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 2013  novembre 13 Mercoledì calendario

IL BATTERIO QUASI ALIENO CHE STA SFIDANDO LA NASA


Una nuova e misteriosa specie di batteri è stata scoperta là dove non avrebbe mai dovuto comparire, vale a dire in due camere «super-pulite» utilizzate dalla Nasa per costruire i propri veicoli spaziali.
L’agenzia spaziale americana ha ideato questi speciali ambienti sterilizzati per realizzare tutto ciò che deve essere spedito nelle missioni su altri pianeti in modo da evitare qualsiasi forma di contaminazione terrestre che possa inquinare e ostacolare le ricerche. Si tratta quindi di luoghi estremamente asciutti, puliti con prodotti chimici molto aggressivi e mantenuti in una condizione di pressione dell’aria negativa, così da tenere fuori tutti i potenziali contaminanti. Un supporto ulteriore, inoltre, è fornito da una serie di «bagni» di luce ultravioletta e da rigorosi trattamenti termici in modo da eliminare la presenza di qualsiasi forma di vita. E, tuttavia, tutte queste misure precauzionali sembrano avere fallito, dal momento che gli scienziati della Nasa hanno reso noto di aver scoperto una specie inedita di batterio, che si è rivelata in grado di sopravvivere in questo ambiente estremamente ostile.
I batteri individuati sono a forma di bacca e sono stati chiamati Tersicoccus phoenicis: sono così insoliti da essere stati classificati non come una specie vera e propria, ma come «genere». Questi straordinari e inquietanti «ospiti» sono stati trovati in luoghi lontanissimi tra loro: in Florida, dove è stato assemblato il «Mars Phoenix Lander», ma anche a Kourou, presso la struttura dell’Esa, l’ente spaziale europeo, dislocato nella Guiana Francese. «Questo particolare ospite sopravvive quasi senza alcun nutriente», ha spiegato Parag Vaishampayan, microbiologo della Nasa. «Adesso vogliamo studiarlo meglio - ha aggiunto - perché le sue capacità di adattamento e di sopravvivenza potrebbero permettergli di resistere senza troppi problemi anche a bordo di una navicella spaziale».
Le prime analisi del batterio, che è grande circa un micrometro, sono state pubblicate sulla rivista «International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology».