiera. Se taglia davvero il finanziamento pubblico ai partiti, da solo con poche robe se la sa cavare. Se si ripensa alla prima intervista twitter di un politico italiano - a suo modo storica, quella di Mario Monti - ecco, c’è un abisso comunicativo che separa il prima e il dopo. Monti rispondeva fisicamente grazie a Vanessa, una ragazza lei sì giovane (ventenne), col professore che stava accanto e le mani sulla tastiera neanche le metteva. Insomma, Renzi sfoggia un normale multitasking, ma per lo stato di assai avanzata maturazione del nostro ceto politico, è cosa insolita. D’Alema così non te lo immagini, te lo vedi che gli stampano il blocco delle agenzie su fogli A4 e lui inforca gli occhialini da presbite.
La seconda cosa che si notava è la scena: apparentemente casuale, conteneva però delle cose, interessanti o furbe, volute o meno. L’orologio viola della Fiorentina; la tazzina di caffè; un certo civettare con la camicia Oxford, un continuo e anche eccessivo muovere le mani (spesso sul microfono), nella ricerca della massima colloquialità. Nel suo ufficio la terza foto alle spalle risultava quasi tagliata a metà dall’inquadratura: un caso, naturalmente, che fosse quella di Giorgio Napolitano.
E il programma, su cui l’apparato del Pd così tanto amorevolmente lo incalza? Renzi dice alcune cose. A modo suo, e considerando che chi twitta spesso tende a buttarla inutilmente in caciara. Le cose politiche più importanti sono state tre. Sulla legge elettorale, «ne presenterò una assolutamente prima delle primarie, non so se entro il 20 novembre o la settimana successiva». Una legge che lui non chiama più tanto «del sindaco d’Italia» («lo so anch’io che il premier non è un sindaco d’Italia»), ma deve avere tre caratteristiche, «che si sappia chi ha vinto»; poi «chi ha vinto deve governare, non è che ci mettiamo insieme di nuovo, le larghe intese, l’inciucio»; infine «chi governa deve avere cinque anni». È noto che lui inclina verso un doppio turno, con collegi ridisegnati (non piccolissimi), forse un recupero per garantire le minoranze. Ma è proprio l’ipotesi che al Senato non passa. I governisti (insomma: i suoi nemici) sostengono che mandi un messaggio a Alfano e neocentristi vari: scordatevi il proporzionale, se fate la scissione non ci sarà nessun «SuperPorcellum».
Sul governo, Renzi ha ripetuto la frase tranquillizzante «noi lo sosteniamo a prescindere dalla scissione o no nel Pdl», ma deve fare delle cose, «lavoro, riforme istituzionali, abolizione del Senato».... Se le fa, bene, il sennò non è stato pronunciato ma è sottinteso. Lo si capisce soprattutto dal tono finale impaziente, «il governo lavori per l’Italia, e noi daremo una mano». Dove è chiaro che lui è da un’altra parte, e la presenza di Letta come futuro antagonista candidato premier gli è abbondantemente nota.
Renzi ha ridetto la solita battuta sui cinque stelle («se stanno sul tetto - come quello lì del tacchino - a protestare buttano via l’occasione di cambiare l’Italia»), ma era meno acre che in occasioni recenti: «Beppe, ma come non avete fatto niente, siete 160 parlamentari, dateci una mano a cambiare l’Italia». Sa tuttavia che «un dialogo si fa in due»; e gli altri non ci stanno.
Naturalmente tutto questo senza rinunciare a battute e al suo linguaggio coloritissimo («i politici trombati ce li hanno tutti. Sono ovunque. Il problema è avere le idee chiare»; oppure, «ho delle luci in faccia per cui non vedo una mazza»; o ancora, «il rigore su Cuadrado in Fiorentina-Napoli? Certo che c’era»). Risponde anche a domande «idiote», chiare trappole, «no, niente formaggio sugli spaghetti al tonno». Sul sud dice di non cercare l’applauso ma risulta uno dei suoi punti retoricamente meno forti, cui cerca di rimediare con un’idea, «faremo un progetto di bonifica della Terra dei fuochi usando i fondi europei incredibilmente non spesi».
Il punto forte gli arriva dallo scrutinio: stanno arrivano i dati sui primi diecimila voti reali dagli iscritti, è un testa a testa ma ora anche gli uomini di Cuperlo ammettono che alla fine Renzi sarà lievemente avanti anche tra gli iscritti.