Francesco Rigatelli, TuttoScienze, La Stampa 13/11/2013, 13 novembre 2013
I MIEI CODICI SONO A PROVA DI HACKER GRAZIE AI QUANTI
Dopodomani a Berna il fisico e informatico francese Alain Aspect riceverà il Premio Balzan: 66 anni, responsabile di ricerca al «Centre national de la recherche» di Parigi («ma scriva anche professore, perché mi piace insegnare») è un monumento baffuto alla scienza d’Oltralpe e di lui colpisce l’attenzione ai giovani. E non solo perché il Balzan consiste in 610 mila euro, metà dei quali da destinare a progetti con ricercatori esordienti. Ma anche perché lui non si è dimenticato di quando era ragazzo: «Cercavo professori che mi incoraggiassero e ricordo di aver trovato qualcuno, che anche senza capire bene cosa volevo fare, mi ha dato retta e mi ha aiutato nell’unico modo in cui si è davvero utili a un allievo: spronarlo a trovare la sua strada».
Anche in occasione del Balzan - come vedremo - Aspect ha invitato dei giovani ricercatori a proporgli dei progetti su cui investire. E con il resto del premio vuole replicare un’esperienza del ’95. «Lanciai la conferenza europea “Young atom opticians”, in cui chiamai una serie di laureati senza ancora dottorato di ricerca o postdottorato e diedi loro dei fondi, ma non abbastanza, così che imparassero a finanziarsi. Da allora la conferenza si tiene ogni anno. E ora vorrei fare qualcosa di simile sull’informatica quantistica, l’insieme delle tecniche di calcolo che utilizzano i quanti per memorizzare e elaborare i dati».
Su questa misurazione tramite valori discreti (finiti e individuabili) di alcune grandezze a livello microscopico si basa molto del lavoro di Aspect. «L’informatica quantistica è un modo di propagare e processare informazioni basate su processi fisici che avvengono non su transistor o altri vettori tradizionali, ma usando proprio i principi della meccanica quantistica. Per questo si può sognare un computer che abbia una capacità di calcolo che non si complica con l’aumentare dei numeri».
Sogno o realtà? «Finora il computer quantistico è inefficiente, ma con tanta ricerca si capirà se funziona. Di certo va la crittografia quantistica. Fino ad oggi la sicurezza informatica si è basata su algoritmi di crittografia asimmetrica, che fanno affidamento sulla difficoltà di gestire grandi numeri e, dunque, sull’ipotesi che l’avversario sia meno avanzato tecnologicamente o matematicamente. Ma non è più così. Allora la crittografia quantistica permette di inviare prima la chiave e poi il messaggio. Si vede quando la chiave viene aperta e solo quando si è sicuri che sia nelle mani giuste si spedisce il messaggio. Un sistema già adottato da startup svizzere, da alcune banche, dallo Stato elvetico per trasferire i dati delle elezioni e anche dall’esercito americano che ci sta lavorando. Insomma, la crittografia quantistica funziona, i computer non si sa ancora». Ma - domanda - non potrebbe essere scoperta e superata anche questa scrittura in codice? «Significherebbe che a venire superata è la quantistica e per ora non è mai successo. Sarebbe una rivoluzione più grande di quella crittografica».
Altra branca è la simulazione quantistica, cioè quando si immagina una situazione incalcolabile al momento. «Proprio su questo ho accolto i progetti dei miei due più giovani collaboratori, Marc Cheneau e David Clement, che grazie al Balzan potranno comprarsi una macchina fotografica, una lente e un laser speciali per approfondire le misurazioni di solidi e liquidi». Altro campo ancora è il teletrasporto quantistico. «Niente a che fare con Guerre stellari, si tratta del tentativo di misurare un oggetto quantistico. Come si fa? Magia! Bisogna trasportare qualcosa che non si può leggere e si prova a farlo trasmettendo lo stato quantistico dell’oggetto». E il teletrasporto vero e proprio? «Una fantasia; quel che c’è di più vicino è la stampante 3D che materializza un oggetto dal nulla».
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