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 2013  novembre 13 Mercoledì calendario

ISRA, 23 ANNI IL VOLTO NUOVO DI HAMAS


Non è solo questione di look. È l’inizio di una «rivoluzione rosa» a Gaza. Per la prima volta Hamas ha scelto una donna come propria portavoce: si tratta della giornalista Isra al-Modallal, 23 anni, incaricata di migliorare i rapporti con i media internazionali. «Mi rivolgerò ai media occidentali e israeliani e mi adopererò per cambiare il linguaggio e offrire un quadro diverso della Palestina - ha detto - renderò le questioni più umane e anche se i funzionari palestinesi non comprendono questo linguaggio, io so cosa vuole l’opinione pubblica occidentale». «L’Occidente non comprende il discorso religioso-aggiunge-, quanto piuttosto il discorso umano». Isra parla perfettamente l’inglese per aver vissuto cinque anni nel Regno Unito. Secondo quanto riportato dal quotidiano Asharq AI-Awsat, la portavoce starebbe ora studiando la lingua ebraica per poter seguire i media israeliani: «Sto studiando tutto riguardo ai media israeliani, occidentali e americani... e trascorro molto tempo a leggere e a guardare canali diversi». Al-Modallal ha detto di non aver alcun problema a parlare con i media israeliani, sottolineando però di aver bisogno comunque di un’autorizzazione ufficiale: «Se mi viene data l’autorizzazione io personalmente non ho problemi».
STRATEGIA DI COMUNICAZIONE
Il cambiamento nel dipartimento media del governo di Hamas è iniziato sei mesi fa, quando è stato incaricatb il nuovo capo, Ihab Ghussein. Questi ha iniziato ad assumere giovani, inaugurato un nuovo sito web governativo e l’uso dei social media, aperto a seminari e laboratori. Ghussein ha spiegato di aver scelto Al-Modallal «per essere più aperti all’Occidente», dopo che molte donne hanno inviato il curriculum per l’incarico. «Non seguirò i titoli dei giornali», spiega Isra, madre di una bambina, «piuttosto vorrei che la stampa occidentale si concentrasse sulle questioni umanitarie. Sui prigionieri in Palestina, sui rifugiati, sulle donne». Perché un portavoce solo per la stampa straniera? «Perché - spiega Isra raggiunta telefonicamente da Rainews24 nel suo ufficio a Gaza City - in alcuni Stati, come in America, in Europa, in Australia, certi temi sono sentiti di più». Se Hamas l’ha scelta, è anche perché Isra ha vissuto all’estero e sa quindi parlare a persone di diverse nazionalità. Di certo, la mossa dell’esecutivo di Gaza è quasi rivoluzionaria, visto che lei è la prima donna a ricoprire un ruolo simile. Il compito di Isra è portare all’attenzione della stampa straniera alcuni temi. Ma ci sono anche alcuni «stereotipi negativi» da combattere. Un esempio? «Hamas - spiega la neo portavoce - combatte per i diritti umani dei palestinesi. Difende i nostri bambini, le nostre donne, le nostre persone. Nessuno lo dice. Questo è uno stereotipo negativo, il fatto che non se ne parli». in Unione Europea, Stati Uniti e Australia, l’organizzazione islamista palestinese è classificata come terroristica. Inoltre, Hamas non ri.conosce Israele come Stato. Isra condivide questa idea? La risposta è concisa: «Non sono d’accordo con l’occupazione. Né sui prigionieri». Inoltre, Hamas vieta di parlare ai giornalisti israeliani. Il quotidiano online Ynet scrive che la nuova portavoce per la stampa straniera ha rifiutato loro un’intervista. II perché lo spiega lei stessa: «È la posizione del governo e la rispetto. I media israeliani scrivono molte cose contro di noi. Se accettano le questioni sui diritti umani, se ci trattano come popolo occupato, allora sì, possiamo anche parlarci». La giornalista di Gaza ha cosi subito aperto account sui social network. Su Facebook e su Twitter. Il primo tweet nel nuovo ruolo? La notizia della morte di un prigioniero palestinese in un carcere israeliano. Divorziata, mamma, «convinta femminista». E ora portavoce di Hamas. Isra non vede in questo alcuna contraddizione. Da poche ore gestisce un ufficio stampa composto di soli uomini. Uomini che, a proposito, parlano già benissimo di lei e la giudicano un «vulcano di idee». » I miei impegni di lavoro sono assillanti - racconta Isra - mia figlia è adesso con la nonna». Mentre con l’agenzia stampa palestinese Maan analizza già quella che secondo lei è la nuova realtà: «I media occidentali finalmente si sono accorti che i cronisti israeliani falsificano i fatti, per questo dobbiamo sforzarci ancora di più per far scoprire le loro bugie»