VARIE 12/11/2013, 12 novembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - MOODY’S DICE CHE LE COSE ANDRANNO BENE
MILANO - Una ripresa all’orizzonte, pur con molti interrogativi sulla sua forza e su aspetti dell’economia italiana che restano fragili, dal settore del credito al mercato del lavoro. E’ questo lo scenario che disegnano per il futuro sia Bankitalia che Moody’s, che hanno rilasciato oggi rispettivamente il Rapporto sulla stabilità finanziaria e il Global Macro Outlook.
Bankitalia. Secondo via Nazionale, la ripresa dell’economia italiana è dietro l’angolo anche se i grandi indicatori macro quali produzione industriale, ordini e consumi ancora non la rilevano. Nel documento si afferma che la ripresa si può percepire da "segnali qualitativi del miglioramento del quadro macroeconomico", come l’arresto del calo dell’attività produttiva, il deciso miglioramento dei conti con l’estero e l’attenuazione dei rischi connessi con la crisi del debito. Una spia è data anche dalla discesa dello spread tra Btp e Bund tedeschi, nonché dal ritorno di interesse sui titoli di Stato italiani da parte di investitori esteri.
Le banche. Segnali negativi, invece, sono dati dal credito che continua a flettere per le condizioni restrittive dell’offerta da parte delle banche, ma anche per la domanda debole delle imprese. Queste ultime risentono del protrarsi della recessione e la loro redditività diminuisce: nel primo semestre 2013 quella dei 34 principali gruppi bancari è scesa all’1,2% dall’1,9% dello stesso periodo del 2012. Resta critica la qualità
del credito, tanto che la vigilanza ha avviato delle ispezioni sull’adeguatezza delle rettifiche dei prestiti deteriorati di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Agli istituti di credito italiani, d’altra parte, conviene ancora investire la liquidità in titoli di Stato italiani piuttosto che in finanziamenti: i rendimenti unitari dei prestiti al netto delle rettifiche sono di poco inferiori al 2% mentre quelli sui titoli del debito sovrano italiano rendono nel semestre in corso oltre il 2,5%.
Dal documento si evince anche qual è lo stato dell’arte nel rapporto tra banche italiane e Bce, che ha fornito liquidità a tre anni all’1% con le due aste Ltro a cavallo tra 2011 e 2012. "Alla data del 6 novembre", scrive Banlitalia, "22 delle 112 controparti italiane che si erano aggiudicate queste operazioni avevano restituito 38 miliardi di euro, pari al 15% del totale inizialmente aggiudicato, contro il 39% dell’area euro". Il forte aumento degli acquisti di titoli di Stato da parte delle banche italiane negli ultimi due anni, spiega in definitiva via Nazionale, non è stato la causa della diminuzione dei prestiti all’economia ed è dovuto alla necessità di impiegare i fondi Ltro della Bce in modo da rimborsare le obbligazioni in scadenza.
Le imprese e le famiglie. Le cose non vanno meglio per le aziende, la cui redditività è scesa a un rapporto tra margine operativo lordo e valore aggiunto del 31,3%, il minimo dal 1995. Nel rapporto si segnala come per il 2013 la stime di aziende con almeno 20 addetti che prevede di chiudere l’esercizio in utile è al 55%, invariata sul 2012 ma dieci punti inferiore al periodo pre-crisi. Quanto invece ai nuclei dei privati, "nonostante un calo del reddito disponibile, le condizioni finanziarie delle famiglie indebitate e le misure a favore dei mutuatari aiutano a limitare l’onere del servizio del debito". Stabile quindi la percentuale di "famiglie finanziariamente vulnerabili", che tali devono rimanere anche l’anno prossimo.
Il mercato immobiliare. Per quanto riguarda il mattone, per Bankitalia è un comparto che "continua a essere debole, pur mostrando segni di stabilizzazione". Nel secondo trimestre la discesa dei prezzi delle case è rimasta elevata (-5,9% annuo), ma si è attenuata rispetto al trimestre precedente (-0,6%). Da Palazzo Koch si osserva come il numero delle compravendite si sia arrestato ai livelli di fine 2012 mentre anche nel mercato non residenziale si registra una sostanziale stabilizzazione con uno stop al calo dei prezzi. Le prospettive "restano incerte" anche a causa dell’incertezza "causata dalla revisione, tuttora in corso, della normativa fiscale del settore potrebbe frenare la ripresa dei prezzi e delle contrattazioni nei prossimi mesi".
Moody’s. Dal canto suo, l’agenzia di rating stima che il Pil italiano tornerà ad aumentare nel 2014. Migliorano infatti le previsioni economiche: dopo un calo del Prodotto fra -2 e -1% nel 2013, crescerà nel 2014 con un ritmo compreso tra lo zero e il +1%. Ad agosto, la stima degli analisti era per un risultato compreso tra -0,5% e +0,5%. Secondo l’agenzia, però, la ripresa non si accompagnerà ad una ripartenza del mercato del lavoro: la disoccupazione, infatti, si attesterà tra il 12 e il 13% nel 2014. Si tratta comunque di stime in linea con quelle recentemente diramate dall’Istat, che prevede per il 2013 una flessione del Pil dell’1,8% e per il prossimo anno di una crescita dello 0,7% (con un tasso di disoccupazione al 12,4%). Più ottimista il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che per l’anno prossimo - grazie al dispiegarsi delle misure del governo - prevede un +1,1% dell’economia.
Rischio euro. Moody’s si addentra anche in una considerazione politica, quando sottolinea che l’Eurozona corre un "rischio considerevole" di una "ulteriore escalation della crisi se il sostegno ai programmi di austerità scendesse ancora". Scende poi più nello specifico quando parla di rischi "non trascurabili" che in Italia e Grecia "i partiti anti-euro prendano il potere con un programma di uscita dall’euro". Per l’agenzia di rating "rimane circa una possibilità su tre che, nel medio termine, un Paese abbandoni l’area euro".
(12 novembre 2013)
VERTICE UE AD APRILE
ROMA - Il prossimo vertice Ue sulla disoccupazione giovanile si terrà a Roma "nei primi sei mesi" dell’anno prossimo, secondo fonti diplomatiche probabilmente in aprile. "E’ una prova di fiducia e una grande occasione per l’Italia che dobbiamo sfruttare al massimo", ha commentato il premier Enrico Letta, al termine del secondo summit Ue sulla disoccupazione giovanile che si è tenuto oggi a Parigi.
"E’ una grande occasione - ha spiegato il presidente del Consiglio - perché si è deciso che la prossima conferenza dei capi di Stato e di Governo sul tema dell’occupazione dei giovani sarà ospitata in Italia, a Roma, nella prima parte dell’anno prossimo. E’ un grande gesto di fiducia nei confronti dell’Italia. Dopo la Germania e la Francia, sarà la volta dell’Italia nella prima parte dell’anno prossimo: porteremo proposte, discuteremo con le parti sociali, per noi è una grande occasione".
"Quello della disoccupazione giovanile è l’incubo nazionale ma anche un grande tema europeo" ha proseguito Letta, "credo che dopo la Conferenza di Berlino a luglio e quella di Parigi oggi, l’annuncio della terza conferenza a Roma è il segno che l’Europa ha finalmente messo la lotta alla disoccupazione giovanile al centro delle sue preoccupazioni. E’ una vittoria che consideriamo nostra perché per noi la lotta alla disoccupazione giovanile è davvero il grande tema. Questo livello così alto è l’incubo che ci portiamo dietro da questa crisi" e "ci deve essere una ripresa con occupazione e soprattutto per i giovani".
L’annuncio è stato preceduto da indiscrezioni di fonti diplomatiche che assicuravano la disponibilità del presidente francese Francois Hollande e della cancelliera tedesca Angela Merkel a tenere il prossimo vertice Ue sul lavoro giovanile a Roma.
Al vertice di Parigi, ospitato dal presidente Hollande, hanno partecipato tutti i capi di Stato e di governo dei Paesi membri dell’Unione europea, oltre ai presidente delle istituzioni europee. Il precedente summit sull’occupazione giovanile aveva avuto luogo il 3 luglio a Berlino.
Al termine dei lavori, la cancelliera Angela Merkel ha affermato che "il destino dell’Europa" dipende dalle "prospettive che offriamo ai giovani". "E’ importante", ha aggiunto la Merkel, che i diversi Paesi presentino i loro piani alla Commissione Ue affinché i fondi destinati all’occupazione giovanile siano assegnati.
Il linea con il cancelliere tedesco il presidente della Commissione Ue Manuel Barroso, che ha "invitato gli Stati membri a finalizzare i loro piani di azione" sulla cosiddetta "garanzia giovani", e in particolare ha "auspicato iniziative suscettibili di avere efficacia immediata". La garanzia, che prevede l’impegno a fornire a ciascun giovane una soluzione di introduzione nel mercato del lavoro, "è stata approvata da tutti i nostri Paesi membri".
Il presidente francese Hollande ha invece spiegato come l’odierno vertice europeo
sull’occupazione giovanile abbia tracciato un calendario "delle priorità e delle risorse finanziarie" sui "prossimi due anni" per le iniziative legate alla "garanzia per i giovani". Con tre priorità: "formazione e apprendistato, inserimento nel mondo del lavoro, creazione d’impresa". "Una parte - ha aggiunto Hollande - è già nell’attuale bilancio europeo, un’altra parte sarà fornita dai prossimi".
Per il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, "la principale cura contro la
disoccupazione è la crescita economica, ma non basta. Sono necessarie misure a impatto diretto, soprattutto per i giovani".
LE BORSE
MILANO - Le oscillazioni del mercato valutario, legate alle mosse della Fed e della Bce oltre che alle aspettative sull’andamento dell’economia, dettano la linea al comparto azionario. Così la Borsa di Tokyo vola grazie allo yen debole e tocca il picco più alto da tre settimane, mentre il biglietto verde si rafforza dopo le indicazioni migliori delle aspettative giunte dalle rilevazioni sul mercato del lavoro americano della scorsa settimana. Sul versante obbligazionario, invece, il Tesoro italiano riesce a incassare il dividendo della ritrovata stabilità globale vendendo Bot annuali con i tassi ai minimi storici dall’entrata in vigore della moneta unica.
L’euro chiude sopra 1,34 dollari, mentre il biglietto verde avanza al top da un mese sullo yen. La divisa unica aveva toccato un minimo a 1,3358 dollari sulla scia della scommessa degli investitori, che puntano su un rapido avvio del "tapering" - il ridimensionamento degli stimoli monetari della Federal Reserve attualmente fissati a 85 miliardi al mese - alla luce dei positivi dati macro degli Usa. Sensazione confermata dalle parole del governatore della Fed di Dallas, Richard Fisher, secondo il quale il programma di stimoli all’economia non può andare avanti per sempre. Intanto l’indice della Fed di Chicago sull’attività delle imprese si è attestato a quota +0,14 dai +0,13 punti fatti segnare in agosto. La media mobile degli ultimi tre mesi è così risalita a -0,03 punti dai -0,15 punti di settembre.
La prospettiva del tapering torna a farla da padrona a Wall Street, che alla chiusura dei mercati europei è fiacca con Dow Jones e S&P 500 che cedono lo 0,2%, mentre il Nasdaq lima lo 0,1%. In Europa, i mercati chiudono deboli: Londra cede lo 0,02%, Francoforte lo 0,34%, Parigi lo 0,61% e Milano lo 0,54%. Sul listino di Piazza Affari, l’attenzione del mercato si è concentrata su Intesa Sanpaolo, che è uscita da Generali cedendo il suo pacchetto dell’1,3% della compagnia triestina: ha incassato 348 milioni, di cui 63 di plusvalenza, che uniti ai proventi di una precedente vendita portano il conto del "disimpegno" a un utile di 82 milioni. Tra le popolari si segnala il ritorno all’utile nei nove mesi per Bpm e Banco; pesante Atlantia, che ha accusato il collocamento da parte di Toti dell’11% di Gemina, con cui è in programma la fusione. Bene invece Finmeccanica, che ha chiuso in netto rialzo. Tra le compagnie estere si segnala il ritorno all’utile di Vodafone, che aumenta il programma di investimenti.
Lo spread, la differenza tra il rendimento offerto dai Btp e i Bund decennali, rimane stabile in area 235 punti base, per una cedola del bond italiano al 4,1% sul mercato secondario. Il Tesoro ha venduto tutti i 6,5 miliardi di euro di Bot annuali previsti, con un rendimento in calo allo 0,688% (da 0,999% dell’asta di ottobre). Il precedente minimo storico risale a maggio, a quota 0,703%. In miglioramento anche la domanda, con un rapporto di copertura salito a 1,80 da 1,72 precedente. Un buon viatico, insomma, per l’asta di Btp a tre e trent’anni in agenda per domani. Un incoraggiamento all’Italia è arrivato anche dall’Ocse, il cui superindice sull’economia è arrivato a 100,7 punti a settembre. Per il Belpaese proseguono i segnali positivi, con un risultato di 100,9 punti dai 100,7 di agosto. Previsioni sull’economia tricolore sono arrivate da Moody’s: l’agenzia di rating vede un Pil 2013 fra -2 e -1% (tre mesi fa era fra -2,5% e -1,5%) e fra zero e +1% nel 2014 (era -0,5% e +0,5%). Continua però la crescita della disoccupazione, attesa fra 12 e 13% nel 2014. Di simile tenore le considerazioni di Bankitalia, che parla di ripresa in vista ma ancora di incertezza sulle prospettive.
