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 2013  novembre 13 Mercoledì calendario

CHI VUOLE UN ORO DI OWENS? COSTA UN MILIONE

Avanti, fatevi sotto: dal 20 novembre sarà possibile acquistare online una delle quattro medaglie d’oro che Jesse Owens conquistò all’Olimpiade di Berlino 1936 sotto gli occhi di Hitler. Basta cercare sul sito della casa d’aste di Laguna Niguel, in California. Certo, la cifra di partenza non è per tutti, un milione di dollari (740.000 euro circa), ma è un’occasione unica. Non si sa quale dei 4 ori di Jesse , visto che dominò 100, 200 lungo e 4x100. Questa medaglia venne donata dal grande Owens all’amico ballerino Bill Robinson per ringraziarlo dell’aiuto a trovare lavoro dopo i Giochi di Berlino. Ora gli eredi di Robinson la mettono all’asta, dicono, per pagare il college ai loro figli e destinarne una parte in beneficenza.
Cos’è una medaglia d’oro o un altro trofeo sportivo?Normalmente ha scarso valore intrinseco, ma rappresenta l’emozione del momento più bello e importante della carriera di un campione. La storia è piena di aneddoti, non sempre edificanti, tante volte rappresentano una caduta nella polvere, talvolta sorprendente. Chi si aspettava ad esempio nel 2006 che Bjorg Borg, fra i più grandi tennisti di sempre, mettesse all’asta i trofei conquistati nelle sue 5 vittorie a Wimbledon? Erano bastati 23 anni dal suo ritiro per seccare tutti i guadagni di una carriera leggendaria? Beh, non sono finiti in mani qualunque, ma in quelle di Andre Agassi che raccolse attorno a sé un consorzio di amici per raccogliere il milione di dollari necessario per averli. Non si sa cosa ne ha fatto, l’idea originaria era quella di farne la base di un museo che ancora stiamo aspettando.
E Agassi non è stato l’unico acquirente famoso. Prendete Maradona, di cui non si sa se sia più leggendario il tocco di palla o la capacità di dissipare fortune. Il «piede sinistro di Dio» cinque anni fa denunciò il furto di circa 600 pezzi del suo museo itinerante fra cui il premio come miglior giocatore dei Mondiali 1986, ma più umiliante fu la messa all’asta dei beni confiscati dal fisco italiano, pochi per la verità. Ma il più «famoso», l’orecchino con diamante, se lo aggiudicò Vincenzo Miccoli, allora al Palermo. Invidia o cuore d’oro?.
Di norma un oggetto caro come un trofeo sportivo viene messo all’asta per beneficenza, come hanno fatto Tommie Smith, oro dei 200 a Messico ‘68 e Anthony Ervin, oro dei 50 stile libero a Sydney 200, che con il suo cimelio nel 2004 raccolse 17.101 dollari da destinare alle vittime dello tsunami. Curiosa la generosità di Vladimir Klitschko che raccolse con la medaglia d’oro dei pesi massimi di Atlanta 1996 un milione di dollari da destinare ai bambini ucraini, dollari pagati da un misterioso benefattore che riconsegnò subito la medaglia al campione. Una partita di giro per farsi pubblicità senza spendere una lira? Ma c’è chi per i suoi trofei è finito in carcere come l’ex campione di football O.J. Simpson, scampato alla prigione per l’omicidio della moglie, ma dietro le sbarre per essersi ripreso con la forza un suo trofeo esposto in una vetrina di Las Vegas. E poi... Attenti alla famiglia: Kobe Bryant ha denunciato mamma perché aveva messo all’asta circa 600 trofei ottenuti durante l’high school. Il problema e che mamma aveva già ricevuto un anticipo di 450 mila dollari dalla casa d’aste. C’è chi invece l’ha messa sul ridere. Come Andre Kjetil Aamodt che un giorno, tornato a casa, ha visto che medaglie olimpiche e mondiali erano sparite: papà le aveva vendute. Parenti serpenti...