Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/11/2013, 12 novembre 2013
PERISCOPIO
Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, ci ha fatto capire. Pensavamo che non ci potesse essere nulla di peggio. Beh, De Magistris è il peggio. Lina Lucci, segretario campano della Cisl. Corsera.
Craxi è alto, incombente, suda molto, tocca e spinge l’interlocutore mentre parla, ama frasi secche, acuminate. Gli piace mangiare con le mani («come gli arabi») e il cibo lo inghiottiva e deglutiva come un boa. Claudio Martelli, Ricordati di vivere. Bompiani.
L’Abruzzo nel quale nacqui nel maggio 1944 era una terra poverissima. I contadini si spostavano con il somaro. All’Aquila, fuori da Porta Napoli, c’era una pietra miliare: «Foggia, km 300». I pastori se li facevano a piedi. Bruno Vespa. Sette.
Brunetta si comporta come se il Pdl fosse all’opposizione. Il Giornale.
A Palazzo Chigi c’è un virus pestilenziale nell’aria che forse ha già irrimediabilmente impregnato arazzi, tappezzerie, tendaggi, stucchi, arredi, quadri e suppellettili, resistente a ogni disinfestazione: negli ambienti scientifici è noto come il Virus dello Scolapasta. Chiunque entri lì dentro ne viene inesorabilmente appestato e inizia a credersi Napoleone, a portare a spasso il proprio monumento, a pontificare col pitale in testa e lo spazzolone in mano, ad autocitarsi, autoincensarsi, autobeatificarsi. Pare che il portatore sano, anzi nano, ad avviare il contagio, sia stato Berlusconi, l’Untore del Signore. Marco Travaglio. Il Fatto.
L’abuso etico, in politica, è doppiamente pericoloso. Se, per esempio, si proclamano roboanti principi etici per richiedere le dimissioni del ministro Cancellieri, rea di aver parlato in modo sin troppo amicale e compiacente con la signora Ligresti dopo la retata che aveva colpito la sua famiglia, perché i supermen dell’etica «senza se e senza ma», non hanno nulla da dire se il presidente in carica della Regione Puglia, Nichi Vendola, viene immortalato al ristorante in allegro convivio con gli amici, compresa il giudice che la giudicherà proclamando l’innocenza dell’imputato Vendola? In questo caso la parola «doverose dimissioni» è rimasta intrappolata nell’interiorità dei Maestri dell’Etica. Pierluigi Battista. Corsera.
Un governo fatto di nemici non potrà far altro che realizzare cattive riforme. Bill Emmot, già direttore di The Economist sul Financial Times.
Hanno detto che l’aumento delle tessere nel Pd ci deve riempire d’orgoglio. Ma quale orgoglio, io mi vergogno. Quando ho votato nel mio circolo, davanti a me, in coda, c’erano due vecchietti. Si erano dimenticati per chi dovevano votare e mi hanno chiesto: «La manda il presidente? Non ci ricordiamo i nomi da votare». Il presidente è colui che si è fatto rimborsare pure il tagliaerbe coi soldi pubblici: Andrea Stara, consigliere regionale e presidente dei circoscrizione del Pd. Si era autosospeso. Adesso è tornato direttamente con le tessere. I vecchietti, avendo scoperto che per votare dovevano pagare, sono usciti dal circolo e si sono fatti dare 30 euro da un tizio. Li ho seguiti. Siamo alla truffa. Stefano Esposito, parlamentare Pd, Torino. Il Fatto.
La Dc? È il passato, e non ritorna. Alfano? Sempre detto che aveva il quid. Renzi? Dovrà dimostrare che ha la stoffa. Quanto a Berlusconi, un futuro politico in senso tradizionale non ce l’ha, ma può ancora influenzare l’opinione pubblica. Pier Ferdinando Casini. la Repubblica.
«Alfano è stato bravissimo. Ha fatto tutto... e senza versare una sola goccia di sangue». Daniela Santanchè. Il Foglio.
Berlusconi, in passato, si è dichiarato d’accordo sulle liste pulite, votò pure a favore della legge Severino, ma adesso che lui è un pregiudicato non vuol proprio saperne di liberare la poltrona. Un voto palese per la sua decadenza? Un successo del Movimento 5 Stelle, che ha fatto della trasparenza una bandiera. Peccato che, giusto un mese prima, il Movimento avesse ammainato questa bandiera chiedendo lo scrutinio segreto per la legge sull’omofobia. Senza dire del Pd, che difendeva a spada tratta la Consulta quando Berlusconi le sparava contro a palle incatenate. Ora, il Pd, se ne fida così poco da alzare un veto contro le richieste del Pdl, che vorrebbe interrogarla sulla costituzionalità della legge Severino. Michele Ainis. Corsera.
Il vero vincitore della globalizzazione dei super ricchi è Londra. È e sarà il luogo in cui i billionaires vanno a vivere, facendo studiare i figli, mentre in Svizzera saranno depositati i quattrini e gestiti gli averi. Un livello di istruzione eccellente, anche se caro, una tassazione relativamente contenuta, un sistema burocratico e giudiziario semplificato e la dimestichezza ad affrontare culture diverse, sono la carta vincente di Londra. La capitale del Regno Unito sembra essersi specializzata: questa è la città per miliardari. Venite, non tradiremo le vostre aspettative. Nicola Porro. Il Giornale.
Renzi attacca. Non fa il catenaccio antiberlusconiano come tutti i politici di sinistra. Fausto Brizzi, regista. Sette.
In Egitto si sta ripetendo la situazione dall’Algeria nel 1981 quando, dopo decenni di sanguinaria dittatura militare, le prime elezioni libere furono vinte, con larga maggioranza, dal Fis (Fronte islamico di salvezza). I generali algerini, con l’appoggio dell’intero Occidente, le annullarono con la motivazione che il Fis avrebbe instaurato una dittatura. In nome di una dittatura del tutto presunta, si ribadiva quella precedente. Ma a Morsi, il deposto premier egiziano che ha governato per un anno senza violare la Costituzione, non può essere nemmeno fatto questo processo alle intenzioni. La sola accusa che gli si può muovere è di essere stato, per inesperienza di governo, inefficiente (se il criterio dovesse essere questo, noi italiani dovremmo allora abbattere, con la violenza, una classe dirigente al potere, non da un anno ma da 30). Ma Morsi non è amico degli americani, è musulmano, forse integralista. E allora: «Ecrasez l’infame!», schiacciate l’infame. Ma gli infami, in Egitto e fuori, sono altri. Massimo Fini. Il fatto.
A Soveria Mannelli c’è il miracolo dell’editore Rubbettino, un pezzo di Svizzera calato nel cuore della Sila nei pressi di Cosenza, unica città storica della Calabria rimasta miracolosamente indenne da terremoti. Marina Valensise, Autunno in Calabria. Minerva Edizioni.
Ho solo voglia di non aver più desideri. Roberto Gervaso. Il Messaggero.