In mattinata, tornando a Tokyo, l’indice guida Nikkei ha guadagnato il 2,2% e chiuso le contrattazioni a 14.588,68 punti, quotazione migliore dal 23 ottobre e il più ampio guadagno percentuale giornaliero da inizio settembre. Sul fronte macroeconomico si registra il calo dell’inflazione in Italia allo 0,8% annuo a ottobre, mentre in Gran Bretagna rallenta al 2,2% dal 2,7% precedente; in Germania, intanto, la lettura finale dell’indice dei prezzi al consumo segna un +1,2% su base annua e un +0,2% su base mensile, valori che rispecchiano le previsioni. Occhi puntati anche sulla Cina, dove si è concluso il summit di quattro giorni del Comitato centrale del Partito comunista cinese. E’ stata presa la decisione di "approfondire in modo completo le riforme" economiche che Pechino intende affrontare sulla via di una serie di liberalizzazioni, come riporta l’agenzia Xinhua. I leader si sono impegnati a varare riforme fiscali e rurali, allentare i controlli sugli investimenti e lasciare che il mercato giochi un ruolo "decisivo" nell’allocazione delle risorse.
Prosegue infine il trend al ribasso dell’oro: mentre in Europa terminano gli scambi, il contratto a dicembre a New York lima qualcosa e si porta sotto 1.280 dollari l’oncia. Quello del petrolio greggio, sempre a dicembre, oscilla intorno a 95 dollari al barile.
PENSIONI
MILANO - Un sistema pensionistico che, per molti indicatori, mostra una netta spaccatura tra le diverse aree del Paese. E che nel complesso aumenta la sua incidenza sul bilancio dello Stato. E’ la fotografia delle pensioni italiane, per come emerge dall’analisi territoriale pubblicata martedì 12 novembre dall’Istat, e che fa riferimento al 2011. Quindi, premessa essenziale, prima del "Salva Italia" che proprio nel dicembre di quell’anno introdusse la Riforma Fornero.
Dai dati diffusi dall’Istituto di Statistica emerge che nel 2011 la spesa per prestazioni pensionistiche è stata di 265,976 miliardi (+2,9% sul 2010). A livello regionale, l’incidenza sul Prodotto interno lordo (Pil) ha raggiunto il valore massimo in Liguria (21,25%) e il minimo (11,47%) nella provincia autonoma di Bolzano. Sempre alla Liguria, con 6.006 euro, va il primato di valore massimo della spesa pensionistica su abitante. Sul fronte opposto della graduatoria, cioè con il valore minimo di 3.211 euro, si colloca la Campania, che come ricordano gli economisti ha anche una diversa struttura per età della popolazione. Di fatto, si parla comunque della metà.
Se nel Nord Ovest si registra la quota di spesa più elevata (30,1% del totale, contro il 20% medio delle altre zone e il 9% delle Isole), i pensionati del Lazio possono vantare il reddito pensionistico (inteso come somma degli importi percepiti da ciascun beneficiario)
mediamente più elevato (18.885 euro), superiore del 40% a quello dei pensionati della Basilicata (13.486 euro), il più basso tra le regioni italiane. La spaccatura territoriale è fortissima se si pensa al reddito medio mensile: oltre la metà dei pensionati delle Isole (52,7%) percepisce un assegno inferiore ai 1.000 euro, mentre il 20,4% dei pensionati del Nord Ovest beneficia di pensioni con importi superiori ai 2.000 euro.
Questa spaccatura deriva e rispecchia le differenti tipologie di trattamenti erogati: nel Nord Ovest, infatti, le pensioni di vecchiaia assorbono il 59,8% della spesa totale, mentre quelle assistenziali solo il 12,9%. Una situazione inversa si rileva nelle Isole, dove l’incidenza sulla spesa è del 27,4% per le pensioni assistenziali e del 39,6% per quelle di vecchiaia. Quanto infine alla struttura della popolazione, è interessante notare che in Calabria si rileva il valore più elevato del rapporto tra pensionati e occupati: 88,1 pensionati ogni 100 occupati, mentre nel Trentino Alto Adige c’è il rapporto minimo a quota 57,1 su 100.
DISOCCUPAZIONE E PRECARIATO GIOVANILI
Dov’è il futuro? Sempre più spesso, per uscire dalla nebulosa frustrante del domani che non c’è, i ragazzi vanno all’estero. Ragazzi poi non sono più. Tra di loro aumentano anche i ventenni ma in prevalenza hanno fra i trenta ed i quaranta anni. Sono più maschi che femmine. Partono più dal nord che dal sud. Scelgono più l’Europa dell’America. Tutti, a prescindere, fanno un tentativo. Si mettono in gioco con entusiasmo, in qualche caso rabbia, speranza e paura. Viaggiano in cerca di lavoro. Forse, prima ancora, di realizzazione.
