Massimo De Angelis, Libero 13/11/2013, 13 novembre 2013
IL PORNO COI GUANTI
Il mondo del porno hollywoodiano è in deciso fermento. Non a causa di bollenti pellicole, ma per la recente normativa della California che impone rigidissime misure di sicurezza sui set a luci rosse. La ricca industria dell’hard si ribella. In principio l’oggetto del contendere fu il profilattico, adesso la dura legge richiede l’uso obbligatorio di altri curiosi ammennicoli.
A iniziare da sinuosi guanti di lattice, per passare a una comoda mascherina in plexiglas per proteggere gli occhi e terminare con soffici fazzoletti di cellulosa per le parti intime in caso di rapporti orali. La prossima mossa potrebbe essere quella di imporre sulle scene un’eccitante tuta da palombaro.
Nel mirino degli inflessibili politici americani ci sarebbe ogni sorta di fluido corporale, dalle semplici lacrime ai più intensi liquidi seminali, in quanto possibili portatori di infezioni. Ebbene, secondo gli addetti ai lavori, tali disposizioni provocherebbero un immediato calo del desiderio tra gli artisti e nel voglioso pubblico, nonché un crollo degli incassi per le disperate case di produzione.
Chi noleggia, compra, o comunque guarda film erotici vuole assistere a sequenze di sesso esplicito, senza alcun tipo di censura, divieto o uso di attrezzi contro natura. E così l’agguerrito sindacato degli attori porno è sceso sul piede di guerra, riunendosi in un’assemblea fiume. Ordine del giorno contrastare le ferree regole protezioniste e risultato finale una presa di posizione curiosa, ma molto chiara.
Le due star del momento, vere celebrità nel settore, James Deen e Jessica Drake (praticamente la versione a stelle e strisce di Rocco Siffredi e Cicciolina), hanno deciso di girare un ironico spot per mettere alla berlina le vituperate norme. Ne viene fuori una situazione più da b-movie italiano che da luci rosse d’oltreoceano.
Si vede una troupe abbigliata completamente con camici sterilizzati e attillate mascherine, e gli stralunati protagonisti impegnati in un amplesso,tra mille difficoltà e un tripudio di risate.Tanta plastica e poca carne, molto imbarazzo e zero performance. Preliminari scadenti, baci impossibili e infine uno straccetto per il blow job che per poco non soffoca l’ammosciato stallone.
Mentre vengono proiettate le immagini del surreale filmato, scorrono dei sottotitoli tesi a evidenziare come gli impiegati nell’universo hard siano sottoposti a continui controlli medici. Quindi tali assurde misure renderebbero solo impossibili le realizzazioni di prodotti vigorosi, e soprattutto vendibili agli infoiati spettatori.
A questo proposito sembra già preistoria la crociata intrapresa pochi mesi fa contro l’obbligo del preservativo sul set, imposto da un referendum popolare nella contea di Los Angeles. L’utilizzo del condom serviva come tutela dal rischio di contrarre il virus dell’Aids, ma secondo il celeberrimo John Holmes infilarne uno era come suonare il pianoforte con i guanti.
Due delle maggiori aziende produttrici di porno hanno intentato causa legale contro la penalizzante disposizione. Secondo le Major statunitensi avrebbe addirittura minato la libertà di espressione garantita dal primo emendamento della Costituzione, anche se l’intenzione legislativa era quella di prevenire epidemie infettive.
Come reagiranno ora le potenti società di fronte all’inasprimento normativo? C’è addirittura chi prevede un futuro catastrofico, con chiusura di decine di agenzie e uffici di promoter.
L’unica arma rimasta è la minaccia di abbandonare l’ex liberal California per andare a girare in location più permissive. All’appello risponde il Vecchio Continente, in particolare l’Ungheria, terra di grandi tradizioni sessuali contraria a censura, lattice e plexiglas.