Per raccontarli, Repubblica Tv sarà in onda dalle 21 di mercoledì sera con un appuntamento speciale. Un live intitolato "Giovani fuori", cercando di contenere in una formula anche l’eventuale ed auspicabile ebbrezza che spinge gli italiani ad andare. Collegati in video da New York, Barcellona, Berlino e Ginevra, dalla Norvegia o da Avellino e Chieti (dove qualcuno è tornato) ci saranno i nostri talenti, uomini e donne con le loro storie, le idee, i successi e le delusioni da raccontare. Li ascolterà in studio a Roma il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, con il quale i protagonisti della serata dialogheranno insieme ai lettori che vorranno intervenire con commenti o domande. In linea dal Veneto anche il politologo Ilvo Diamanti, il quale solo la scorsa settimana ha scritto della migrazione di giovani italiani ad alto profilo professionale
e scientifico.
Vite e cervelli perduti dal nostro Paese? Per ora sicuramente si fa - si può fare - poco, pochissimo per spingerli a rientrare. E dunque i "giovani adulti" rimangono all’estero, tante volte dopo aver sperimentato l’Erasmus o aver seguito un master. Secondo l’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) i cittadini italiani in tutto il mondo sono 4 milioni e 300 mila, 80 mila registrati solo nel 2012, quando la tendenza è aumentata del 30 per cento. Sull’anno ancora in corso mancano i numeri ma, superato ormai il picco del 40 per cento di disoccupazione giovanile, sarà difficile non registrare anche un aumento di addii. O di arrivederci. Perché per molti questa è l’ambizione professionale e il desiderio personale.
Lo ha spiegato bene Anna Chiara De Luca - 33 anni, biofisica campana, ricercatrice al Cnr di Napoli dove è titolare di start up Airc - nell’intervento al Quirinale davanti a Giorgio Napolitano, durante la Giornata nazionale di ricerca sul cancro: "Finita l’università ed il dottorato a Napoli, decisi di trasferirmi in Scozia, presso l’università St. Andrews. Io, come tanti, per quattro anni sono stata un cervello in fuga. Solo il cervello era in fuga, però. Il cuore è rimasto sempre a casa, in Italia. E l’esperienza scozzese ha rafforzato in me la convinzione che il mondo della ricerca non possa essere immaginato come un circuito chiuso nelle frontiere nazionali, bensì come contesto dimanico e cosmopolita". Il concetto potrebbe valere per qualsiasi mestiere, mente, individuo. O non è questo anche il tempo della generazione W? Come web. E whenever, wherever.
(12 novembre 2013)
CORRIERE.IT
Roma ospiterà un vertice sulla disoccupazione giovanile. Lo hanno stabilito i leader di Germania e Francia, Hollande e Merkel, recependo una proposta del premier italiano Enrico Letta. L’annuncio è stato dato durante il summit in corso in questi giorni a Parigi, dedicato a un fenomeno in preoccupante crescita. In Europa la disoccupazione dei minori di 25 anni ha superato il 23 per cento, pari a 5,6 milioni di giovani.
I DATI - Nella classifica degli Stati maggiormente penalizzati dalla disoccupazione under 25, l’Italia è quarta (con il 40,4%) dietro a Spagna (56,5%), Croazia (52,8%), Cipro (43,9%). Tuttavia, in Italia, a differenza degli altri tre Paesi, il trend a settembre continua a salire. Anche in Grecia la disoccupazione è molto alta, ma l’ultimo dato disponibile è luglio (57,3%). Le meno colpite sono Germania (7,7%) e Austria (8,7%). Secondo gli ultimi dati Eurostat relativi al mese di settembre, in totale in Europa sono 5.584.000 i giovani disoccupati, di cui 3.548.000 nella zona euro.
L’APPELLO DI LETTA - «La disoccupazione dei giovani è il grande incubo che ci portiamo dietro da questa crisi», ha detto Letta lasciando Parigi: «Incubo nazionale ma anche grande tema europeo, quindi credo che questa occasione (il prossimo vertice di Roma, ndr) dobbiamo sfruttarla al massimo, a partire dalle conclusioni di questa conferenza», ha detto Letta, sottolineando che c’è bisogno di dare «un’accelerazione» a «molte decisioni che sono state prese» in materia di disoccupazione giovanile. «Credo che dobbiamo assolutamente cogliere quest’occasione».